

Risorgimento»13 - sancì 1'eleggibilità dei Consigli municipali. Sebbene gli eventi ne
avessero ritardato l'applicazione, le circostanze diedero al Consiglio decurionale di
Torino l'occasione di farsi interprete dell'istanza del movimento liberale riformatore,
mirata a ottenere dal sovrano la costituzione.
il
significato del ruolo assunto dall' as–
semblea nella memorabile seduta del 5 febbraio
1848
14
non mancò di essere evidenzia–
to dal nobile decurione Pietro di Santa Rosa, portavoce della richiesta formale che
dalla Sala rossa doveva raggiungere il trono: «questa petizione [.. .
J
sarà il fatto più
solenne compìto da questa municipale magistratura dacché esiste; con esso finiremo
gloriosamente, e [...
J
moriremo immortali».
Le conseguenze dell' alto compito assolto dalla massima istituzione cittadina sono
note; la concessione costituzionale portò in piazza Palazzo di Città una folla ricono–
scente e molte furono le manifestazioni di giubilo di quelle promettenti giornate.
il
programma di graduale attuazione dello Statuto fu tuttavia interrotto dalla repentina
apertura delle ostilità contro l'Austria. Raggiunto dagli echi dei fatti d'armi che «per la
santa causa della italiana indipendenza» si compivano «nelle terre lombarde», il decu–
rionato implorò «la benedizione del Dio degli eserciti», decretò un triduo nella chiesa
municipale del Corpus Domini, aderì a una sottoscrizione privata «a benefizio delle
famiglie povere de' soldati provinciali chiamati sotto le armi» e contribuì a organizzare
i soccorsi
I5 .
Tacque invece le proprie emozioni per le alterne fortune della guerra.
Con la ripresa dell' attività governativa seguita all' armistizio del 9 agosto, tra i molti
provvedimenti all 'esame del ministero investito di pieni poteri, ebbe la priorità quello
inteso ad armonizzare col nuovo regime statutario l'amministrazione comunale e pro–
vinciale: il 7 ottobre fu dunque emanato il decreto legislativo che sanciva la nuova
struttura dei municipi e dettava le norme sull'ordinamento elettorale amministrativo
16 •
I cittadini aventi diritto al voto - ovvero i possidenti «maggiori imposti»; i nego–
zianti, gli industriali e gli artigiani con un tenore di vita rappresentato da un determi–
nato valore locativo; i dipendenti statali, i liberi professionisti, gli accademici e gli
ecclesiastici raggruppati nella categoria delle «funzioni o capacità» - furono tosto
chiamati a presentarsi al Palazzo civico, muniti dei documenti comprovanti il possesso
dei titoli richiesti, allo scopo di ottenere l'iscrizione nella lista degli elettori. All'appello
risposero soltanto 2065 individui, vale a dire 1' 1,5 per cento della popolazione, che in
quell'anno ascendeva a
136.849
abitanti. La convocazione dei votanti per l'elezione
del nuovo Consiglio comunale torinese fu fissata al 7 novembre
1848.
Prima della definitiva uscita dalla scena cittadina, il sindaco in carica, Giovanni
Nigra , convocò il 4 novembre il Consiglio decurionale per il definitivo commiato
17 :
«una nuova legge pei comuni, più consona ai tempi attuali scioglie questo consesso
che conta secoli di vita [...
J,
una legge scioglie i nostri vincoli amministrativi, una legge
potente mi terrà a voi legato, quella dell' alta stima che vi professo, della riconoscenza
che vi tributo, e sarò sempre glorioso di avere appartenuto ad una magistratura che in
tutti i tempi, i più difficili, rese segnalati servizi alla popolazione ed al Governo». Gli
ultimi decurioni di Torino abbandonarono la Sala rossa del Palazzo di Città, consape–
voli di avere operato per il bene pubblico cittadino, e passarono il testimone a un
organo collegiale di origine diversa, ma egualmente impegnato nel gravoso dovere di
reggere una delle maggiori istituzioni dello Stato.
Dopo il voto del 7 novembre, l'ufficio elettorale centrale fu impegnato in un com–
plicato lavoro di spoglio e di verifica, allo scopo di procedere alla compilazione della
lista definitiva degli eletti, che fu infine resa pubblica con manifesto del
24
dicembre
18.
IJ
«Il
Risorgimento»,
l O
gennaio
1848,
n.
9.
14
C.
PISCHEDDA
e
R.
ROCCIA
(a cura di),
1848.
Dallo
Statuto
cit., p.
16
e sgg. e nota 8; ASCT,
Ordinati, 1848,
val.
364,
cc.
31-62..
15
C.
PISCHEDDA
e
R.
ROCCIA
(a cura di),
1848
cit., pp.
65-67;
ASCT,
Ordinati,
1848,
val.
364,
cc.
251 -253 ; .
16
Sulla vicenda elettorale amministrativa del
1848,
C.
132
P ISCHEDDA
e
R.
ROCClA
(a cura di),
1848
cit., p.
70
e sgg.
17
Ibidem,
pp.
94 -97;
ASCT,
Ordinati,
1848,
val.
364,
c.
731.
18
ASCT,
Ordinati,
1849,
val.
365,
carta non numerata
in apertura del volume:
Elenco degli ottanta Consiglieri
della Città di Torino eletti a tenore della Legge
7
di ottobre
1848, 24
dicembre
1848.