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Pietà, della Cassa dei Censi e della Compagnia di San Paolo si aggiunsero la Cassa di

Risparmio di Torino, la Cassa di Riserva e la Cassa Depositi e Anticipazioni. Nessuna

era stata immaginata come una banca vera e propria, tanto meno come istituto di

emissione. Le ultime due, soprattutto, avevano trovato nelle anticipazioni garantite, da

titoli di stato e seta in prevalenza, un' opportunità di investimento per le giacenze con–

servate, unitamente al sostegno delle attività interne.

All' aprirsi degli anni quaranta il sistema bancario negli Stati sardi di terraferma era

ancora interamente affidato alle tradizionali entità private: un centinaio di «negozianti

banchieri»12. In questo panorama emergevano quattro vere e proprie banche, due a

Torino, Nigra e Barbaroux, e due a Genova, Parodi e De La Riie. A fianco di loro, in

collaborazione o in concorrenza, operavano varie figure di finanzieri, esponenti della

nobiltà e della borghesia che costituiranno il nucleo centrale della realizzazione del

predominio del regno sardo piemontese nell'età del Risorgimento e dell'Unità italiana.

Non ultimo , fra loro, Camillo Cavour. Pare di cogliere, in questa fase, una sorta di

concorrenza fra finanzieri torinesi e genovesi, divisi in diversi gruppi che operavano in

accordi coinvolgenti personaggi che agivano sulle due piazze. Genova era certamente

determinante per i commerci internazionali, Torino era più vicina ai centri del potere

pubblico e gestiva la parte preponderante della produzione e del commercio della

seta

13 .

Il più noto e studiato esempio di incrocio di interessi fra Torino e Genova lo si

ritrova nei rapporti fra Camillo Cavour e i banchieri De La Riie

l4 •

Si constata, in questo periodo, che il pur lento ma graduale incremento dell' attività

economica a partire dagli anni trenta aveva favorito il formarsi di una quota interes–

sante di risparmio, la quale, per svolgere un ruolo propulsivo a servizio di uno svilup–

po economico più deciso, avrebbe avuto bisogno dell'opportunità di istituzioni credi–

tizie adatte. I progetti che molti avevano presentato, come visto, non erano riusciti a

decollare incontrando, in definitiva, l'opposizione del potere centrale, forse preoccu–

pato di fare sorgere nel Paese delle realtà economiche potenti, che inevitabilmente

avrebbero influito anche sulla gestione politica consolidata. Ma, finalmente, agli inizi

degli anni quaranta si giunse al nuovo.

Era decollata l'iniziativa governativa per l'inizio delle costruzioni ferroviarie e,

soprattutto in Liguria, si progettavano collegamenti dei porti con la frontiera lombar–

da , per usufruire delle buone prospettive di sviluppo del commercio estero, ponendosi

come tramite per i traffici con l'area confinante. Si sarebbero aperte, così, occasioni

per buoni investimenti, almeno a vedere gli esempi dei paesi esteri, soprattutto Inghil–

terra e Francia. In sintesi, torinesi e genovesi si mossero per la costituzione di nuovi

istituti bancari e parve, in una prima fase, che una banca potesse essere costituita con

la p,artecipazione di entrambi, sino a quando si giunse alla rottura dei due gruppi.

E difficile conoscere esattamente i motivi della rottura, ma si può intendere che la

rottura fosse avvenuta nella sede genovese fra i De La Riie e i Ricci, i banchieri di

Cavour, e gli altri banchieri e finanzieri genovesi. Un'interpretazione storica consolida–

ta spiega come l'iniziativa sia rimasta nelle mani dei soli genovesi, sfociando nella

costituzione della Banca di Genova. La data di approvazione della società

è

il 16

marzo 1844 , con le Regie Patenti n. 437; aveva un capitale di 4.000.000 di lire, suddi–

viso in 4.000 azioni da mille lire ciascuna. Uno degli oggetti di dibattito e di scontro fu

proprio riferito alla destinazione delle azioni fra i diversi sottoscrittori, almeno nello

schema di intervento sostenuto da Cavour. Infatti, all' art. 54 dello statuto sociale era

tabilito che i soci promotori e fondatori ne detenessero 1600 e le rimanenti fossero

riservate ai «commercianti» delle province degli Stati sardi, dietro domanda fatta alle

Camere di commercio di Torino, Genova , Chambéry e Nizza.

12

L.

COI

TE,

La

Ballca

J

azionale

cit.. p.25.

I)

G IUSEPPE BRACCO,

Commercio, finanza e politica a

Torino da CtllI/illo Cavollr a Qllintino Sella,

Torino, Cen-

340

tro Studi Piemontesi, 1980.

14

ROSARIO ROMEO,

Cavour e il suo tempo,

Roma-Bari,

Laterza, 1969-84 ,3 voli.