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Gioseppe Laugier, Giacomo Amaud, compagni; 18. Gioseppe Antonio Bellaudi, Michele Amatis,

associati; 19. Gerolamo Masino; 20. Gioseppe Amedeo Marengo; 21. Gioseppe Maurino; 22_Fran–

cesco Millo; 23. Guglielmo Maggia; 24 . Francesco Peyrone; 25 . Antonio Pignata; 26. Domenico

Piny; 27 . Giovanni Andrea Ruffino; 28. Gioseppe Filippo Monier, Gioseppe Moris e compagni,

associati; 29. Gioseppe Ricaud , Giovanni Stefano Marino, associati; 30. Claudio Rignon , Francesco

Rignon , associati; 31. Giovanni Battista Regis; 32 . Martino Davico compagno; 33. Sebastiano Ricatti;

34. Paulo Spitalier; 35 . Gaspare Antonio Vergnano e compagnia; 36. Conte Meynardi; 37. Luigi

Gras; 38. Giacomo Antonio Bonafos

4

È

importante osservare che proprio l'appartenenza alla stessa categoria di «ban–

chieri» e «negozianti», che nei documenti ottocenteschi continuava e si affinava con

«negozianti da seta», testimonia come il mondo, per così dire, della banca torinese

traesse la sua origine soprattutto dalla seta e dalle sue esigenze di finanziamento, dal

credito di esercizio allo smobilizzo delle cambiali, che numerose lo contraddistinsero.

Senza dimenticare, in ogni caso, che nel corso del Seicento e del Settecento operarono

a Torino e in Piemonte altri banchieri , di tipo diverso , i quali erano specializzati

soprattutto per il credito al Sovrano e allo Stato, senza disdegnare il credito fenerati–

zio, di predominio ebraiceY.

I primi quindici anni della Restaurazione, con la rigida politica protezionistica

imposta nel regno sardo piemontese, non furono certamente favorevoli allo sviluppo

delle attività finanziarie, costrette entro limiti ristretti dalla diminuzione delle transa–

zioni commerciali ed in assenza di un deciso sviluppo manifatturiero. Con Carlo

Alberto, fra gli anni trenta e quaranta dell 'Ottocento, la politica commerciale fu prati–

camente mutata, attraverso il passaggio a una fase di orientamento liberista, la quale

non mancò di manifestare effetti benefici in tutte le piazze del Regn0

6 .

Nuove tariffe doganali, trattati commerciali basati sul principio di reciprocità, eli–

minazione della proibizione di esportazione della seta greggia, minori vincoli burocra–

tici , posero le premesse per un impulso alle attività produttive e commerciali che com–

portarono necessariamente una correlata spinta allo sviluppo del settore creditizio e

bancario.

È

in questo periodo che, pur permanendo una sostanziale continuità con le

pratiche del secolo precedente, si ritrovano i segnali di un nuovo che premeva.

Se nel Settecento i pur numerosi ma piccoli banchieri torinesi si dedicavano ad

accontentare le locali esigenze di credito e di sconto, l'annessione della Liguria e,

soprattutto, di Genova aveva in parte modificato le condizioni operative. Genova,

infatti, portava i segni e l'esperienza di una lunga consuetudine di operazioni finanzia–

rie , che nei secoli precedenti l'aveva posta in un ruolo determinante all'interno degli

stessi mercati europei

7 •

I problemi che si ponevano, quindi, alle autorità sardo-pie–

montesi, per sostenere le necessità finanziarie e monetarie dei loro operatori, erano

certamente più complessi del passato. Innanzitutto, occorreva mettere ordine nel siste–

ma monetario e, subito dopo, in quello del credito. Infatti, per la circolazione delle

monete e per il loro utilizzo, anche nelle pratiche contabili, si assisteva a un insieme di

consuetudini che coinvolgevano antiche tradizioni liguri e sabaude, legate, queste, alla

lira piemontese da 20 soldi di 12 denari, innovazioni decimali francesi e l'uso di mone–

te straniere, le quali conservavano il corso legale ed erano utilizzate comunemente

come circolante. Per giungere a un effettivo riordino si dovette procedere a tutta una

serie di provvedimenti specifici, che si succedettero sino alla vigilia dell'unificazione

nazionale, scontrandosi con la vischiosità delle abitudini consolidate

8 .

4

ARCII IVIO DI TATO DI TORIO, SR.

Finanze. l "

arch..

Commercio, Malllfatture e fabbricazioni.

m.

1.

n.

23.

«

egozianti e artisti della presente città di Torino», 1742.

Il

documento

è

integralmente pubblicato in

L.

PICCO.

Il

Settecento

cit.. pp. 11 7- 11 8.

, E R1CO STU

lPO.

Finanza e Stato moderno nel Pie–

/IIonte del Seicento.

Roma. Istituto storico italiano per

l'età moderna e contemporanea. 1979.

6

ROSARIO ROMEO.

Gli scambi degli stati Sardi con

338

l'estero nelle voci più importanti della bilancia com–

merciale

(18 18- 1859), Torino, Centro Studi Piemontesi,

1975.

ì

G IUSEPPE FELLO

l,

Gli investimenti finanziari geno–

vesi in Europa tra

il

Seicento e lo Restaurazione,

Milano,

A. Giuffré. 197 1.

8

G IUSEPPE FELLON I,

Monete e zecche negli stati

sabaudi dal

1816

01 1860,

in

«Archivio Economico deli'U–

nificazione Italiana», serie I, fase.

II,

Torino, 1956.