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Nell'elenco possono apparire alcune discrepanze, derivanti più che altro dallo sfasa–

mento delle date, dal momento che la sottoscrizione delle azioni attraversò i due anni

1844 e 1845, essendo nel 1845 l'inizio effettivo delle attività della Banca di Genova.

I legami con Torino furono subito molto stretti e garantiti attraverso una conven–

zione con i Barbaroux, approvata dal Consiglio di reggenza della Banca di Genova il

30 maggio 1845. La banca poteva emettere biglietti al portatore, pagabili a vista e in

contanti, e Barbaroux a Torino era autorizzato al cambio dei biglietti godendo di una

provvigione dell'l per cento. Altre clausole erano previste, come l'obbligo reciproco

di tutte le cambiali e assegni. La seta di Torino rappresentava uno dei maggiori affari

per l'impiego dei capitali della Banca di Genova, anche se con andamenti stagionali,

legati al ciclo dell'allevamento dei bachi e della lavorazione della seta.

Non pare azzardato constatare che banchieri genovesi e banchieri torinesi avessero

collaborato in stretta unione, con l'esclusione del gruppo che comprendeva Camillo

Cavour, i De La

Ri.ie

e i loro alleati più stretti, anche se alcuni di questi ultimi erano fra i

sottoscrittori. Gli esclusi non rimasero inattivi, infatti, a Torino proseguirono i tentativi

per concludere a loro volta la costituzione di una banca nella forma di società anonima.

TI promotore era ancora il Cavour, il quale riuscì a coinvolgere, nel 1847, i banchieri

Nigra, Barbaroux, Casana, Vicino, Bolmida, Salmour, Mestrezat, Long, Defernex,

Ricci e De La

Ri.ie,

sul progetto di quella che sarebbe stata la Banca di Torino.

La nuova banca doveva ottenere il riconoscimento governativo e le difficoltà non

furono di poco conto, ammantate soprattutto di aspetti formali statutari, ma derivanti

dalla incerta valutazione sugli effetti che la nuova impresa avrebbe avuto sull' anda–

mento economico, finanziario e monetario. Si poteva sostenere che era sufficiente la

Banca di Genova, considerando l'ammontare complessivo delle necessità del sistema

economico, e si temevano i rischi dell'immissione di una nuova massa monetaria, con i

biglietti messi in circolazione dalla Banca di Torino . Comunque nel 1847 la Banca di

Torino fu approvata, nonostante l'opposizione dei genovesi. L'apertura delle attività

della nuova banca fu ritardata , dedicando molto tempo alla soluzione dei problemi

organizzativi e alla predisposizione delle strutture, anche in considerazione del difficile

momento per le tensioni che si erano determinate nel sistema monetario e commercia–

le, sia nello Stato che nel resto d 'Europa. Vi era stata una crisi generalizzata negli anni

precedenti ed il 1848 stava vivendo la sua epopea politica. Furono anni di guerra per

lo Stato sardo piemontese, con tutte le immediate conseguenze sulla finanza pubblica

e la difficile gestione delle risorse monetarie indispensabili per reggere lo sforzo belli–

co. La sconfitta del 1849 avrebbe ulteriormente deteriorato la situazione.

Nell 'autunno del 1848 le Finanze fecero pesantemente ricorso al debito e la Banca

di Genova fu chiamata a un prestito oneroso di ben 20 milioni di lire, che obbligò alla

dichiarazione del corso forzoso dei biglietti emessi e in circolazione. Le condizioni

della Banca erano delicate, essa aveva già fatto largo uso di facilitazioni governative,

gestendo molte operazioni statali di raccolta di fondi , attraverso prestiti pubblici e si

trovava in difficoltà nel fare fronte alle necessità delle attività commerciali private, per

mancanza di liquidità.

Il ritardo nell'avvio della piena attività della Banca di Torino fu certamente giustifi–

cato dalle condizioni economiche del momento, ma il comportamento dei suoi ammi–

nistratori ebbe in parte l'aspetto di un 'operazione particolare, volta al recupero dell'e–

sclusione del 1844-45 dall'iniziativa genovese. Le cronache danno conto di un'intensa

attività di incontri personali e scambi di opinioni fra i responsabili delle due banche

per giungere a una fusione. Gli affari sono affari e tutte e due le parti erano favorevoli

alla fusione , ma agivano per garantirsi le migliori condizioni nell' operazione. Senza

dimenticare gli interessi, ad esempio, dei Barbaroux, per il loro contratto e il torna–

conto relativi.

Il 14 dicembre 1849 fu emanato il decreto di approvazione della fusione nella

nuova banca che assunse la dizione di Banca Nazionale negli Stati Sardi. Il modo con

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