

le cui similitudini con quello concesso da Ferdinando II a Napoli ponevano seri dubbi
sull'irreversibilità del cambiamento costituzionalel
2
per sottolineare invece, in paralle–
lo con quanto stava avvenendo nell'isola, le manifestazioni a favore della libertà reli–
giosa e le sommosse contro la presenza dei gesuiti in città.
Sarà la guerra, come si diceva, e la guerra soltanto a cambiare i termini della que–
stione e ad avvicinare sensibilmente la società politica isolana al Piemonte. E il segnale
fu dato da un rinnovato interesse verso gli abitanti di Torino, di cui ora si lodavano le
innumerevoli prove di patriottismo a fronte dell'imminente scoppio delle ostilità
13 •
Un
atteggiamento di sostegno certo interessato - si ricordi che le ostilità impossibilitavano
Ferdinando II a muover guerra alla Sicilia nel bel mezzo di una guerra italiana contro
l'Austria - che divenne ancor più convinto a far data dal mese di maggio, quando gli
avvenimenti napoletani (la repressione della rivolta di strada del giorno 15 e la susse–
guente decisione di Ferdinando II di ritirare il proprio contingente dalle operazioni
militari in Alta Italia) convinsero la Sicilia della necessità di una stretta intesa con
Carlo Alberto l4 . La decisione del parlamento di Palermo di concedere la corona di
Sicilia al figlio secondogenito di quest'ultimo
15
va collocata in un quadro siffatto e per
questo motivo la corrispondenza della missione inviata in Piemonte per l'offerta della
Corona costituisce una preziosa fonte per ricostruire l'immagine ormai largamente
mutata di Torino nel discorso politico di parte siciliana. Scrivendo a Emerico Amari e
a Casimiro Pisani, due degli inviati
in
missione, il ministro degli Esteri siciliano, già sul
finire di luglio, provvedeva a delineare il nuovo quadro politico e diplomatico:
mi gode l'animo nel sentire come e con quanta gioia siasi accolta in Genova e in Torino la nuova
della elezione del Re dei Siciliani [. ..] Spero altresì intendere come il Re di Sardegna, or che ai lega–
mi di amicizia e di reciprocanza si aggiungono quelli del sangue, si penetrasse viemaggiormente
della posizione attuale di questo regno, e con l'influenza propria cooperasse al sostegno dei nostri
sacri diritti
16.
Gli faceva eco la deputazione con parole che non lasciavano più dubbio alcuno:
La Sicilia certamente non può stare senza alleati, e poiché di tutta l'Italia
il
solo che possa esserci
utile sia il Piemonte, vedete se sieno in disposizione di venire a' fatti per un'alleanza
17 .
Questa intesa, che avrebbe dovuto tenere impegnata l'Austria e molto rallentare i
sempre prevedibili preparativi di guerra di Ferdinando II andò tuttavia presto sepolta
sotto i colpi della sconfitta militare, che avrebbe indotto il secondogenito di Carlo
Alberto a rifiutare l'offerta
18.
Per il governo di Sicilia era una grave notizia, che lasciava presagire come l'isola
dovesse vedersela ormai da sola nei riguardi del ritorno
in
forze del Borbone. Per que-
12
Così, al «Cittadino», che ricordava (n. 27, 19 feb–
braio 1848, p. 108) che «il Piemonte ha dato già la costi–
tuzione [...] ecco awerarsi quanto noi abbiam detto, che
tutti i popoli guardando la Sicilia come ad uno specchio si
sarebbero appropriati quel tanto che
ai
loro bisogni con–
venisse» , si opponeva «L'Apostolato» (n. 10, 17 febbraio
1848, p. 39), che sottolineava come «non sono queste isti–
tuzioni certamente il termine cui mirano i cittadini d'Italia
per esser liberi, e mettere una guarentigia allo esercizio
dei di loro dritti».
IJ
«A Torino 1200 giovani si armarono ed equipaggia–
rono a proprie spese, e sotto il nome di cacciatori italiani
formarono un battaglione pronto a mettersi in campo al
prinlOpericolo». Si veda «L'Amico del popolo», n. 21 , 16
marzo 1848, p. 84.
14
Si veda a tal proposito la corrispondenza dalla zona
di guerra pubblicato nel «Cittadino», dove nel n. 108 del
29 maggio si plaude alla fusione tra la Lombardia e il Pie–
monte (p. 108: «Questa fusione già s'è inaugurata felice-
448
mente, e già l'Alta Italia è costituita sotto del vincitore
Carlo Alberto») e dove nel n. 118 del 9 giugno la corri –
spondenza di un certo dottor Cattania termina al grido di
<<Viva Carlo Alberto principe costituzionale dell'Alta Ita –
lia».
15
Per una ricostru zione degli avvenimenti , ancora
utile VITTORIO
ClAN,
La candidatura di Ferdinando di
Savoia al trono di Sicilia,
1848, Roma, Direzione della
Nuova Antologia, 1915.
16
Riprodotto in
Sicilia e Piemonte nel
1848-49.
Corri–
spondenza diplomatica del governo del Regno di Sicilia del
1848-49 con la missione inviata in Piemonte per l'offerta
della Corol1a al duca di Genova,
a cura del Regio Archivio
di Stato di Palermo, Roma, Vittoriano, 1940, p. 18.
17
[vi,
lettera da Torino del 28 luglio 1848, p. 22.
IS
P arlando del Piemonte, Emerico Amari avrebbe
d 'altronde seccamente concluso che «la incredibile sua
disfatta l'ha tanto prostrato che non ha il coraggio di
accettare una Corona».
Ivi,
p. 51.