

sto motivo, nei mesi immediatamente successivi, nel proprio tentativo di mantenere
comunque alta la febbre patriottica, la Sicilia molto si impegnò perché a Torino pre–
valessero le correnti radicali favorevoli a una pronta ripresa delle ostilità: e la stampa
periodica diede puntuale conto di questa strategia, tornando a lodare in maniera con–
vinta il popolo di Torino il quale, assai più dei suoi governanti, avrebbe preteso di
tener fermo sulla politica di rinnovamento politico-civile e in ragione di ciò si sarebbe
appunto detto disponibile alla guerra all'Austria.
È
una linea di condotta, quest'ulti–
ma, ben documentata, tra gli altri, dall'«Unione italiana», un foglio stampato a Cata–
nia, la quale dapprima ricordava il ruolo decisivo della Guardia nazionale e del popo–
lo di Torino nella scoperta di una congiura gesuitica
l9 ,
per poi passare a porre in rilie–
vo i motivi di tensione tra la cittadinanza e il governo, di cui un resoconto di mezzo
dicembre appariva in sospeso tra la descrizione del vero e la rappresentazione dell'au–
spicato:
In Torino continua vivissima la opposizione contro
il
Ministero; continue dimostrazioni han luogo,
si grida abbasso ai ministri, e si vuole guerra, guerra all'Austriaco; la maggioranza della Camera dei
deputati è col ministero, ma la minoranza,
il
partito di opposizione, ha con sé
il
voto del popol
0
20.
Di
lì
a qualche giorno, la salita al potere di Gioberti: che non significò affatto, come
auspicato nell'isola, una ripresa del conflitto, bensì la proposta di una costituente
federale, che molto avrebbe sacrificato la Sicilia, perché l'abate non faceva mistero di
volerne combattere il municipalismo (giudicato secessionista) che tanto nuoceva alle
prospettive dell'unità nazionale. E parve chiudere, con l'anno dei miracoli, anche un
1848 sino ad allora molto all'insegna dell'agitazione rivoluzionaria di popolo.
19
li
giornale catanese riferiva ai lettori: "Oggi Torino
fu commossa dalla scoperta fatta dalla zelante nostra
guardia nazionale di un nido di gesuiti [..
.J
Si procedette
ad una perquisizione domiciliare [...] una carta [...] fu
riconosciuta essere una lettera diretta ai gesuiti di Sarde–
gna in cui si impreca contro Genova, città degna di essere
incendiata, si parla dell 'attuale ministero in senso di
disprezzo e d'ira e si accarezza il desiderio e la speranza
di impiccare una ventina di deputati [...] la Guardia
nazionale
L..]
verso sera ebbe a sedare una folla di popo–
lo che tumultuava attorno quel nido imprecando ai suoi
eterni nemici». «L'Unione italiana», a. I, n. 2, 4 agosto
1848, pp. 107-108.
20
Ivi,
n. 41 , 13 dicembre 1848, p. 164.
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