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Si diceva di loro che ingannassero gli stranieri, ma Aguilar non ci credeva, lui non

era mai stato truffato , e poi «la buona giustizia» che regnava nella capitale non lo

avrebbe permesso

l

.

Queste notizie possono essere confrontate con quelle fornite da un geografo di pas–

saggio a Torino qualche tempo prima: «Città non molto grande, ma bella, fortificata e

molto popolata»2. Un altro viaggiatore, il famoso scrittore Leandro Fernandez de

Moratin, ci racconta i suoi piaceri italiani e le impressioni su Torino. Partì da Alessan–

dria per andare nella capitale del Piemonte il

22

aprile, probabilmente del 1796, e

dopo qualche problema con una carrozza impantanata nel fango, arrivò finalmente a

destinazione. Non lesinò gli elogi: «La pianta della città è una delle più belle d'Euro–

pa, e forse la prima in assoluto per le sue strade diritte, lunghe e larghe, tutte con edi–

fici regolari ed eleganti». I palazzi più essenziali gli sembrarono i migliori (bisogna

considerare che si tratta dell'opinione di un neoclassico). Descrisse le piazze, i palazzi,

le chiese, ma anche «la dissolutezza nei costumi, che aumenta senza sosta». Rimase

colpito dalle biblioteche: quella dell'Università possedeva ormai 60.000 volumi, mano–

scritti e documenti di grande valore, ne descrisse qualcuno. Fu presente ad alcune

cerimonie accademiche che gli sembrarono «insopportabilmente gotiche». L'arsenale

era «uno dei migliori che abbia mai visto», mentre «il Teatro Regio di Torino è stato

un modello per altri teatri in tante città». Descrisse l'edificio del Teatro, rimandando

anche a quanto scritto da Joseph-Jérome de Lalande nel suo

Viaggio in Italia,

e si sof–

fermò in particolare sulle possibilità che l'impianto offriva allo sviluppo degli spettaco–

li. Visto che si trattava di un drammaturgo, ci sarebbe piaciuto conoscere la sua opi–

nione sulle rappresentazioni, ma a questo proposito leggiamo:

In occasione della mia visita non c'erano spettacoli d'opera; la musica di Marte aveva fatto tacere le

timide museo Oh, è ormai tempo che torni la dolce pace e che finisca questo furore! Tornino con lei

le arti, le grazie e i piaceri, e asciughino le lacrime di tante disgraziate nazioni! 3.

La guerra di cui si lamentava Moratin era la prima campagna di Bonaparte in Italia.

Molti autori che viaggiarono per la penisola in quegli anni, o anche immediatamente

dopo, parlarono di questioni artistiche e temi politici, ma per quanto riguarda le città

del regno di Sardegna furono più attratti da Genova che da Torino. Il protagonismo

torinese comincerà nel 1848. Vediamone gli aspetti più significativi.

«El Siglo», giornale progressista di Madrid, informava a fine gennaio: «Oltre al

giornale che già esiste a Torino, "La Concordia", si annuncia la pubblicazione di un

nuovo foglio, "L'Opinione", il quale porta il motto:

Nazione, Monarchia, Progresso,

Legalità»4.

A Torino regnava un incredibile entusiasmo per Carlo Alberto. «Il com–

mercio di Genova, come quello di Torino, vive un momento di grande auge». Tutti

appoggiavano i preparativi di guerra: cannoni, munizioni, chiamata alle armi delle

nuove leve. Si temeva per la salute del Re, ma le apprensioni adesso erano scomparse.

«Gli studenti di Torino hanno deciso di vestire a lutto durante due settimane in

memoria degli studenti di Pavia»5.

Le notizie su quella che «El Siglo» chiamava la Costituzione di Carlo Alberto, e

cioè lo Statuto, cominciarono a circolare in città il 17 febbraio. Quel giorno venne

comunicato che il re aveva promesso lo Statuto, il quale si sarebbe ispirato a quello

l

Si veda

Viaje de Francia, lnglaterra e Italia,

II, pp.

119- 150

(pubblicato da ALBERTO C IL NOVALES in «Bol–

lettino del C lRVI.», anno

V,

fase.

II,

luglio-dicembre

1984,

pp.

305-316).

2

Si veda N ICOLLÉ DE LA CROIX,

Geografia moderna.

Tradotta e aggio rnata con una

Geografia nueva de Espaiia

a cura di J OSÉ JORDAN

Y

F RAGO, Madrid, Ibarra,

1779,

VI,

pp.

54-55 .

Questo autore descrive

il

P alazzo Reale, le chie–

se e i conventi, la cappella della Sindone e la Cittadella.

) Si ved a LEt\NDRO

F.

DE MORATiN,

Viaje en Italia.

466

Introduzione di José Dova!. Barcelona, Laertes,

1988,

pp.

187-197.

Questo libro rimase inedito fino al

1867 ,

data in

cui fu incluso nelle

Obras P6stumas.

Si veda BELÉN T EIE–

RINt\,

El Manuscrito del " Viaje a Italia» de Leandro

Fernandez de Moratin: BNM ms. 5890,

in

Coloquio Inter–

nacional sobre Leandro Fernandez de Moratin ,

Bologna,

27 -29

ottobre

1978,

Abano Terme, Piovan Editore,

1980,

pp.

229-248.

4

«El Siglo», n.

8, 21

gennaio

1848.

5

«El Siglo», n.

22, 26

gennaio

1848.