

francese. La misura era attesa, «date le circostanze e lo storico gesto del comune di
Torino, che
il
giorno 5 era stato convocato per decidere l'opportunità di inviare a S.M.
una delegazione a chiedere l'istituzione della Guardia civica». Nel corso della seduta
era intervenuto
il
conte Pietro Derossi di Santa Rosa per dire che dopo gli avvenimen–
ti di Napoli ciò che bisognava chiedere era una Costituzione rappresentativa, che con–
templasse pure l'istituzione di una Guardia civica. Tale mozione venne approvata con
36 voti a favore e
12
contr0
6 •
«El Siglo» riporta una cronaca della «Gazzetta Piemontese» del giorno
8:
Alle tre e mezza viene affisso nelle strade il decreto della Costituzione, e l'entusiasmo prende a
diffondersi nella capitale alla velocità di un lampo. Alle sei tutta Torino era illuminata. Il popolo si
riversa nelle strade con otto o diecimila bandiere, cantando inni ispirati all'amore per la patria e
esprimendo gratitudine al magnanimo re, il quale, apprezzando la prudenza e i desideri del suo
popolo, lo innalza di colpo a grandi vette politiche di cui è degno per la sua generosità e per il livello
di civiltà raggiunto.
È
dunque evidente da questa cronaca come fossero i punti salienti degli stereotipi
già fissati in sede politica e diffusi dall'organo ufficiale del governo piemontese a cir–
colare fuori dei confini dello stato sabaudo. Un' altra notizia riportata da «El Siglo»
proveniva da «Il Costituzionale» e si riferiva ai «buoni istinti del popolo»:
La folla che aveva manifestato davanti ai balconi del Nunzio e ambasciatore delle Due Sicilie, passa–
va in seguito davanti alle carceri quando si levò una voce tra di loro che diceva: «Fratelli, mentre noi
siamo pieni di gioia, là dentro c'è chi piange; la nostra allegria non lenirà il loro dolore, silenzio...
silenzio adesso!». E alle grida di allegria seguì dunque il silenzio più profondo.
«E così
è
trascorsa questa giornata, la più felice mai vissuta da Torino», perché,
come scriveva «La Concordia», si festeggiava una vittoria che altrove era costata molto
sangue e che, grazie alla saggezza del monarca, non sarebbe stata accompagnata da
alcun ricordo triste
7 •
Il re appariva molto ligio all'antico cerimoniale. Non aveva voluto ricevere i sindaci
e decurioni di Torino che volevano ringraziarlo; aveva accettato invece di ricevere una
delegazione del Comune in quanto tale. Non vi furono festeggiamenti speciali per lo
Statuto, al di fuori della distribuzione di aiuti ai poveri. «La Città di Torino ha donato
un terreno per costruire
il
palazzo della Camera legislativa e ha deliberato una cifra per
l'esecuzione di un imponente monumento a Carlo Alberto, che dovrà essere collocato
in quel palazzo»8. I torinesi attendevano anche
il
decreto di amnistia promesso dal ·re
9 .
«Il giorno
28
erano giunte a Torino le ultime novità provenienti da Parigi, accolte
con grande clamore, ma non fu disturbato l'ordine pubblico»lO. Eppure anche a Tori–
no si svolsero manifestazioni pubbliche: «Si sono organizzati gruppi che chiedono a
viva voce in piazza sia le dimissioni di alcuni funzionari del vecchio regime che servo–
no
il
governo costituzionale con sospettabile zelo, sia l'espulsione dei gesuiti». «La
Concordia» consigliava
il
re di eseguire questi procedimenti al più presto, e di orga–
nizzare subito una Guardia civica armata, senza la quale non si sapeva cosa sarebbe
potuto succedere . I gesuiti erano già stati cacciati a furor di popolo a Genova e a
Cagliari
ll .
Torino non poteva essere un'eccezione. La decisione fu infatti ufficiale e
popolare:
Il governo del Piemonte, dichiarando di non poter più proteggere i Padri Gesuiti ha deciso di chiu–
dere le loro sedi. La Gazzetta ufficiale di Torino del giorno 4 scriveva: «L'altro ieri i padri della
Compagnia di Gesù hanno cominciato ad abbandonare le loro case e a lasciare la città, a seguito di
6
"El Siglo», n. 41,17 febbraio 1848.
7
«El Siglo» , n. 44, 20 febbraio 1848.
8
«El Siglo», n. 45,22 febbraio 1848.
9
«El Siglo», n. 46, 23 febbraio 1848.
lO
«El Siglo», n. 60, lO marzo 1848.
11
«El Siglo» , n. 63 , 14 marzo 1848.
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