

Come conseguenza delle dimissioni di Gioberti alcuni consistenti gruppi hanno organizzato nelle
strade di Torino manifestazioni di appoggio al ministro e di critica all'Assemblea che ne aveva pro–
vocato la caduta. Si trattava di gente appartenente ai Club vicini a Gioberti,
il
suo tradizionale ser–
batoio elettorale.
Un deputato, Lorenzo Ranco, rivolse invece ai torinesi un appello in cui parlava di
Gioberti come di un uomo pentito delle sue idee originarie, e che quindi aveva cerca–
to di spingere il paese verso una via pericolosa: «Disgraziato
il
paese che dipende dal
nome di un uomo»16.
L'agitazione continuava. La seduta della Camera dei deputati del giorno
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si aprì
in mezzo a una grande confusione:
Fuori dal Palazzo, in piazza e davanti alle chiese, urla la folla schierata con Gioberti. I deputati sono
più numerosi del solito e hanno l'aspetto grave di chi ha compreso l'importanza degli awenimenti
in corso, consapevoli di essere dalla parte della ragione e del diritto.
Uno di loro, Longoni, accusò l'ex-presidente di aver cercato legittimazione nella
turba irresponsabile. Il suo discorso fu accolto da una profonda commozione e
l'atmo–
sfera non cambiò dopo altri interventi di segno contrario. Rattazzi, nel pieno della sua
autorevolezza, annunciò un proclama del re. Gli amici di Gioberti redassero in fretta e
furia una richiesta al monarca per far tornare Gioberti al governo; ma
il
re rispose in
modo costituzionale
17 •
Lo storico Mariano Pérez Luzaro raccontò a sua volta che l'entusiasmo era enorme
in occasione della prima seduta dell'Assemblea Nazionale a Torino, presieduta dal
principe di Carignano. Gioberti venne eletto presidente della Camera dei deputati
18 .
Aggiunge poi:
A Torino, come a Genova e in tutto
il
Piemonte, si fanno ingenti sforzi per formare un esercito che,
in rappresentanza di una nazione armata, sia in grado di rinverdire le antiche glorie cacciando gli
austriaci dalle belle campagne lombarde
19 .
Agli spagnoli tutto appariva pronto a Torino e in Piemonte per affrontare il futuro.
Un viaggiatore del
1860-61,
Pedro Antonio de Alarcon, rimase incantato dalla bellez–
za delle piazze e strade di Torino, e raccontò come la città «celebri con grandissimo
entusiasmo i veloci progressi dell'Unità d'Italia, e allo stesso tempo, pianga perché sa
che la capitale del nuovo regno andrà a Firenze, a Napoli o a Roma, e Torino dovrà
restare semplice capitale di provincia»20.
Probabilmente questo sentimento faceva parte anche della sua grandezza.
16
«El Siglo» , n. 151,4 marzo 1849.
17
"El Siglo», n. 152,6 marzo 1849.
18
MARIANO PÉREZ LUZAR6,
Historia de la revolucion
de Italia de
1848
y
1849, Madrid, Libreria Castillo, 1851.
Traduzione dallo spagnolo di
J
aime Riera Rehen
19
Ibidem,
p. 403 .
20
Si veda P EDRO ANTONIO DE ALARC6N,
De Madrid a
Nripoles,
in
Obras Completas,
Madrid, Fax, 1943, 1198-
1493,
p.
1273 .
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