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Come conseguenza delle dimissioni di Gioberti alcuni consistenti gruppi hanno organizzato nelle

strade di Torino manifestazioni di appoggio al ministro e di critica all'Assemblea che ne aveva pro–

vocato la caduta. Si trattava di gente appartenente ai Club vicini a Gioberti,

il

suo tradizionale ser–

batoio elettorale.

Un deputato, Lorenzo Ranco, rivolse invece ai torinesi un appello in cui parlava di

Gioberti come di un uomo pentito delle sue idee originarie, e che quindi aveva cerca–

to di spingere il paese verso una via pericolosa: «Disgraziato

il

paese che dipende dal

nome di un uomo»16.

L'agitazione continuava. La seduta della Camera dei deputati del giorno

23

si aprì

in mezzo a una grande confusione:

Fuori dal Palazzo, in piazza e davanti alle chiese, urla la folla schierata con Gioberti. I deputati sono

più numerosi del solito e hanno l'aspetto grave di chi ha compreso l'importanza degli awenimenti

in corso, consapevoli di essere dalla parte della ragione e del diritto.

Uno di loro, Longoni, accusò l'ex-presidente di aver cercato legittimazione nella

turba irresponsabile. Il suo discorso fu accolto da una profonda commozione e

l'atmo–

sfera non cambiò dopo altri interventi di segno contrario. Rattazzi, nel pieno della sua

autorevolezza, annunciò un proclama del re. Gli amici di Gioberti redassero in fretta e

furia una richiesta al monarca per far tornare Gioberti al governo; ma

il

re rispose in

modo costituzionale

17 •

Lo storico Mariano Pérez Luzaro raccontò a sua volta che l'entusiasmo era enorme

in occasione della prima seduta dell'Assemblea Nazionale a Torino, presieduta dal

principe di Carignano. Gioberti venne eletto presidente della Camera dei deputati

18 .

Aggiunge poi:

A Torino, come a Genova e in tutto

il

Piemonte, si fanno ingenti sforzi per formare un esercito che,

in rappresentanza di una nazione armata, sia in grado di rinverdire le antiche glorie cacciando gli

austriaci dalle belle campagne lombarde

19 .

Agli spagnoli tutto appariva pronto a Torino e in Piemonte per affrontare il futuro.

Un viaggiatore del

1860-61,

Pedro Antonio de Alarcon, rimase incantato dalla bellez–

za delle piazze e strade di Torino, e raccontò come la città «celebri con grandissimo

entusiasmo i veloci progressi dell'Unità d'Italia, e allo stesso tempo, pianga perché sa

che la capitale del nuovo regno andrà a Firenze, a Napoli o a Roma, e Torino dovrà

restare semplice capitale di provincia»20.

Probabilmente questo sentimento faceva parte anche della sua grandezza.

16

«El Siglo» , n. 151,4 marzo 1849.

17

"El Siglo», n. 152,6 marzo 1849.

18

MARIANO PÉREZ LUZAR6,

Historia de la revolucion

de Italia de

1848

y

1849, Madrid, Libreria Castillo, 1851.

Traduzione dallo spagnolo di

J

aime Riera Rehen

19

Ibidem,

p. 403 .

20

Si veda P EDRO ANTONIO DE ALARC6N,

De Madrid a

Nripoles,

in

Obras Completas,

Madrid, Fax, 1943, 1198-

1493,

p.

1273 .

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