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novembre 1842 che «horror-struck Mazzini was made at once the hero and the vic–

tim»22. Nonostante la dimensione complessivamente modesta di questa vicenda, tutta–

via lo scontro tra Mazzini e Baldacconi ebbe l'effetto di confermare l'opinione già pre–

valente a Londra, di Torino quale centro della reazione, oltre all'importanza della

«questione italiana» nella visione progressista dei radicali inglesi. Ecco l'immagine

degli stati italiani, fra cui anche il regno sardo, secondo

J

ane Carlyle, dopo la «perse–

cuzione» di Mazzini:

Mrs. Butler has had another visit from Mazzini, who has so turned her head with his passionate

pleadings for Italy that nothing would serve her but to take his bust [. .. ]

to

his mother [a Genova].

You are not aware perhaps that it is

death

for any one in Italy to have a book of Mazzini's or a pic–

ture of him in their possession. Mrs. Butler would not have been

executed

perhaps [. .. ] but she

might easily have been detained and had her papers taken and other disagreeable hinderances

23 .

L'altra vicenda si svolse nel 1844, quando il deputato radicale Thomas Duncombe

accusò il ministro per gli affari Interni del governo conservatore Peel,

J

ames Graham,

di avere aperto le sue lettere private e anche quelle di qualche straniero rifugiato a

Londra, Mazzini compreso. Terminava la sua accusa con: «I believe that this has been

done at the instigation of foreign powers»24, fra i quali il Piemonte. L'intervento a

favore di Mazzini della intellettualità progressista di Londra fu questa volta ancora più

forte e determinato. Il ministro Graham fu umiliato alla Camera, dopo petizioni a

sostegno di Mazzini inviate da lord Russell - capo dell' opposizione alla Camera - da

Charles Dickens e da Robert Browning 25. Ma il colmo della pubblicità per Mazzini fu

la famosa lettera al «Times» da parte di Thomas Carlyle il 18 giugno 1844, che non

faceva menzione di Torino o del governo sabaudo. Carlyle accusava piuttosto, quali

governi stranieri colpevoli, quelli del «the extraneous Austrian Emperor and the mise–

rable old Pope»26. Tuttavia la non menzione del governo sabaudo nella sua denuncia

non va interpretata come un improvviso mutamento di opinione su Torino. Anzi, lo

scandalo creato dalla condotta di Graham provocò fra il ceto colto di Londra un

importante dibattito sulla natura complessiva del governo Peel, che finì con una ricon–

ferma della fiducia nelliberalismo classico inglese. Tutta la vicenda si ritorse dunque

contro i conservatori e contro il ministro Graham. Secondo le parole di

J

ane Carlyle,

«have you been reading the debates on the Mazzini question - good heavens what a

dirty

animaI that Sir

J.

Graham is! He does thing which a street sweeper would not

stoop to! »27 Pure Thomas Duncombe, dopo un anno di agitazioni, concluse che «the

real villains are the staff of the French embassy in London» che eccitava la paura di

Graham contro Mazzini 28.

La conclusione che se ne può trarre

è

che, con questi due scandali, aggiunti all'es–

sersi i liberali moderati subalpini concentrati più sulla questione italiana che sull'im–

magine di Torino e del Piemonte, al momento dell' esplosione liberale quarantottesca

nella capitale e nel regno sabaudo, a formare un' opinione britannica non c'erano solo

i rapporti noti a pochi di Abercromby, ma c'erano stati anche aspetti che avevano

coinvolto pure i deputati della Camera. Nell'aprile 1848, con lo Statuto e le libertà già

concessi in Piemonte e a guerra contro l'Austria iniziata, lord Brougham, il capo dei

deputati filo-radicali e amico di Mill e Carlyle, ricordava alla Camera la distruzione

della repubblica di San Giorgio da parte di casa Savoia e parlava della partecipazione

di Carlo Alberto al Trocadero. Soprattutto, ricordava la repressione della rivolta del

22

Jane Welsh Carlyle a Jeannie Welsh, 16 novembre

1842, in

The collected Letters

cit., voI. XV, p. 187.

2J

Jane Welsh Carlyle a Thomas Carlyle, 13 settembre

1844 , ibid. ,

voI. XVIII, p. 204.

24

Hansard Parliamentary Debates,

Third Series, voI.

LXXVVI (27 giugno 1844-5 settembre 1844) , seduta 18

luglio 1844, pp. 1014-1015.

25

Sulla vicenda si veda ancora D.

MACK

SMITH,

Maz-

zini

cit., p. 42.

26

Thomas Carlyle al «Times», 18 giugno 1844, in

The

collected Letters

cit., voI. XVIII, p. 73.

27

Jane Welsh Carlyle a Jeannie Welsh, 5 aprile 1845,

ibid.,

voI. XIX, p. 50.

28

Hansard Parliamentary Debates,

Third Series, voI.

LXXX (1 maggio 1845-3 giugno 1845), seduta 7 maggio

1845, p. 238.

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