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ventuno e concludeva dichiarando l'invasione della Lombardia non una guerra di libe–

razione, ma l'aggressione di un potere reazionario a un potere innocente e non aggres–

sivo, una guerra dinastica di conquista. I veri eroi del momento erano, secondo Brou–

gham, gli indipendentisti genovesi e i patrioti milanesi che rifiutavano una alleanza

con Torino:

Their movements have already affected his nerves [' ..

J.

It was his fears, awakened by these sturdy

republicans, that drove him to all the concessions he has yet made. With that habitual falsehood

which is his second nature, he has taken credit for those things which were wrung from his terrors.

Step after step he quailed before the Genoese, he yielded to their demands. And now [... ] he pays

court to that handful of republicans [a Milano] [... ] by attacking their Austrian adversaries in Lom–

bardy29.

Questa volta,

il

«radical Lord» parlava non come portavoce di un'opposizione

esclusa dall 'esercizio del potere, ma come ministro del nuovo governo della sinistra, e

nel momento in cui l'influenza dell'intellettualità radicale metropolitana sul governo

era fortissima. L'immagine di Torino già prevalente negli anni quaranta era fatta pro–

pria ora dal ceto colto radicale, giunto al potere, anche per la propensione di esso per

città storicamente repubblicane come Genova. Il risultato, cioè l'ostilità al governo di

Torino , non cambiava. L'immagine della capitale sabauda quale centro della reazione

accreditata da Brougham continuava dunque, mutati i governi di qua e di là della

Manica, a resistere secondo le coordinate già elaborate negli anni quaranta. Per modi–

ficarla occorreranno le grandi riforme di Cavour.

29

Ibid. ,

voI. XCVIII (7 aprile 1848-26 maggio 1848),

seduta 11 aprile 1848, pp. 142-143.

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