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«Piemonte» era responsabile in modo decisivo non solo delle successive guerre risor–

gimentali, ma anche delle loro premesse e cioè dello stesso dominio austriaco in Italia

settentrionale, con tutto

il

potenziale di conflitto che vi era connesso.

Ma com'era visto dai contemporanei, vale a dire negli anni attorno al

1848,

il

rap–

porto tra Torino, Piemonte e Austria?

Nei quotidiani e nelle riviste austriache, soprattutto in quelli dell' anno stesso della

rivoluzione, si nota chiaramente la tendenza di vedere in «Torino» e nel «Piemonte» il

principale avversario dell'Austria. Nello «sleale re di Sardegna» Carlo Alberto, ad

esempio,

il

quotidiano «Der Volksfreund» (di tendenza piuttosto conservatrice) indi–

viduava la causa della lotta nazionale. Il quotidiano, nato esso stesso dalle agitazioni di

marzo, aggrediva con enfasi

il

governo di Vienna che avrebbe ignorato gli ammoni–

menti del vecchio feldmaresciallo Radetzky. Questi avrebbe saputo che «la congiura

italiana [.. .] aveva il proprio capo sul trono di Torino», eppure «i signori viennesi della

cancelleria, e sopra tutto Metternich, dovevano saper bene che da Torino non prove–

niva alcuna minaccia. Come poteva derivare un pericolo da questa parte, dal momento

che la corte del Re era imparentata così strettamente, e l'affascinante Re continuava ad

assicurare la propria sincera amicizia?»22

Nell'estate del

1848,

quando la guerra tra Piemonte-Sardegna e Austria era già

scoppiata, questo punto di vista s'irrigidì ulteriormente. «Carlo Alberto ora costituisce

l'unico fermo materiale a tutto

il

movimento italiano. Fin dal principio della battaglia

presente, l'intero futuro dipende dalla sua dinastia», si legge ad esempio nell'«Allge–

meine osterreichische Zeitung», un foglio che fin dall'inizio aveva mostrato simpatia

per il movimento d'indipendenza italiano. Pertanto l'esercito di Carlo Alberto avreb–

be dovuto essere sconfitto anche sul campo di battaglia. Infatti, «se l'Austria riesce a

sottomettere i sardi, da questa parte non [avrà] da temere più alcun pericolo»23 .

Naturalmente, le prese di posizione e i resoconti sull'«Italia» rivoluzionaria e sul

fomentatore di questa rivoluzione, Carlo Alberto, non erano assolutamente unanimi.

L'intera monarchia era stata troppo sconvolta al suo interno dalla rivoluzione a Vienna

e dalle rivolte delle altre etnie; e troppo si fronteggiavano pure al centro le più diverse

concezioni. C'erano, infatti, anche fogli radicali e rivoluzionari che, soprattutto all'ini–

zio, approvavano l'anelito alla libertà «degli italiani», addirittura lo sostenevano e pro–

vavano simpatia anche per

il

«Piemonte», cioè per «Torino» e per «Carlo Alberto». Il

«Politischer Studentencourier» espresse ripetutamente la propria protesta «contro

l'imposizione dell'ignobile lotta dell'oscurità contro la luce, dell'assolutismo contro la

libertà». «Se un'intera nazione combatte per la propria libertà», vi leggiamo nell'estate

del

1848,

«le baionette non possono nulla»24.

I resoconti ufficiali austriaci, come ad esempio quelli della «Wiener Zeitung»,

dell'«6sterreichischer Beobachter» o anche quelli della «Presse», fondato proprio nel

1848,

seguivano comprensibilmente un'altra linea d'interpretazione: quella dei diritti

legittimi dell'Austria sul dominio in Italia settentrionale. Il patrimonio ideale del

movimento di unificazione «italiano» fu spesso commentato e deriso con osservazioni

pungenti, il Piemonte e Carlo Alberto venivano considerati i veri e propri sobillatori

della rivolta 25 .

22

Der Volksfreund

(Wien), 27 marzo 1848. Le relazio–

ni di parentela tra le casate dei Savoia e degli Habsburg- .

Lothringen erano effettivamente notevoli: l'imperatore

d'Austria Ferdinando

I

era sposato con Maria Anna, una

figlia di Vittorio Emanuele

I,

il quale a sua volta aveva

sposato Maria Theresia von Osterreich-Este. Carlo Alber–

to, il principe ereditario «rivoluzionario» e re era sposato

con Maria Therese di Toscana, nipote di Pietro Leopoldo

e bisnipote dell'imperatrice Maria Teresa. La sorella di

Carlo Alberto, Maria Elisabetta, era la sposa dell'arciduca

Rainer, uno dei fratelli minori dell'imperatore Francesco

e viceré del lombardo veneto. La loro figlia Maria Adelai-

de (Adelheid) era la moglie del futuro primo re d'«Italia»

Vittorio Emanuele II.

Ai

livelli «più alti» si trattava dun–

que effettivamente di vincoli familiari molto stretti e mol–

teplici.

2J

«A llgemeine os terreichische Zeitung», 1 luglio

1848.

24

«Politischer Studentencourier», 31 luglio 1848.

25

Sulla problematica generale della stampa austriaca

si veda la dissertazione (superata) di ELFRIEDE HOFER,

Die Einigungsbestrebungen Italiens in der Wiener Presse

in den Jahren

1848/49, Wien , 1940, dissertazione filoso–

fica.

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