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paese, non ci si può meravigliare se esso presenta delle peculiarità che nessun altro paese può condi–

videre con lui nella stessa misura

36 .

Re Carlo Alberto inizialmente si era unito all'imperatore austriaco con la «fedeltà

più grata», dal momento che in ultima analisi doveva la sua ascesa al trono all'inter–

vento di questi, con il medesimo impeto con il quale si era avvicinato negli ultimi anni

«alla causa rivoluzionaria», ragion per cui la sua posizione era diventata difficile

37 .

Egli

avrebbe dovuto scegliere tra due sistemi diametralmente opposti, i princìpi conserva–

tori che aveva seguito fino allora, oppure quelli rivoluzionari, in altre parole «les com–

plices de la destruction», che avrebbero potuto costargli il trono. In questa situazione,

Metternich vide che il re aveva due possibilità, decidere per «l'anarchie civile», oppu–

re per «la guerre politique». Con ragione Metternich temeva che Carlo Alberto sce–

gliesse la seconda 38 .

Quanto si siano scontrati i principi della politica di gabinetto tradizionale con quel–

li della diplomazia nazionale moderna negli anni trenta e quaranta, è evidente nella

corrispondenza diplomatica ufficiale. Mentre si realizzavano progetti matrimoniali

comuni (il matrimonio tra Maria Adelaide e Vittorio Emanuele si celebrò nel 1842), ci

si combatteva per argomenti d'importanza secondaria che vertevano su dogane e con–

fini; infatti il problema centrale del passaggio a una nuova forma (tendenzialmente

democratica) di stato nazionale non era stato ancora risolto.

Lo sguardo della politica contemporanea «austriaca» su Torino e sul Piemonte (raf–

figurato simbolicamente nelle persone di Metternich e di Carlo Alberto) era quello di

un uomo anziano che sa che le «sue leggi», le «vecchie leggi» vedranno presto la pro–

pria fine e che scorge avvicinarsi i tempi «nuovi», «rivoluzionari».

In modo toccante, concludendo, possiamo proporre l'immagine dell'incontro tra

Metternich e Carlo Alberto, avvenuto nel 1838 a Pavia, di cui l'anziano cancelliere di

Stato lasciò testimonianza nei suoi documenti postumi. Carlo Alberto, e il cancelliere

di Stato ne prese atto con compiacimento, si sarebbe informato con ansia se l'impera–

tore ed egli stesso erano soddisfatti di lui (<<ètes-vous content de moi?»), se aveva esau–

dito le attese riposte in lui, per poi assicurare con parole accalorate la sua vicinanza

alla casa imperiale austriaca. Infine, però Carlo Alberto avrebbe raccontato dell' atmo–

sfera antiaustriaca diffusa in Piemonte a cui si sentiva permanentemente esposto

(<<c'est le vent qui vient de la France, qui alimente cette tendance»). Carlo Alberto per–

ciò avrebbe pregato di far pervenire notizie e corrispondenza importante direttamente

alla corte torinese tramite una persona di fiducia, e dunque di non affidare le lettere

alla posta dove avrebbero potuto essere aperte o cadere nelle mani sbagliate. Dal

canto suo Metternich, vecchio uomo «d'onore», lo rifiutò:

<<.Te

connais l'esprit piemon–

tais, je sais combien il est difficile à manier. Vis-à-vis de lui, la seuI marche utile est une

marche ouverte de la part de ceux qui n'ont rien à cacher, ni de ce qu'ils veulent, ni de

la direction qu 'ils suivent.» Infine Metternich stabilì che «il Re aveva premura di con–

fermare la mia opinione: io però le tenni fede e gli atti della cancelleria segreta di corte

e di stato offrono la prova che le sono rimasto fedele»39.

36 H AUS. H o F-UND STAATSA RCHI V W IEN,

Gesandt –

schaftsarchiv Turin, fase. 81, Vortrag Metternich an den

Kaiser, l giugno 1846.

37

Ibidem.

484

Traduzione dal tedesco di Paola Lopane

38

Ibidem,

Geheime Depesche Metternich an Buoi, 29

maggio 1846.

39

Aus Metternichs nachgelassenen Papieren,

voI.

IV,

pp. 258-25 9.