

ze dei viaggi di formazione - già comunque poco frequenti - divennero ancora più rari
nella prima metà del diciannovesimo secolo. In un 'epoca in cui la decadenza era vista
come un momento di edificazione estetica, Torino non poteva né offrire rovine, né
venire incontro alla
Sehnsucht
romantica per il primordiale in un paesaggio intatto.
Nell'autunno 1829, nel lasciare Torino dopo un soggiorno di tre giorni, il teologo di
Jena Karl August von Hase scrisse con un senso di liberazione: «Sono veramente con–
tento, perché la nostalgia di Roma diventa sempre più forte»6.
Anche la situazione geografica potrebbe essere uno dei motivi per cui Torino fu tra–
scurata: la maggior parte dei tedeschi arrivava a Verona attraverso il Brennero o a
Venezia passando per l'Austria, per poi risolutamente continuare in direzione di Roma
o di Napoli. Se prendevano la via attraverso la Svizzera - cosa che succedeva raramen–
te - si fermavano allago di Como e a Milano per proseguire per Genova
7 •
Torino si
trovava alla periferia di un'Italia che culturalmente era vista come unitaria, ma che
politicamente era solo un «concetto geografico», come la definì Metternich. In quanto
residenza dei Savoia, Torino era considerata città più francese che italiana. Von Hase
apprezzò di Torino «tutto ciò che ogni città signorile francese possiede»8, mentre il
liberale August Ludwig von Rochau in Italia nel 1850-51 visse il viaggio nella carrozza
rapida da Genova a Torino come passaggio dalla cultura italiana a quella francese: «La
forma e l'arredamento della carrozza espresso, il conduttore grasso e dall'aspetto mili–
taresco, il postiglione in uniforme blu, tutto ciò non era più italiano, quanto piuttosto
conforme alle abitudini di viaggio francesi [. .. ] Al di quà di Genova l'Italia finisce pro–
prio»9. A Torino ciò che gli piacque dell'arredamento dei caffè era la loro «eleganza
francese» JO. Che i torinesi stessi non si sentissero italiani lo testimoniavano secondo lo
storico e diplomatico svevo Friedrich K611e non solo i problemi di incomprensione
linguistica dei popoli uniti nel regno di Sardegna: i piemontesi non erano affatto italia–
ni, a suo giudizio, in quanto: «A Torino si sente spesso: "Vado in Italia"»ll.
Dalle testimonianze della prima metà del diciannovesimo secolo una conclusione
che si traeva era che, nonostante il riconoscimento delle prestazioni nell'amministra–
zione, nelle finanze e nell'organizzazione dell'esercito 12, in considerazione della forte
influenza dei gesuiti nel settore spirituale, del severissimo controllo della vita pubblica,
del rigido centralismo dello stato piemontese e dell'aristocratica organizzazione milita–
re , «un certo dispotismo si aggirava dappertutto e in diverse forme»
13 ,
come aveva
scritto il
Conversations-Lexikon der Gegenwart
pubblicato a Lipsia. Re Carlo Alberto
era considerato come esageratamente pio e come sovrano assoluto e antiliberale, e i
gesuiti come «carcerieri dello spirito»14 a causa del loro rigido controllo sull'educazio–
ne. Solo nelle qualità dell'esercito piemontese, che venivano all'epoca frequentemente
citate e che davano quindi adito a paragoni con l'esercito prussiano
l5 ,
il moderato
K611e vedeva il motivo per cui Balbo nelle sue
Speranze d'Italia
«cercava il nucleo di
una futura cristallizazzione italiana a Torino»16. La politica estera piemontese appariva
ai tedeschi opportunistica ed espansionistica senza ambizioni veramente nazionali.
Lo storico berlinese ed esperto in cose italiane, Friedrich von Raumer, espresse nel
suo libro sull'ltalia
l7
una critica simile, ma attribuendo agli sviluppi positivi dell'inizio
del governo di Carlo Alberto un valore decisamente più alto: secondo lui i piemontesi
6
KARL VO H ASE,
Erinnerungen an l talien in Briefen
an die kunftige Geliebte,
Potsdam, Breitkopf e H iirtel,
1890,
p.
70.
7
L UDWIG SCHUDT,
ltalienreisen im
17.
und 18.
Jahrhundert,
Vienna/Monaco, Schroll,
1959,
p .
152.
8
K.
V.
H ASE,
Erinnerungen
cit., p. 69.
9
A(UGUST) L (UDWlG) V(ON) ROCHAU,
l talienisches
Wanderbuch. 1850- 185 1,
Lipsia, Avenarius e Mendel–
sohn,
1852, 2
voll.; val. II, p.
239.
IO
lbid.,
p. 235.
Il
F RIEDRlCH KOLLE,
In Sachen des italienischen
Volkes,
in «Monatsblatter zur E rgiinzung der Allgemei–
nen Zeitung», maggio
1845,
pp .
193-200;
p.
194.
486
12
Sardinien,
in
Conversations-Lexikon der Gegenwart,
Lipsia, Brockhaus,
1839,
voI. II, p.
1091;
F . KOLLE,
ltalie–
nisches Volk
cit., p.
194.
I3
Conversations-Lexikon
cit., p .
1092.
Si veda anche
F. KOLLE,
ltalienisches Volk
cit., p.
195 .
14
Conversations-Lexikon
cit., p .
109 l.
15
Das Heerwesen l taliens,
Supplemento all'«Allge–
meine Zeitung», n.
82, 22.3 .1848,
pp.
1309-11.
16
F . KOLLE,
ltalienisches Volk
cit., p .
195.
17
Su Torino e sul regno di Sardegna si veda l'ampio
capitolo in FRlEDRlCH VON RAUMER,
l talien. Beitriige zur
Kenntnis dieses Landes,
Lipsia, Brockhaus,
1840, 2
voll,
val.
I,
pp.
278-375.