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scrissero: «Difenderemo la causa dell'indipendenza italiana, combatteremo a morte il

dispotismo austriaco in Italia, come in Germania e in Polonia. Tendiamo fraternemen–

te la mano al popolo italiano»30. Il giudizio della guerra piemontese contro l'Austria

dipendeva da simpatie o antipatie - derivate da principi politici - della pubblicistica

tedesca nei confronti della questione italiana, nonché dal fatto che l'ambizione nazio–

nale italiana rientrava nella discussione tedesca intorno al progetto di una grande o

piccola Germania. Questo era lo sfondo su cui la Germania percepiva Torino.

Nel dibattito torinese sulla creazione di un regno dell'Italia del nord, gli osservatori

tedeschi credevano di riconoscere la vecchia mentalità regionalistica italiana, laddove

molti torinesi temevano in prima linea un trasferimento della capitale a Milan0 3l . Le

riserve a Torino contro un'annessione della Lombardia al Piemonte rivelavano, secon–

do l'«Allgemeine Zeitung», il «vecchio campanilismo che si sperava fosse ormai supe–

rato in Italia», così come il disaccordo tra gli stati italiani nei confronti della forma

dello stato da formare appariva come «vecchia gelosia locale» e quindi incapacità del–

l'Italia di diventare indipendente 32 . La mancanza di coscienza nazionale - come riferiva

l'«Allgemeine Zeitung» - spiegava infine anche il disinteresse di gran parte della stam–

pa e del pubblico torinese per il Congresso nazionale animato da Gioberti, che nell' au–

tunno

1848

riunì a Torino i rappresentanti di tutti gli Stati italiani con lo scopo di crea–

re una Costituente federale 33 . Le discordanze di opinione al Congresso dimostravano

«in modo impressionante la separazione tra Sardegna e Italia centrale»34. Il maggior

interesse dei giornali fiorentini e romani allo svolgimento del Congresso - sempre

secondo l'«Allgemeine Zeitung» - si spiegava con la situazione globale italiana.

Mentre nel

1848-49

le esigenze democratico-repubblicane a Roma e Firenze ebbero

per breve tempo il sopravvento, un sollevamento rivoluzionario a Torino era conside–

rato impossibile da parte degli osservatori tedeschi e certo non a causa della mancanza

di coscienza politica dei torinesi. Il corrispondente da Torino dell'«Allgemeine Zei–

tung» scrisse: «La politica qui ha colpito tutte le classi sociali, dal principe fino al

lustrascarpe sabaudo, al punto che nei caffè, a teatro e sulla strada non si sente parlar

d'altro che di politica»35. E questo interesse a tutti i livelli sociali si spiegava col fatto

che un popolo «che mancava di qualsiasi educazione politica si era liberato dalla ser–

vitù spirituale della pretaglia ed era improvvisamente entrato in possesso della piena

libertà»36. Il motivo dell'orientamento antirivoluzionario a Torino era da cercare piut–

tosto nella tradizione monarchica del popolo. Il «Deutsche Zeitung» scrisse dopo la

sconfitta di Custoza: «In pochi paesi europei il popolo è più monarchico che in Pie–

monte, le classi basse, soprattutto i contadini sono attaccati alla monarchia con fanati–

smo». Una rivoluzione repubblicana in Piemonte, era possibile nel focolaio di Genova,

ma non a Torino, dove anche «lo spirito, che domina nei circoli politici locali, finora

era assolutamente dinastico»37 . Anche l' «Allgemeine Zeitung» seguì questa linea e

interpretò gli «evviva ininterrotti ed entusiasti» dei torinesi in occasione del prima

apparizione di Carlo Alberto nella capitale piemontese dopo Custoza come chiaro

segno del loro «omaggio per il suo [di Carlo Alberto] sacrificio personale e della salda

fiducia nel suo senso nazionale»38. Come riferito dall'«Allgemeine Zeitung», il popolo

e la nobiltà erano fedeli al re e alla monarchia sabauda.

Contrariamente all' atteggiamento generalmente pacifico dell'esercito, della corte e

del ministero, le voci a favore della continuazione della guerra contro l'Austria veniva–

no dalla piccola frazione dei repubblicanP9, che provenivano - così scriveva l' «Allge-

30

K ARL M ARX

e

FRIEDRlCH E NGELS,

Werke,

Berlino,

Dietz,

t'961 ,

voI. V, pp. 8 e 9.

31

Italien,

«Allgemeine Zeitung», n. 184 , 2 luglio

1848, p. 2936.

32

Die lombardische Frage,

in Supplemento all'«Allge–

meine Zeitung», n. 244, l settembre 1848, pp. 3905-6.

33

Turin,

«Allgemeine Zeitung», n. 316, 11 novembre

1848, p. 4984.

34

Ibid.,

n. 305, l novembre 1848, p. 4824.

35

Ibid.,

n. 258, 14 settembre 1848, p. 4096.

36

Ibid.,

n. 260, 16 settembre 1848, p. 4128.

37

Turin ,

«Deutsche Zeitung», in Suppl. all '«Allge–

meine Zeitung», n. 271, 27 settembre 1848, p. 4285.

38

Turin,

«Allgemeine Zeitung» , n. 291 , 17 ottobre

1848, p. 4587 .

39

Ibid.,

n. 307, 2 novembre 1848, p. 4840.

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