

e il potere del popolo, il limite positivo appariva come il potere incondizionato del
monarca legittimo
12,
invece il limite negativo era l'anarchia. Dopo la Rivoluzione fran–
cese e l'insurrezione polacca del 1830 fu finalmente consolidata la sua convinzione
della politica europea come lotta dei due principi: sovranità e rivoluzione.
Nikolaj credeva che per l'Impero russo, in questa lotta, fosse naturale allearsi con la
Prussia e l'impero Austro-Ungarico. L'asse Pietroburgo-Berlino-Vienna era la contrap–
posizione all'Inghilterra e alla Francia, le quali, credeva Nikolaj, erano ben disposte a
cancellare le loro vecchie rivalità per danneggiare la Russia tramite il suo punto debo–
le, ossia la Polonia. Altri stati erano visti come satelliti attratti dai due poli principali.
Agli occhi di Nikolaj le forze di attrazione e repulsione tra diverse etnie e religioni,
nonché gli interessi commerciali apparivano molto meno importanti dell' antagonismo
dell' ordine e disordine, della monarchia e rivoluzione.
I princìpi affermati dall'imperatore russo risultavano estremamente dogmatici. Egli
non sapeva o non voleva creare le combinazioni complicate e usufruire dell' antagoni–
smo delle forze e degli interessi della politica europea, ma confidava nei princìpi della
rettitudine e dell' onestà. Il risultato amaro di questa posizione fu enunciato da un
pensatore russo, che scrisse durante la guerra di Crimea: il principale «point vulnéra–
ble» della Russia «est la loyauté de l'empereur Nicolas. La droiture de son caractère,
de ses principes, de ses vues, se reflète nécessairement sur toute sa politique: ennemis
et amis spéculent également sur elle»13 . Un altro punto vulnerabile di Nikolaj era la
sua fede nel proprio dono di preveggenza nella politica europea.
Due tipi di fattori influenzarono la reazione di Nikolaj sulla politica del regno di
Sardegna nel 1848: quelli politici, che includevano le sue aspirazioni a conservare
intatto l'ordine politico presente in Europa e la fobia della minaccia franco-polacca, e
quelli personali, che erano la fede tradita nella parola d'onore e nel suo dono di pre–
veggenza politica. Come abbiamo già detto, il ruolo del Piemonte nella liberazione
dell'Italia apparve a Nikolaj inaspettato. Ben a conoscenza della situazione poco tran–
quilla nella penisola, tuttavia l'imperatore russo si fidava del re Carlo Alberto. Dalle
relazioni dei diplomatici russi acquistò certezza che in Italia si avvicinava la rivoluzio–
ne e a ciò contribuiva anche la corrispondenza degli agenti austriaci, nella quale tra
l'altro lo indicavano come prossima vittima dei rivoluzionari italiani e polacchi
l4 •
Tori–
no e il regno di Sardegna, comunque, venivano menzionati nei documenti della terza
sezione della Cancelleria imperiale meno spesso di Roma e di Napoli.
CosÌ nell'anno 1835 nella terza sezione, cioè presso la polizia segreta, giunse una
lettera anonima sul complotto di Fieschi. «Nous n'hésitons pas à accuser de cet hor–
rible crime la "Jeune Italie", ou plutot la "Jeune Europe" dans laquelle sont venus se
fondre les représentants des républicains de tous les points de notre continent»,
scrisse un agente austriaco. Dando la colpa dell' attentato a Mazzini e indicando come
prossima vittima lo zar Nikolaj, l'autore della lettera traeva la conclusione: «lI est
hors de doute que dans le Royaume de Naples tout est préparé depuis longtemps;
l'Etat PontificaI, quoique moins systematiquement organisé par la propagande ita-
12
Volutamente non ci soffermiano sugli elementi bor–
ghesi- illuministici nell 'idea del potere monarchico di
Nikolaj I, ossia, la sua fede nella necessità della superio–
rità etico-morale del sovrano (la concezione «il primo tra i
simili»), nel modello paternalistico della monarchia, nella
sua missione di monarca per il popolo.
IJ
PJOTR A. VIAZEMSK I] ,
Pis'ma russkogo veterana
Po/noje sobranzje soCinenij,
Sankt Peterburg, tipografija
M. M. Stasjulevica, 1881 , voI. 6, p. 111.
14
Poca attenzione alla situazione della penisola era
percepibile pure nella mancanza in Italia di agenti segreti
che avrebbero dovuto fare le relazioni sulla situazione
politica, economica e culturale direttamente al capo della
terza sezione della Cancelleria Imperiale, il conte Benken–
dorf, come già facevano in alcuni stati europei. Gli aweni–
menti italiani venivano riferiti soltanto nelle lettere ufficiali
diplomatiche, le quali arrivavano al ministro degli Affari
esteri, conte Nesselrode, eterno rivale di Benkendorf, che
comunque era molto più attento nel presentare la situazio–
ne europea allo zar. CosÌ la fonte principale dell'informa–
zione sull 'Italia rimaneva l'Austria di Metternich, che
sfruttava la situazione a proprio vantaggio. La rivalità tra
Nesselrode e Benkendorf sulla faccenda della politica este–
ra
è
descritta nell'articolo di ALEKSANDR
L.
OSPOVAT,
Novonajdennyj memorandum Tjuteeva: K istorii sozdanija,
in «Novoje literaturnoje obozrenije» , 1992, n. 1.
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