Table of Contents Table of Contents
Previous Page  529 / 556 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 529 / 556 Next Page
Page Background

per contro, appariva come unico e ultimo baluardo della legalità e dell 'ordine. La

guerra europea che sembrava inevitabile rievocava la guerra contro Napoleone Bona–

parte del 1812, con tutte le connotazioni apocalittiche e messianiche connesse. Nelle

classi più alte si diffuse con una forza senza precedenti la paura della «peste rivoluzio–

naria». L'idea della Russia come fortezza assediata

è

resa chiaramente nella seguente

citazione dell 'epoca:

in tutta l'Europa, tranne la Turchia, noi siamo gli

unici,

sicuramente gli unici sereni, ma sereni come

si può essere con i nostri governatori dell'Ovest, con la nostra Polonia, con la servitù della gleba,

con i nostri nemici crudeli su tutta la fronti era dell 'Ovest, sotto

il

pungiglione della

propagand~

mondiale e degli attentatori da Parigi, da Poznan e dalla Galizia! Dio salvi lo zar e la Russia

35

!

Il modello nazional-isolazionistico, già presente da tempo in alcuni suoi elementi

nell'ideologia ufficiale, in questo momento arrivava

al

suo apice

36 .

Una delle più popo–

lari metafore politiche fu l'immagine della «muraglia cinese», che doveva recintare la

giovane e sana Russia dall'Ovest moribondo

37 .

Un'ideologia di tal genere non permet–

teva all'opinione pubblica di capire chiaramente il carattere e lo scopo di quello che

accadeva in Italia. In questa percezione escatologica le frontiere statali furono cancel–

late e il regno di Sardegna era incluso nel modello metaforico generale, nel quale la

Russia era una «roccia» e l'Europa il «mare in tempesta». Tra l'altro l'assenza di un

confine comune tra la Russia e l'Italia e la lontananza del conflitto italo-austriaco lo

rendevano poco attuale anche agli occhi della gente, libera dall'isteria generale

38 •

Eppure nella conservatrice società russa c'erano due gruppi che distinguevano gli

avvenimenti italiani dalla situazione generale in Europa. Gli slavofili nelle insurrezioni

del 1848 avevano visto il segno della fine della civilizzazione europea nei suoi princi–

pali elementi: latino-cattolico e germanico-protestante. Al loro tramonto usciva sul

palcoscenico della storia mondiale l'elemento slavo-ortodosso. Nel loro pensiero il

destino dell'Italia era estremamente attuale, ma il centro della loro attenzione era

Roma, in quanto antica capitale del mondo latino e baluardo del cattolicesim0

39 .

L'i–

dea dell'unificazione dell'Italia e il ruolo di Torino come centro di questo processo

contraddiceva le loro supposizioni storico-filosofiche . Per gli slavofili la principale

conseguenza politica del conflitto tra il regno di Sardegna e l'Austria era che l'ultima

non poteva opprimere e germanizzare i propri sudditi slavi, finché aveva le mani occu–

pate in Italia

4o •

Inoltre anche quando la società russa fu più colma del sentimento nazional-isola–

zionistico e delle fobie rivoluzionarie, vi furono persone che sentivano una sincera e

profonda partecipazione alla causa dell'unificazione dell'Italia. L'idea romantica della

rinascita di una grande nazione era contrapposta al caos nel quale naufragava la «vec–

chia Europa». «Sento una gioia indicibile per la rinnovata poetica nobile e patriottica

Italia, provo un dolore insopportabile per i miei amici parigini», scriveva la poetessa

Rastopcina

41 .

35

Korf, f. 147 retrof. Appunto del 26 marzo 1848.

36

La diffusione di queste idee

è

messa in evidenza nei

documenti della polizia segreta - GARF, fonte 109, (1

eksp .), opis' 23 (1 848), delo 5 1, ast' 1 e anche delo 25,

cast' 4. Anche i diari e le lettere dell 'epoca sono pieni

delle tracce di questa diffusione.

37

PIOTR B. STRUVE,

S. P. 1vyrjov

i

zapadniye vnux–

mja i istocniki teorii-aforizma o «gnilom" ili «gmjuscem

Zapade",

«Zapiski Russkogo nauCnogo instituta v Belgra–

de», Belgrad, 1940, vyp. 17.

38

«Che grande differenza tra la possibilità per noi di

una guerra lontana proveniente dal conflitto in Lombar–

dia e

il

pericolo vicino, che minaccia in realtà i nostri con–

fini, e l'isolamento nel quale noi ora ci troviamo in Euro–

pa, che

è

in rivolta contro di noi», scriveva un russo da

Parigi nel marzo del 1848.

Pi'sma

A.

N.

Karamzina

(1847-

1848),

Leningrad , Izdatel's tvo Akadem ii Nauk SSSR,

1935 , p. 42.

39

ALEKSE] S. CHOMIAKOV,

Polnoje sobramje soCine–

mj,

Moskva, 1904, voI. 8, p . 169. Vedi anche gli articoli di

F]ODOR

I.

TjUTCEV,

La Russie et la révolution

(1848) e

La

question romaine

(1849); sulla possibile infl uenza di Gio–

berti su TjutCev vedi VLADIMIR

F.

ERN ,

Filosofija Dioberti,

Moskva, 1916.

40

IVAN S. AKSAKOV,

Pis'ma k rodnym

(1844-1849),

Moskva, «Nauka», 1988, p. 474.

41

Gos ud arstvennaj a pub li cnaja b iblio teka (Sankt

Peterburg), fo nte 539, o pis' 2, delo 953, f. 8-9. Vedi

anche le lettere delle figlie del conte Nesselrode, che a

differenza del padre erano entusiaste per l'Italia unita.

Lettres et papiers du chancelier comte de Nesselrode,

Paris,

Lahure, 1910, voI. 9.

497