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spiegava, soprattutto nel caso di Genova e di Nizza, con la situazione portuale delle

due città

8 .

Comunque, di là dalle Alpi, analisi profonde di questo genere, nate dalla penna di

viaggiatori, costituivano una rarità. Alla fine del

XIX

secolo, in uno dei lessici statistico–

politici più diffusi si leggeva lapidariamente dei piemontesi che erano «benfatti, ami–

chevoli, cortesi con gli stranieri e i migliori soldati d 'Italia»9, mentre della capitale pie–

montese, Torino, si ricordavano con parole di lode la «famosa università»,

l'

«impor–

tante biblioteca», il grande «Museo dell'Arte Egiziana», «le considerevoli operazioni

di cambio», «il commercio notevole» e «le meravigliose passeggiate nei dintorni della

città»

lO.

Nelle guide di viaggio, sempre più diffuse nel corso del

XIX

secolo, come ad esem–

pio nel famoso

Baedeker,

il Piemonte e Torino non costituivano affatto uno dei

momenti culminanti del viaggio in Italia; ciò dipendeva probabilmente dalla tradizio–

ne precedente del «Grand Tour», le cui mete fondamentali erano Firenze, Venezia e

Roma. Con parole concise e poco entusiaste si continuava così a ricordare la «struttu–

ra regolare» della città di Torino, che «la distingue da tutte le altre città italiane». Il

tardo ampliamento della città, risalente al

XVII

e al

XVIII

secolo, era ancora chiaramen–

te visibile, anche se i presupposti della struttura quadrangolare erano stati creati da un

insediamento romano: le strade lunghe e larghe erano decorate variamente da portici e

arcate e ovunque si incontravano i «numerosi monumenti dedicati ai principi di casa

Savoia, a statisti, soldati e patrioti che con azioni e scritti avevano contribuito all'unità

d'Italia; anche se per breve tempo, la città era pur sempre stata la capitale del regno

d'Italia»ll.

Dal punto di vista tedesco e austriaco, Torino, come il Piemonte, in contrasto con

la vera Italia, quella «meridionale», trasmetteva un' atmosfera molto nordica. Se fosse

vero che dalle città in generale si può riconoscere l'essenza degli abitanti di un intero

paese, scriveva ancora negli anni ottanta del nostro secolo la viaggiatrice in Italia

Monika von Zitzewitz, allora «Torino è la meno italiana delle città di questo paese, il

miglior specchio dei piemontesi. Torino

è

grigia e razionale, severa e melanconica. La

sua eleganza sembra francese, la sua serietà gesuita, dunque spagnola». Ma soprattut–

to, Torino sarebbe stata l'unica città italiana che già «nella sua struttura dimostra la

sua fiducia nella legge e nell' autorità. Le sue strade disegnate con il tecnigrafo parlano

di ordine e disciplina come principi di vita». Per questo i suoi abitanti, come i pie–

montesi in genere, hanno fama «di persone lente e pensose»12.

Se poi si abbandona il terreno delle guide e delle cronache di viaggio, con ancora

maggiore difficoltà si riesce a trovare una prospettiva che differenzi le regioni e la con–

cezione dell'Italia. Nelle ricerche approfondite sul quadro politico italiano dal punto

di vista della Germania, offerte dalla storiografia tedesca, e

in

particolare da Wolfgang

Altgeld

13 ,

anche sulla base delle fonti a disposizione, non è più possibile nemmeno

fare differenziazioni di questo genere. La storiografia austriaca, che, come spesso dob–

biamo constatare con dispiacere, a causa dei contrasti storico-politici ha sempre dedi–

cato scarsa attenzione alla ricerca sui suoi vicini meridionali, presenta altrettanto

poche testimonianze sulle eventuali differenze tra le diverse regioni «italiane» 14. In

8

Ibidem,

pp. 162-165.

9

Ritters geographisch-statistisches Lexikon,

Leipzig,

Wigand, 1895, II, p . 482.

lO

Ibidem,

p . 975 .

11

KARL BAEDECKER,

ItaLien von den ALpen bis NeapeL,

Leipzig, Baedecker, 1908, p. 44.

12

GERHARD P . MOLLER e MONIKA VON ZITZEWITZ,

Piemont, Lombardei, Venetien,

Miinchen -Luce rn a,

Bucher, 1983,p.33.

13

WOLFGANG ALTGELD,

Das poLitische Italienbild

der Deutschen zwischen AujkLiirung und europiiischer

RevoLution von

1848, Tiibingen, N iemeyer, 1984. Inte-

ressante a proposito di questo problema è anche la rac–

colta edita dall 'Istituto storico italo-germanico in Tren–

to: ANGELO ARA e RUDOLF LILL (a cura di) ,

Deutsche

ItaLienbilder und italiensche DeutschLandbilder in der

Zeit der nationaLen Bewegungen (1830-1870),

«Annali

dell'Istituto storico italo-germanico in Trento. Contribu–

ti / Beitrage 4», Bologna-Berlin , Il Mulino-Duncker und

Humblot, 1991.

14

Si veda a questo proposito FRlTZ FELLNER,

Das Ita–

LienbiLd der osterreichischen PubLizistik und Geschichtswis–

senschajt um die Jahrhundertwende,

in «Riimische Histo–

rische Mitteilungem>, 24 (1982), pp. 117-132.

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