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mare l'eccellenza di quei modelli e anco:ra di trarne un sistema

codificato che sia norma razionale e sicura onde realizzare

un'arte altrettanto perfetta quanto quella dei monumenti

riscoperti o visti sotto una nuova luce: nasce la tradizione dei

« trattatisti » e insieme

il

germe di quell'irrigidimento in legisla–

zione dove all'iniziale ossequio dell'« imitazione» aristotelica,

e perciò diretta dalla natura, che nell'opera architettonica

avrebbe l'equivalente nella funzionalità,

è

sostituito

il

canone ·

della imitazione indiretta, attraverso l'arte; arte che per i

« trattatisti » altro non

è

che quel complesso di norme e co–

dificazioni razionalmente generalizzate e tratte come comune

multiplo dalla misura, anche in senso letterale, dai modelli

classici.

Il concetto della « razionalità », non già intesa come ade–

r enza alla funzione di un contenuto struttivo o fisiologico,

ma bensì come critico discernimento della « norma» già co–

dificata in forma , quasi si identifica con quello dell'arte.

,

Squisitamente classica

è

l'invocazione del trattatista alla

ragione onde sia moderatrice della personalità e salvaguardia

contro ogni rivelazione soggettiva. Qualità essenziali dell'opera

sono la « grazia »,

il

« decoro » e la «magnificenza »; i con–

cetti, o meglio le leggi che presiedono alla composizione sono

la «misura », 1'« equilibrio» e la

«

proporzione». Anzi, la

«

di –

vina proporzione » con gli altri termini altrettanto ricorrenti,

quali

il

ritmo, l'armonia, la simmetria e simili

è

responsabile

di trattazioni a sfondo matematico dove la fiducia nelle virtù

estetiche della famosa

YS

e della non meno famosa « sezione

aurea », denunciano la serena presunzione che non solo si

è

identificata l'arte perfetta, ma ancora se ne

è

trovata la

chiave in forma immutabile e definitiva.

Non

è

qui

il

luogo per seguire particolarmente evoluzioni,

involuzioni e metamorfosi della poetica del classicismo in

Europa fino al XX secolo. Attraverso lo splendore del Barocco,

illuso nel suo fortunato delirio di perpetuare la tradizione

classica, l'incontro armonico con

il

rigore raziocinante del

cartesianesimo e con la Francia del

«

Gran Secolo », e infine

con la snobistica, anche se positiva, riassunzione dei suoi modi

per elezione dello spirit o borghese del neoclassico, ritroviamo

la

forma

del cla ssicismo ridotta a

«

stile » a fianco degli altri

'st ili : colonne e frontoni sono invocati dall'eclettismo cultu-

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