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Il linguaggio diretto sfuma in quello

analogico

dove la

comunicazione

è

condizionata dal rapporto per similitudine e

«

simpatia

»

tra le forme dei nostri moti interiori e quelle del

soggetto estetico; a questo ordine di vocaboli appartiene tutta

la simbologia interpretabile senza l'ausilio di chiave razionale:

un elemento sensibile, ad esempio una linea, variamente mo–

dulata in curve e spezzate, può esprimere dolcezza, violenza,

rapidità, asprezza, o comunque definirsi nelle più sottili carat–

terizzazioni.

Attraverso altre infinite forme intermedie, al polo opposto

si può caratterizzare

il

linguaggio romantico, dove la comuni–

cazione avviene a mezzo di vere e proprie forme algoritmiche,

simboli la cui interpretazione implica una operazione logica e

una cultura, così come per la lettura di un vocabolo occorre

conoscere il significato semantico indipendentemente dalla sua

collocazione estetica nel contesto: il meccanismo

è

associativo,

«

indiretto

».

Un esempio elementare: l'impressione di

forza,

leggerezza, audacia

e quant'altro di una struttura, implica la

nozione e perciò una cultura sulla resistenza dei materiali,

cultura che si può raffinare fino all 'intelligenza dei modi con

i quali queste resistenze sono combinate non solo, ma intuiti–

vamente esaltate al di là della razionalità di un calcolo.

Gli esempi possono ancora estendersi alla considerazione

di necessità di una cultura sociale, storica, religiosa, in defini–

tiva della civiltà dal cui gusto l'opera

è

sorta.

Ed

è

ai fini della ricerca di quei fatidici comuni deno–

minatori ai quali ho accennato, atti a distinguere inizialmente

lo spirito classico dal romantico, che ritengo fecondo questo

esame dei linguaggi nei modi che sopra ho schematizzato.

Esame certo più immediato, e soprattutto meno passibile di

errori, di quello basato sulla tradizionale e macchinosa consi–

derazione di forma e contenuto.

Al profilo di questo orientamento, il problema del Barocco,

dove il linguaggio classico si esalta dinamicamente in continuo

divenire, si risolve come espressione esteticamente positiva del

trapasso dall'età classica a quella essenzialmente romantica

«

delle invenzioni e scoperte

»,

Nel neoclassico, dove

il

«

disegno

II

classicista

è

assunto

culturalmente come vocabolo in funzione rappresentativa di

una grandezza imperiale di recente data, e dello snobistico

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