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vedo va di Antoni o sire di La Balme in' Savoia

( 126).

Morta in Pavia

nel

1479 ,

con testament o del

3

di marzo ella fu trasportata in Torino a

cura del vescovo Comp eys: ed

il

20

ottobre di qu ell' anno fu deposta

fuori della porta maggiore del San Giovanni

( 127)

entro un mausoleo

che le fu ere tto probabilmente dill vescovo stesso a ricordare le bene–

merenze dell'es tinta verso la chiesa catte dra le di Torin o

( 128) .

Nel

1493

il suo corpo fu trasportato nella nuova chiesa e deposto dentro il mau –

soleo nel coro che g ià vi sorgeva; e colà stette fino al

1657

in cui,

essendosi posto mano ad erigere la cappella della Santa Sindone, ne fu

tolto e murato nel sito in cui

è

tuttodì a destra di chi entra per la

porta maggiore, in 'nicchia appositame nte preparata

( 129) .

Assai

più

bello doveva essere l'an zidetto tabern acolo dell'ost ia mi–

racolosa affidato dal Capitolo a Mastro Antonio T ru cchi da Beinasco, il

quale vi pose mano nel

1455

e lo condusse a compimento prima del

4 maggio

1459

per il pr ezzo di

2000

lire di moneta odierna

( 130) .

Ne scrissero con encomio Enea Silvio Piccolomini , Gioanni Galesio,

maestro F ranceschino da . Voghera, Agostino e Domenico Bucci.

Ma a questi cenni , ed a quelli che ne abbiamo . in altri scritti,

aggiunge remo soltanto che il monum ent o fu chiuso da g rata di ferro e

foderato da dentro nel

1458 ( 13 1).

Non tr ovò però pa ri devoz ione nei

costru tt ori del du omo Roveresco; poichè, divelto allora

o

da l suo luogo

per ordine dato da l Capitolo a ma estro Amedeo Albini il

16

di lugl io

del

149 2 ( 132),

più non fu ricollocato nel nuovo tempio, e vuolsi credere

sia andato smarrito.

I

Non taceremo infine che ap pa rtenne altresì al vecchio San Gioanni

il basso rilievo mu rato nel du omo odierno a manca di chi vi entra dalla

porta maggiore, nel quale vedesi effigiato nel marmo un Padre Etern o

sedente nell'iride, lavoro rigid o ed ingenu o, ma non privo di espres sione

e di maestà. Stava desso murato pochi anni addietro nella chiesa sotter–

ranea sotto la tri bun a reale con altri due bassorilievi di marmo che effi–

g iavano un ange lo nun ziante ed un San Michele. E poich è anc he .questi

recavano l'impron ta del secolo decimoqu into, dovrebbero essere rest itu iti

alla luce, se pure non and arono perduti, il che non vogliamo credere.

Nulla ci perv enn e degli affreschi e delle tavole che ornavano l'an–

tico Sa n Gioanni. Nel

1375

era g ià vecchia e g uas ta un' immagin e del

Battista dip inta probabilment e a fresco, po ich è Gioa nni Desca1cino, far–

macista e torin ese, la fece rinn ovar e in qu ell'ann o da Gioanni Jacherio,

pittor e nostrano e ceppo d'una serie di artisti

( 133) ,

e la credenza co–

mun ale diede al Desca1cino un aiuto di sei fiorini da tr entadue soldi

caduno

( 134) .

Dieci anni dopo la credenz a mand ò . al vicario ed

al

quattro

chia~

vari commettessero al Jacherio un dipinto del Battista e di San T eo–

dorico, dai quali invocavasi il bel tempo; ma si igno ra se l'opera sia

st ata eseguita

CI 35).