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80

Il D

Il

o m o 'd

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T o

,..

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Il

o

si tardò ad abbattere anche la chi esa d el San Giovanni;

poichè

il 17 di feb braio del 1492 si disfacevano i banchi, l'armadio grande delle

scritt ure, l'ar ca dei param entali ed altri arredi della sacres tia , si calavano

le inv etriate della chiesa ( 3 I ), e il ca pito lo si radunava fuori di essa

nella casa dell'arcidiacon o,

alfesa la distrucione del tempio

( 32) .

Il

16

di

marzo i can oni ci, adunati ne lla cappella d el vescovo, affidavano ad Amedeo

Albini l'in cari co di rimuover e il tabernacolo e l'icona dell'altare mag–

g iore (33) che furon o infatti tolti dal luog o il gi orno seguente ( 34) in–

sieme cogli stalli del co ro , i quali fur on o trasportati nell'aula del palazzo

vescovile ed ivi allogati per farvi il coro d el capito lo ( 35). Sei g iorn i

dopo si portavan o nel chios tro ca no nicale detto

del paradiso

altri arredi

della ch iesa (36), il

2 I

di aprile se ne togli evano i banchi, il 4 maggio

si calava la gran cr oce' dell'altar maggiore in un co i quadri riponendoli

nel med esimo chiostro ( 37), per g uisa che il capitolo continuò poi a se–

der e nell'au la vescovile fino a tutto il 1495 (38) .

Nei mesi che seguiro no la fabbri ca d ella cr ipta a vanzò siffatta rnente

che il Gromis rim borsò al Beccuti per somme pagate nel 1492 du cati

252

I

in quattro vo lte ( 39). Fu dunque d 'u opo al Cardinale intendersi

co ll'a rc hite tto sui particolari d ella chiesa supe riore. E qui ecco rit ornare in

campo maest ro Amed eo da Settig nan o. Si ignora se egli fosse ritornato da

Rom a alla fabbri ca d el du om o prim a del

l "

novem br e: è però certo che

si lavorò da lui o dai suo i dipe ndenti da d etto g iorno fino al

l °

di nov em bre

de ll'a nno seguente, poichè in questo giorno ebbe dal Gromis la somma

rile vante d i 2790 d ucati (40) ;

n è

dopo

)'1 l

di novem br e del I.t 92 il

ca no nico Beccuti null a più pagò

(.p).

I~

poi altres ì certo che , soggiorn ando in Rom a, Amed eo av eva pat–

tuito co l Ca rd ina le il pr ezzo delle opere che doveva cond ur re int orno alla

chiesa s uperiore,

po ichè

tali patti furono redatti colà in lingua italiana cii

ma no de l Cardi na le, e ridott i poi in pubblico atto dai suoi delegati e da

Amedeo il 15 novembre del I.t92 (4 2).

No n tornerà cliscaro intendere come siasi pattuito .

I. i capi/oli

iufra.

lo Rc-:'ereJldissilllo Cardinale

de Saucto Cieli/eli/e

et

maistro II/Ileo .

Et pr imo lo Reveren dissimo Cardinale de Sanc to Clemente alloga a

mast ro mheo de l Caprino Da Se tt ignano tu ta la fabr ica De la chiesa de

Turino Cioè mu ra T ecti incollat i pian ellati uma tonati et ogni qu alunque

cossa se ha ucra ad fare in dieta fabrica etiam de fer ra menti : cum qu esto

che tu ta la ru ina excepto li marmi o vero pietre g rosse . et ogni al tra

chossa debra essere et cedere in utilitate desso magistro mheo : cu m li

pacti et conuencione come ne li capitali seguenti appare ra

E t primo mast ro mh eo al quale pertiene la ruina et ogni altra chosa

exce pto marmi o ve ro pietre grosse se obligua et pro mett e ad ogni sua