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l'arte dell'ingegnere. Questi casi pratici poi si riassumevano

nel programma assai modesto della costruzione di qualche

edifizio urbano, di qualche strada carrettiera e di .qualche

ponte, nella misura e nella divisione di qualche appezza–

mento di terreno e sopratutto nella misura delle portate

delle luci di derivazione d'acque, onde risolvere gravi contro–

versie fra i proprietari e gli utenti delle acque dei canali

correnti principalmente nel Vercellese, nel Novarese e nella

Lomellina. E quest'ultimo caso, per la frequenza con cui

presentavasi e per l'importanza delle quistioni che vi si

collegavano, era quello che maggiormente chiamava l'atten–

zione e le premure del docente e dei pochi studiosi d'in–

gegneria.

Passato

il

Piemonte a far parte dell'Impero Francese,

venne modificata l'educazione dei suoi ingegneri; ed i più

distinti di essi uscirono allora dalle file degli allievi della

Scuola politecnica di Parigi, come il Plana,

il

Mosca Carlo

Bernardo,

il

Pernigotti ed

il

Carbonazzi,

il

primo dei quali

fu professore chiarissimo di calcolo differenziale ed integrale

nell'Università di Torino ed astronomo insigne, mentre gli

altri tre furono membri molto stimati del Corpo del Genio

civile.

Ritornato

il

Piemonte a· far parte del Regno Sardo, tosto

si vide non potersi più 'contenere l'istruzione per gli inge–

gneri nelle meschine attribuzioni di un sol professore; si

venne a sei insegnanti, quattro detti di matematica, due di

arti grafiche; ma il corso fu ridotto a quattro anni. Nel

primo anno s'insegnavano l'algebra, la trigonometria, l'ap–

plicazione dell'algebra alla geometria piana,

il

disegno e gli

ordini architettonici. Al secondo anno

~rano

assegnati l'in–

segnamento del calcolo differenziale ed integrale preceduto

da una introduzione, quello della geometria pratica con

elementi di costruzioni e la continuazione di quello del di–

segno architettonico. Al terzo anno dovevansi studiare la

meccanica razionale e gli elementi di geometria descrittiva,