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1. Nato il 28 novembre 1757 nell'isola di S. Giulio (lago d'Orta). Nel
1797 fu direttor e del
R.
Convitto delle Vedove e Nubili e ne cessò al–
l'occupazione francese ritir andosi a San Mauro. Nel 1807 fu vicario ge–
nera le della Diocesi e professore di sacra eloquenza nel Seminar io. De–
stinava nel 1819 un capitale di
L. 33,000
a soccorso dei parrocchiani di
Novalesa, e nel 1821
L.
20,000 pei poveri di Roddi. Morì il 25 giu–
gno 1830.
2. Già direttor e di spirito dal 1826,
chiese
nel 1840 la dispensa
dal–
l'ufficio. Il comandante in 2°Mallarini ne faceva all'Ordine l'elogio come
di "zelante direttore e distinto collaboratore.• Era nato a Torino il
15 gennaio 1791.
3. Nato ad Arona il 29 settembre 1798, il P. Pressoni era prima del
1840 direttore di spirito in
2°.
Fu dispensato dall'ufficio a sua domanda.
5. Nato a Mondovì il 17 agosto 1798, l'abate Michelotti 'era stato dal
1823 cappellano dei cacciatori franchi e poi di un reggimento. Morì in
Torino il 31 dicembre 1882.
6.
Il
teologo Testa continuò, anche dopo il 1874 e fino alla sua
morte (1878) a prestare l'oper a del suo min istero. Dotlo in teologia e
nelle lingue orientali antiche, fu professore nella R. Università di To–
rino e scrisse una pregiata opera sulla
Stela di Mesa re di Moab,
pub–
blicata negli atti della Accademia
R.
delle Scienze, della quale era socio
residente. Era nato a Bra il
4
settembre 1817.
Direttori
di
spirito.
1. Luigi POCHETTlIH
DI
SERRA-
VALLE, ab. . . . . . . .
2. . . . . .: RANDONE, ab.
3. Giuseppe BOTTO
DI
ROVRE, ab.
4. Padre Marco MORELLI (pred.)
5.
Padre Giuseppe BESIO (pred.)
6. Padre Domenico PRESSONI (id.)
7. Carlo G. BIANCO.
sac, . . .
dal 29 nov. 1815 al 15 mar.
• 23
mar, 1824 • 17 dico
• Il
gen. 1826 • 27 giu.
23 setto 1830 • lO setto
lO setto lH32 • 30 lug.
• 30
lug. 1833 •
14 ott.
.23 feb. 1850 • 12 mago
1824.
1825.
1830.
1832.
1833.
1840.
1862.
1. Nato a Chambéry 27 luglio 1782. Direttore spirituale nel Collegio
di S. Francesco da Paola, 12 gennaio 1815. Morì il 30 marzo 1837, ve–
scovo d'Ivrea.
2. Nel dare l'annuncio della sua morte, C. Saluzzo constata come
l'abate Randone nei due anni del suo ministero " procacciasse a sè il
rispetto sommo dei colleghi e degli inferiori e l'affetto di tutti, degli
allievi in parti colare •.