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nASILICA MAGISTRALE
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chè, essendo demolito l'edifizio antico, nè poste ancora le
fondamenta del nuovo, è questa l'età la più povera di do–
cumenti, e le opere di Procopio, di Agatia, di Paolo Dia–
cono, dell'anonimo Yalsesiano , di Gregorio di Tours, le
cronache e la raccolta ·delle leggi di quei tempi, sono do–
cumenti tali che non ponno bastare al filosofo che ama
investigare 'ne' ponderosi volumi della 'storia genuina
il
genio
ingcnito di ciascun popolo,
seguim c
nella origine le is
ti–
tuzioni, impararne il meccanismo, ril evarne le bellezze ed
i difetti, studiare gli uomini d'allora nelle svariate con–
giunture in cui si trovarono, onde poter rappresentare nel
vero loro aspetto e gli individui . e le nazioni.
Gli storici i più insigni, da ultimo, non convengono sui
limiti entro cui si debba racchiudere il medio evo. Alcuni
lo traggono fino al risorgimento degli studi, ed altri lo chiu–
dono cogli ultimi aneliti della feudalità; coloro che guar–
dano alla scienza del pen .ero gli assegnano a confini–
Agostino e Boezio - Bacofi e e Cartesio - il regno cioè
della scolastica , e ne prolungano altri la durata sino alla
riforma religiosa, intitolando cattolici i secoli corsi d'allora
che, allo sciogliersi dell'antico ordine civile, spiegava su–
blime un volo la Chiesa, fino a quando se ne scomponeva
per opera de' tristi la maravigliosa unità; concetto ' questo
più logico, più alto , più grandioso,
imperciocchè
non si
limita agli eventi, ma levasi ad idee più generali e più con–
solanti, quali sono le religiose.
Se non che, per quantunque ardua cosa sia lo scrivere
de' secoli di mezzo, a noi pare dapprima utilissima ,
poichè
la storia di quell'epoca memoranda che dovrebbe andare
per le mani di tutti, pigliando le mosse dal tempo in cui
vincitori e vinti, ridottisi ad abitare una ' terra medesima,
formarono un solo popolo; o, più in breve, da quello in