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dicendogli esser una città di trecento miglia di giro.

Fa otto vescovati: Vercelli, Asti, I vrea, Osta, Torino ,

Mondovì, Fossano, Saluzzo, delle quali Asti, Ivrea,

Augosta e Torino furono colonie romane, altra le

quali vi fu anche Pollentia vicino a Cherasco, ave

Alarico re de' Visgotti ruppe l'esercito di Stilicone

e, rovinata Pollentia, passò a rovinar Roma

(3).

Asti

e Vercelli sono le più ampie di giro e magnifiche d'e–

dificii e di contrade, massimamente Asti, che per nu–

mero e ampiezza di palazzi si può con le più splendide

città di Lombardia paragonare. Ma il suo contado,

bagnato da fiumi, adombrato da boschi, rilevato in

colline amene, spiegato in campagne spaziose, produ–

cevole di vettovaglie di tutta perfezione e bontà e in

particolare di melloni soavissimi,

è

senza dubbio ec–

cellentissimo; fu già città così poderosa, che guer–

reggiò con vantaggio co' marchesi di Monferrato col–

legati co' prencipi vicini lungo tempo. Vercelli, città

antichissima e capo de' popoli libici

(4)

posti tra la

Sesia e la Doria Baltia, abitata da gente che fa pro–

fessione di nobiltà e d 'una certa alterezza, ha un clero

onoratissimo e ricchissimo, mangia il più bianco pane

e i più grassi caponi che si sappia. Qui si celebrò

sotto Leon I X un Concilio generale contra Beren–

gario

(5).

Plinio fa menzione delle aurifodine del ter–

ritorio vercellese, delle quali si veggono vestigii verso

la terra di Ponderano, che si dice forse

a ponderando

auro

(G).

Ivrea, che da' moderni scrittori vien detta

Lamporeggio, dagli antichi Eporedia per l'esercizio de'

cavalli

e),

è

capo de' popoli Salassi e del Canavese,

provincia così detta forse per la copia del canape.

Giace nella bocca della valle d'Osta su la Dora, con

un castello fiancheggiato da quattro torrioni alti e

belli, in un sito così opportuno, che bastò l'animo a

Berengario suo marchese, e poi ad Arduino suo discen–

dente, d'aspirare al regno d'Italia. Osta, o vogliamo

dire Augusta Pretoria, edificata da Augusto Cesare,

giace presso le foci dell'Alpi Graie e Pennine, che

si dicono oggi Monte Maggiore e Minore di san

Bernardo: per il Maggiore si passa nel paese de'

Vallesiani, per il Minore nella

T

arentasia.

È

capo d'una

valle che prende nome da lei. Veggoncisi ancor oggi

diverse antichità e, tra l'altre, un arco bello molto;

la valle, lunga più di due giornate,

è

tutta seminata

a man sinistra di grani, tutta piantata a man destra

ICAPITANI

DEL SIGNOR GIOVANNI

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Frontespizio del volume

I capitani

del signor Giovanni Bottero

stampato nel

1607,

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coi tipi del Tarino in cui

sono raccolte sei biografie

di condottieri cinquecenteschi.

In appendice al volume

è

compresa

la

Relazione di Piamonte,

ben più ampia

della mezza paginetta spesa

per dar notizie della sua regione,

nelle

Relazioni

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Per Gio. DOll1enicoTarino.

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di viti producitrici d'ottimi vini, tra' quali perfettis–

simo è quel di Calogna

(8),

piena per tutto di popola–

zioni e di terriciuole, sì che pare tutta una città, tanto

forte per la strettezza dell'entrate e de' passi e per

l'ordine de' popoli, che i FranceSI, sendo padroni di

tutto il paese vicino, non ebbero con tutto ciò mai

animo d'assaltarla. Vi sono miniere d'oro e d'argento

assai fino. Torino, capo de' popoli

T

aurini discesi

dai Liguri,

è

oggi città famosa per lo Studio, per

il senato e per la residenza che vi fanno i serenissìmi

duchi di Savoia; fu già più grande che non

è,

ma

i Francesi per renderla forte non si curarono della

grandezza

(0).

Giace vicino al Po in un sito molto

importante alle cose d'Italia, onde e i Romani vi

dedussero una colonia e Augusto Cesare l'onorò del–

la porta, che si dice oggi a Palazzo, e i Longobardi

la fecero sedia d'un dei quattro lor duchi. Ha. un'im–

portante cittadella pentagona fabricatavi dal duca Ema–

nuel Filiberto. Il duca Carlo Emanuelle, che oggi re–

gna, l'ha adornata con un parco

(10),

che gira cinque

o sei miglia, in un sito de' più ameni d'Europa nonché

d'Italia, cinto e quasi vagheggiato dal Po, dalla Dora

..

e dalla Stura, pieno di boschetti, laghetti, fontane e

d'ogni sorte di cacciagione ragunate qui dal duca

Emanuelle per onesto intratenimento de' serenissimi

prencipi suoi figliuoli

(11),

che di caccia come d'ogni

altro esercizio cavaleresco oltramodo vaghi sono. In

lode del qual parco facessimo già il seguente sonetto:

Prencipe invitto, gran contesa e gara

posto avete tra l'arte e la natura;

ciascuna al vanto aspira e sua ventura

stima

il

prestar a voi grata opra e cara.

L'una

il

bel luogo d'acqua amena e chiara,

d'ombrose scene adorna e di verdura;

l'altra di fere, augei, fior, fonti ha cura,

ove a far mille scherzi l'onda impara.

Il re de' fiumi, fatto lento e queto,

mentre or questa rimira, or quella parte,

torce, pien di stupor, le ciglia in arco

e dice: - Quanto mai di vago e lieto

l'industria umana o

il

ciel largo compatte

del magnanimo duce accoglie il parco.

Si alza lunge un quarto di un 'miglio su la riva del

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