

cano vignali, né prati ameni e .noriti. Gli abitanti sono,
anche per la commodità del sito, industriosi assai e in
tre grossi assedii hanno mostrato quanto vaglino nel–
l'arme
(';).
Susa (patria dell'Ostiense)
(18)
fu già terra
grossissima e di molta importanza; ma, sendo stata
messa a sacco e a fuoco da Federico Barbarossa
(' 0),
non ha mai potuto l'antica grandezza racquistare;
è
però in un sito importante, perché da lei si partono
due strade, che per l'Alpi vanno quindi per Essilies
a Brianzone, quindi per il Monsanese a Lione; pro–
duce vini assai, che si spacciano per il Delfinato e
per la Mariana, e da lei prendono nome le mele
susine, molto stimate. Avigliana, terra grossa, ricca,
mercantile, con un territorio distinto di colline, valli,
pianure e di due laghetti, ha un castello che, nella
venuta de' Francesi al tempo del duca Carlo, solo
aspettò e sostenne per un pezzo il cannone . Siede
questo castello nella cresta d'un picciol monte. con una
fontana d'acqua viva. Rivoli se pregia della bontà del–
l'aria, amenità della comarca, ma sopra tutto della
nascita del duca Carlo Emanuelle, che nel castello
ave nacque
(20)
fabrica ora sale, gallerie, abitanze no–
bilissime. Moncalieri, altra alla grandezza, ha gran
fama per l'eccellenza de' vini, come anca Revigliasco,
ivi presso, e i luoghi posti a seconda del Po, quale
è
Gasso, San Moro e San Rafael. Carignano, celebre per
il castello e per l'assedio tenutovi da' Francesi, fertilità
della comarca, illustre nobiltà d'alcune famiglie, che
tra l'altre cose vi hanno fondato un monastero di
monache tutte nobili, per le quali cose non
è
meno
civile che una buona città
(21 ).
Cherasco
è
riguarde–
vale per la drittura e ampiezza delle contrade; Bene
per la fortezza del sito, per l'eccellenza dell'aria e per
l'attitudine degli abitatori alle lettere e all'arnte (
2
);
Raconigi per la copia delle sete, per il palazzo, pe–
schiere, aIee fattevi dal signor Bernardino di Sa–
voia
(23);
Vigone e Pancalieri e Villafranca per la gras–
sezza de' lor terreni; Busca per il titolo d 'un de' sette
marchesati dei descendenti d'Aleramo; Barge per li
molti molini, ingegni di far tavole, fucine ave si fa–
brica quantità d'arme, che i suoi abitanti maneggiano
francamente. Non arme, ma ferramenti assai fabrica
anca Giavenno, ave sono meglio di trenta fuci ne e
vi si fa anco copia di tele e di corami. Savigliano
è
celebre molto per la bellezza della piazza e del mo-
La tavola tratta dal
Nouveau Theatre ciu Piemont,
rappresenta Cuneo (vulgo Coni) .
La città sorse sulla fine del XII secolo da una ribellione
popolare ai grandi feudatari che opprimevano la zona.
Distrutta nel
1210,
risorse nel
1230
con l'aiuto dei milanesi.
Dopo trent'anni di regime comunale,
fu angioina, dei Saluzzo, dei Visconti,
finché nel
1332
legò le sue sorti
a quelle di Casa Savoia
nistero di San Benedetto, ingegni de' cittadini, ma
il suo sito
è
tale, che Carlo V imperatore, passando
per là nel suo viaggio di Provenza, ebbe a dire di
non aver visto paese più atto a sostentar un eser–
cito
e')
e il duca Emanuel Filiberto ebbe animo di
parli la sua sedia e di far Savigliano capo della pro–
vincia. Brichierasso sarà sempre famoso per l'oppor–
tunità del suo sito e per la virtù, con la quale
il
duca
Carlo Emanuel, combattendo non meno co' Francesi,
che vi si erano furtivamente annidati e poi fortificati,
che con l'asprezza della stagione, l'ha racquistato, co–
me anche Caor
(25 ).
Ceva è capo d'un nobilissimo mar–
chesato, nel quale vengono comprese ventisei terre.
Abbraccia tra l'altre cose la valle del Tanaro,
Stf'
la .
quale siede essa Ceva e Bagnasco e Garressio e Ormea,
lungi dalla quale quindeci miglia nasce il sudetto
fiu me da una grossa fontana; l'altre terre del sudetto
marchesato si vedono sparse per le Langhe, doviziose
di castagne e di bestiami. Vi si fa anche in alcuni
luoghi copia di vini, massime a Prier (patria di Sil–
vestro, prencipe de' casisti)
e O),
che li fa soavissimi.
Dallo Stato di Ceva si passa a quel del Marra e di
Oneglia, capi di vallate così fiorite che contendono
con Pesto, così ben coltivate che paiono tutte giar–
dini, così piene d'abitazioni e di popolo che ti rap–
presentano una città continuata, così ricche di frutti
e in parlicolar d 'olio perfettissimo, che non si po–
trebbe di leggieri esplicare, e per beneficio loro il
Piamonte non ha bisogno d'olio forestiero .
Ma, ripassando i monti, sarei fuor di misura lungo e
t edioso, se tutti i luoghi o per grossezza o per altra
qualità notabili descriver volessi. Mi contenterò d'una
scorsa per li principali. Or dunque, calando dalle Lan–
ghe, ci si fa innanzi Mulazzano, luogo di passo, e
passato il Pex, la Chiusa, terra da goder l'estate,
Beinette, celebre per la sua Aretusa
(27 ),
e poi la Tri–
nità e la Montà e, valicata la Stura, Grana, capo d'una
valle; Cental, fortificato già dal maresciaI di Bella–
garda
(28 );
Potenza, ave fu l'antica Pollentia; G enola,
Carai e, tra la Maira e la Veraita, Cavalemor, Casal–
grasso, Cavallione, Castagnole, Ruffia. Tra il Gilbe e 'l
Po, Moretta, feudo importante, Scarnafis, Legnasco,
frasca, Villar. Tra il Po e 'l Peles, Cardé, Staffarda,
Cavar, Garsigliana, Villar di Babbi; poco lungi di
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