

Palazzo Carignano, una delle più originali e grandiose realizzazioni baroc::he del Guarini, sede ora del Museo del Risorgimento. La facciata curva ha i
panneggi d'ombra di un sipario. Con serrata visione architettonica il grande maestro da vita alla più scoperta accettazione del barocco nell'architettura civile
Carignano traeva ongme dal valoroso
principe Tommaso (quintogenito del du–
ca sabaudo Carlo Emanuele I e dell'In–
fanta Caterina d'Austria), infeudato, per
l'appunto, dal genitore il 18 marzo 1621
della città di Carignano, e padre a sua
volta del summenzionato Emanuele Fili–
berto detto
«
il Sordomuto
».
La dimora primitiva dei Savoia-Carigna–
no, indicata nelle mappe e nei docu–
menti coevi, come
«Palazzo Vecchio
»,
edificio donato a Tommaso dall'augusto
genitore, si trovava viceversa altrove, e,
precisamente, in quell'angolo della piazza
Castello, da cui oggi dirama la via Pietro
Micca, in quella zona, cioè, che, nelle an-
tiche piante, corrispondeva al
«
Cantone
di San Gregorio
»,
nel punto ove s'in–
crociavano le vie
«
del Guardinfante»
e
«dell'Anello d'Oro
».
Secondo l'opinione dello Chevalley, tale
dimora non avrebbe, a rigor di termini,
meritato la qualifica di
«
palazzo
».
Più
esattamente, essa sarebbe stata, infatti,
costituita da un aggregato di tre co–
struzioni diverse, probabilmente già verso
la fine del secolo XVIII passato in pro–
prietà della famiglia Perrone di San Mar–
tino e demolito nell'800 .
Proprio tra coteste pareti, era spirato, il
22 gennaio 1656, il principe Tommaso,
stroncato da una violenta febbre, miste-
riosamente contratta alcuni giorni prima
all'assedio di Pavia. La notizia tosto
dilagata per la capitale del Ducato, che
un guerriero di sì cospicua levatura, dopo
aver sfidato ripetutamente e vittoriosa–
mente la morte sui campi di battaglia,
fosse caduto vittima di un morbo banale,
incontrò il totale scetticismo dei piemon–
tesi, sicché subito si prese a favoleggiare
di malefici, d'interventi di forze sovran–
naturali o, per essere più esatti, della
vendetta postuma del defunto conte di
Bagnolo, fatto decapitare dal principe per
le sue sediziose attività. Nell'intento di
dissolvere, una volta per tutte, gli even–
tuali dubbi, così dei contemporanei, come
dei posteri, il conte Thesauro si affrettò
a precisare che, nel caso specifico, si trat–
tava di
«sortilegi veri e reali essendosi
nella sala del suo palazzo udito il ballo
delle streghe e veduta la pedata loro nella
cenere sparsa nella detta sala, benché ser–
rata di notte poco avanti alla morte di
quel principe, e la fiamma sopra le tegole,
e il segno dato col rompimento nel suo–
nar la sua passata
».
Argomentazioni inoppugnabili!!
Come molti sapranno, Tommaso
di
Sa–
voia-Carignano,
il
giorno dell'Epifania del
1625, aveva impalmato, a Parigi, Maria
di Borbone-Soissons, donna che, per il
non felice carattere 'e la lingua pestilen-
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