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ziale, temuta persino dal re di Francia

Luigi XIV, seppe cattivarsi la concorde

ed esplicita antipatia degli storici.

Tuttavia, un'altra cosa nei riguardi di

Maria di Borbone, risulta innegabile, e

cioè l'avversione per il figlio Emanuele

Filiberto, nato nel 1608, che, anzi, in un

primo tempo, ella intendeva persino e–

scludere dalla successione, in favore del

nipote Luigi Tommaso di Soissons. Se si

desse credito alla leggenda che vorrebbe

Emanuele Filiberto sordomuto fin dalla

nascita, si potrebbe, forse, ammettere che

una simile tara originaria non lo ren–

desse certamente il più adatto, tra i mem–

bri della famiglia, a perpetuare le stirpe

dei Carignano. Tuttavia vien da dubitare ,

come bene osservò

il

Merlini,

«che di

una semplice imperfezione, a traverso a–

neddoti e dicerie, si sia fatta una più

seria infermità atta a provocare un so–

prannome diventato ormai tradizionale

» .

E, se altrimenti fosse, come si spieghereb–

be l'affermazione del Cibrario, secondo

cui egli avrebbe imparato l'italiano, il

francese e lo spagnolo, (impresa, questa,

a nostro modo di vedere, eccessivamente

ardua per un sordomuto), ovvero l'in–

tensità della vita civile da lui condotta,

e la raffinatezza di cultura conseguita,

della quale ci resta un'eloquente testimo–

nianza nella cartella piena di suoi di–

segni di giardini, conservata presso l'Ar–

chivio di Stato?

Prepotenza di Luigi XIV

Tornando, viceversa, alla vecchia princi–

pessa, ironia del caso volle che, a scon–

volgerne i piani, provvedesse proprio lo

stesso Luigi Tommaso, convolando clan–

destinamente a nozze, nel 1678, con la

avvenentissima Urania de la Cropte de

Beauvais, figlia di uno scudiero del Prin–

cipe di Condé, e ciò fra l'immaginabile

scandalo delle Corti di Torino e di Pa–

rigi! Maria di Borbone, allora, mutò rotta,

e si mise a cercare per il suo primogenito

una consorte che potesse vantare una più

alta nobiltà della novella contessa di

Soissons.

L'impresa non si prospettava certo tra le

più facili a cagione della prepotenza di

Luigi XIV, il quale al fine di meglio

asservirsi il Piemonte, disegnava ovvia–

mente di dare in moglie al Carignano una

principessa francese, cOSI come al duca

Vittorio Amedeo II aveva concesso la

mano dell'angelica Anna d'Orleans. Ogni

progetto del monarca si infranse però

contro l'ostinazione di Emanuele Fili–

berto, il quale fermamente risoluto ad

unirsi ad una principessa italiana, dimo–

strò in quella circostanza, di ben meritare

il

nome del bisavolo

«

Testa di Ferro

».

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Palazzo Carignano: pl'Ospetto delle facciate verso la piazza e verso il cortile.

I disegni consentono di ricomporre la storia interna di questo capolavoro del Guarini,

costruito tra

il 1679

e il

1685,

nel quale la capacità di elaborazione plastica

delle strutture e della decorazione a mattone è portata alle più fruttuose conseguenze.

Freddissimi e nudi sono

i

suoi esterni in materia umile,

piegandosi

il

Guarini al gusto piemontese per il cotto