

Nel Palazzo Carignano
il
Guarini accentua la modellazione degli spazi ed imprigiona stimoli gotici entro forme
barocche con la lucidità di un discorso matematico. Sopra: una sessione del Parlamento, nel 1860 e l'interno dell'Aula
pavoni, uccelli a lei sacri, e circondata da
Giove, da putti e da Eolo dio dei venti.
Palazzo Carignano possedeva inoltre dei
giardini progettati dal conte Birago di
Borgaro, i quali si stendevano per tutto
lo spazio su cui oggi si apre la piazza
Carlo Alberto: al limite estremo, cioè ver–
so
«via degli Ambasciatori»
divenuta poi
via Bogino, sorsero le nuove scuderie,
opera di Filippo Castelli (1789), di cui
oggi rimane la facciata soltanto.
Anticamente, leggiamo nello studio del–
lo Chevalley, la piazza antistante
il
pa–
lazzo, detta dal popolo
«
piassa det Prins–
si
»,
doveva risultare assai più angusta:
i Padri Gesuiti, infatti, si erano impe-
gnati ad innalzare una chiesa a San Gio–
vanni, il santo protettore della seconda
Madama Reale, ma
il
terreno su cui essa
avrebbe dovuto sorgere fu acquistato nel
1683 da Emanuele Filiberto. Ad ogni
modo , l'aspetto attuale della piazza risale
al 1752, allorché venne edificato il Tea–
tro Carignano, sull'area del preesistente
«
Trincotto Rosso
»,
fornito di ben cin–
quantasei logge, o palchetti, fatti costrui–
re dal principe Luigi Amedeo.
Morto Emanuele Filiberto (1709), il
«
Palazzo Nuovo
»,
come sempre lo ve–
diamo indicato nelle carte, venne abitato
dai suoi successori Vittorio Amedeo
(1690-1741); Luigi Vittorio (1721-1778),
padre di Maria Teresa de Lamballe (1749-
1792 ), che nel gennaio 1767, lasciava
fra il dolore dei torinesi, dai quali era
amatissima, la città natale per incontrare
in terra di Francia lo sposo e, purtroppo,
qualche anno più tardi, anche un'orri–
bile morte.
A Luigi Vittorio succèsse, nel principato
di Carignano, Vittorio Amedeo (1743-
1780), comandante generale della flotta
piemontese, che fu padre di quel Carlo
Emanuele (1770-1800), che nel 1798,
sopraggiunta l'invasione francese , recitò
nella famiglia Sabauda l'identica parte che
Filippo Egalité aveva recitato in quella
dei Borboni: assunto borghesemente il
nome di Carlo Carignano, egli rinunciò
di sua spontanea volontà, a gran. parte
delle proprie ricchezze in favore del–
l'Erario e, facendo aperta professione di
fede repubblicana, si sottopose, come
semplice cittadino, a prestare servizio nel–
la Guardia Nazionale. Nel corpo di guar–
dia, riceveva non di rado la visita della
consorte, Maria Cristina Albertina di Sas–
sonia Curlandia, e del figlioletto , Carlo
Alberto, ancora in fasce. Due anni dopo
Carlo Carignano moriva in esilio a Chail–
lot! Intanto l'avito palazzo, confiscato,
avrebbe ospitato la
«
Prefettura del Di–
pat;timento di Po»
per essere debitamen–
te restituito ai legittimi proprietari nel
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