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qua si scorge Lucerna, capo d'una famosa contea e

d'un'ampia valle, che fa più di ventimila anime, oltra

la quale

è

la Perosa con la sua valle. Vedesi poi tra

il

Peles e la Chisola Scalenghe, Cercenasco, Virle,

Piobes, Vinovo, con un palazzo magneficentissimo de'

signori Della Rovere

(29),

Lombriasco, Cumiana, Pio–

zasco, Orbazano e, tra il Sangon e la Dora, Arpignano,

Colegno, Monesterolo. Segue la val di Stura e poi Lanz,

pur con la sua valletta, e più a basso la graziosa terra

di Cirié. S'entra poi nella val di Ponte, ove

è

la buona

terra di Cornié e la famosa Valperga; più a basso

scorgesi la ricca badia di San Benigno; tra l'Orca e la

Chiusela scopronsi varii castelli e alla fine la forte terra

di Civas e, passata la Dora Bautia, Masin, illustre

contea, Cilian, Crescentino, castello ameno e di fer–

tile contado, Stropiana, San Germano, Santià, celebre

per l'infausto assedio del duca d'Alba

(30 ),

e più sopra

Candel, luogo di settecento fuoghi, Andorno di più

di mille e trecento, Dioglio di mille e trecento, Mos

(ove si fabrica quantità di panni) di settecento, Gat–

tinara, famosa per l'eccellenza de' suoi vini: questa

t erra fu fabricata dai signori di casa Arborea, che

perciò ne pigliarono poi il cognome e ne sono stati

padroni già alcuni secoli con altri luoghi vicini e nelle

discordie tra Federico imperatore e i pontefici romani

si sottrassero dalla soggezione dell'Imperio e così

vissero sin a tanto che, temendo l'avidità e la potenza

dei duchi di Milano, ricoverarono sotto l'ombra della

serenissima casa di Savoia ai tempi d'Amedeo primo

duca

(31).

Il che ho voluto dire, acciò che s'intenda con

quanto fondamento il Guicciardino scriva che Mer–

curino da Gattinara, gran cancellier di Carlo V, fosse

uomo "nato di viI condizione in Piamonte"

(32).

Con

la qual occasione io non voglio lasciar di dire che

monsignor Acquaviva, arcivescovo d'Otranto

(33 ),

di–

scorrendo meco della nobiltà italiana, diceva non es–

ser in Italia nobiltà cavaleresca più antica che la

piamontesa, conciosiacosa che qui molte casate prova–

no la

101'

nobiltà signorile d'ottocento e di novecento

e di mille e di millecento e più anni, il che non si sa

d'altra parte d'Italia; e pur il sudetto signore

è

di

casa Acquaviva, delle più antiche del regno di Napoli.

Ma, ritornando indietro, di qua dal Po scuopresi Bra,

di settecento e più fuochi, Caramagna, Somariva, Ce–

resole, nominata per l'infelice giornata del marchese

del Vasto con monsignor d'Anghien

(34),

Villastellon,

Poerino, Villanuova, fortezza notabile

e

5

),

abbondan–

tissime di grani; Cannelli, Cortemiglia, divisa dalla

Bormia in due parti. Segue poi un mondo di castelli

appartenente alla contea d'Asti e più sopra Coconà,

contea venuta alcuni anni sono sotto l'ombra della

casa di Savoia per arte del duca Carlo Emanuelle

(30).

Giovanni Botero

30

I vrea, l'antica

Eporedia,

testimonia con i suoi monumenti

del proprio illustre passato.

Ai tempi del Botero

era un provincia dello stato sabaudo

insieme ad Asti, Nizza, Savigliano,

Vercelli, Pinerolo, Moncalieri

e Torino

(l)

Dall'invasione francese del

1536

alla pace di Cateau-Cam–

brésis del

1559.

(2)

Allude soprattutto alla temeraria e dispendiosissima «im–

presa di Provenza»

(1589-1591).

(3)

In realtà a Pollentia, il

6

aprile

402,

giorno di Pasqua,

Alarico venne sconfitto da Stilicone; il saccheggio di Roma ebbe

luogo nell'agosto

410.

(4)

Vercelli sorse appunto come

oppidum

dei Libui o Libici,

nel II sec. a.c.

(5)

San Leone IX celebrò un Concilio a Vercelli nel settem–

bre

1051 .

(G)

Plinio il Vecchio

(Naturalis historia,

XXXIII,

21)

ricorda

una legge, che vietava di impiegare più di

5000

uomini nelle

miniere d'oro del Vercellese.

(7)

Eporedia, fondata nel territorio dei Salassi nel

100

a.C.

prese dal dialetto gallico un nome che significava forse «sta–

zione di carri equestri

».

(")

Deve trattarsi di un errore di stampa del tipografo secen–

lesco. Probabilmente il Botero pensava a Carema.

(")

Demolirono perciò nel

1536

i borghi di Porta Susina, di

Dora e di Po, che sorgevano all'esterno della vecchia cinta

murana romana.

(10)

Quello che fu detto poi il Regio Parco, col palazzo del

Viboccone, distrutto nell'assedio del

1706;

sui ruderi sorse, a

partire dal

1768,

la Manifattura Tabacchi.

(11)

Dopo la morte in Spagna, per vaiolo, del primogenito