

Il Piamonte (do questo nome a tutto ciò che la se–
renissima Casa di Savoia possiede in I talia, toltane
la contea di Nizza) si stende dalla Sesia sin al Del–
finato, tra l'Alpi e 'l Monferrato e lo Stato di Milano
e di Genova; lo traversano il Po, il Tanaro, la Stura,
la Dora e forse ventiotto altri fiumi , che grandi, che
piccoli, e diversi canali, de' quali nel territorio solo
di Cuni ve ne ha dodeci, e il Po l'onora con la sua
origine sotto il monte Mo nviso.
È
commune openione
che non vi sia parte d'Italia più amena, più fertile
di grani, vini, frutti , carni domestiche e salvatiche,
formaggi, castagne, canape, lino, minerali; onde pro–
cede che non vi sia neanco paese che, a tanto per
tanto, dia al suo prencipe entrata maggiore. La fer–
tilità si vidde nelle guerre tra Francia e Spagna, che
per venti e tre anni vi si fermarono
C)
con eserciti
e con presidii dell'una e dell'altra parte grossissimi,
senza mai patir necessità di vittovaglie d'ogni ragione;
la ricchezza si
è
conosciuta nell'ultime guerre intra–
prese dal duca Carlo Emanuelle per salvezza della
relligione in Francia e difesa della medesima negli
Stati suoi
("),
ove il Piamonte in pochi anni con–
tribuì ondeci millioni di scudi d'oro di estraordinario,
oltra all'alloggio gravissimo della soldatesca. Manda
fuora grani, bestiami, canape per gran quantità di de–
nari, e per somma non picciola risi, formaggi, vini,
ferramenti, carta, stampe, fustaini, sete crude. Con–
tiene intorno a cinquanta contee e forse quindeci
marchesati e un numero grandissimo di signorie, che
di nulla cedono ai sudetti titoli, e da venti grosse
badie e un numero grossissimo di altri ricchi bene–
fizii. Non vi
S0110
in Piamonte ricchezze eccessive,
perché
i
beni vi sono compartiti in maniera che ognu–
no quasi vi ha qualche parte, il che impedisce l'eccesso.
Non vi mancano però signori di quattro, di sei, otto,
dodeci e quindicimila scudi. Non vi sono città di
straordinaria grandezza, perché, sendo il paese tutto
buono e copioso, ognuno s'acconcia e si ferma ove
trova commodità, e perché la commodità è in ogni
luogo, non ha cagione d'andarla a cercar lunge da
casa sua. Non
è
però parte d 'Italia ove le terre e
i
castelli siano più spessi e più grossi.
È
finalmente pae–
se tanto abitato, che non fu impertinente la risposta,
che un cavallier piamontese diede ad un gentiluomo
veneziano, che gli domandava che cosa fusse Piamonte,
26
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Così inizia il capitolo della
Relatione
di
Piamonte
che Batero diede in luce nel 1607 coi tipi del Tarino.
Si tratta di una descrizione asciutta, talora monotona
disseminata ora di vaghe reminiscenze erudite,
ora di dati demografici ed economici,
di rapide notazioni sul temperamento degli uomini,
le usanze dei paesi, il paesaggio.
Comunque un
Piamonte
diverso da quello descritto
nelle
Relazioni,
magari ancora ilare e conviviale,
ma operoso e concorde nella ritrovata pace