Table of Contents Table of Contents
Previous Page  444 / 652 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 444 / 652 Next Page
Page Background

6

G'useppe Grosso:

" •..•• trionfo

de"o teen'eo eonlporto

un perfe:'onolliento

nell'o'ferlllo:'one

eultuI·ole e po'ne ••

proble'lIlo del roppoI·to

dello eu'turo tee"'eo

con lo eulturo

'nteso

eOllle orlllon,'o

dei vo'or' dello

v'to"

Nell'avviare questa nostra discussione sui problemi

della cultura in una città industriale, specificamente con

riguardo a Torino, e cioè a quelle che sono le carat–

teristiche dello sviluppo industriale di Torino, io credo

doveroso di richiamarmi ad alcune testimonianze,

Ho

scelto due testimonianze di uomini che hanno sentito

questo sviluppo come tale che poteva forgiare una nuo–

va Torino culturale e quella di un'altra voce che, men–

tre da un lato ironizzava sulle limitazioni di questa

Torino

-

pur amata, ma definita come la Beozia d'Ita–

lia

- ,

concludeva con un triste presagio di avvenire

industriale, Da un lato Gobetti e Burzio, e dall'altro

Enrico Thovez,

Sappiamo che Gobetti vedeva nella formazione della

grande industria, e quindi nelle masse di operai co–

scienti che si venivano a formare in questa, l'erede e

la continuazione del tempo della cavalleria in Piemon–

te. Il capitolo di introduzione al

Risorgimento senza

eroi

si conclude precisamente con un saluto a questo

avvenire del Piemonte.

Dopo aver detto che il Piemonte per rinascere cerca

altre vie che non la letteratura, che esso dedica il fer-

vore religioso di cui si era dimenticato dopo le guerre

feroci dell'alto Medio Evo, a costruirsi una economia

e una vita sociale autonoma, e dopo un accenno a quel–

la che è stata l'abilità amministrativa e la figura di Gio–

litti, Gobetti prosegue:

«Ma l'avvenire politico della

regione, pur non rinnegando queste qualità diploma–

tiche, è altrove. In pochi decenni di lavoro Torino si

è trasformata in un centro di grande iniziativa indu–

striale. Trent'anni fa era ancora

il

paese delle piccole

e medie imprese, di una scarna e debole borghesia. Oggi

ha creato la Fiat, un'azienda internazionale che è stata

capace di reggere alla crisi travolgente del dopoguerra.

Si potrebbero tentare analisi e riferimenti storici più

sottili e cogliere le psicologie nuove che questa vita

della fabbrica viene determinando. Non sarà più plebe,

sarà un proletariato fedele alla dignità del lavoro e al–

l'umiltà del sacrificio. Silenzio, precisione, coscienza tesa

e presente sono indispensabili in questo ritmo di vita.

Il senso di tolleranza e di interdipendenza costituirà

il fondo severo di questi spiriti nuovi ; e la sofferenza

contenuta dovrà alimentare, con l'esasperazione, le

virtù della lotta e l'istinto della difesa politica. Da que-