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sulla tecnologia, in un paese che ha contatti reali, ma

per esigenze produttivistiche, competitive, per una vo–

cazione di specializzazione, tende a classificare gli uo–

mini in determinate categorie. Vi sono strati e settori

sociali che difficilmente hanno la possibilità di comu–

nicare con altri settori. Anche la cultura deve passare

attraverso barriere e isole che non sono in comunica–

zione l'una con l'altra. Questa divisione sociale che

riflette la divisione del lavoro è un fatto veramente

grave per la trasmissione delle informazioni, per le

comUnICaZIOnI.

Se guardiamo l'organigramma di una grande azienda le

linee di comando predominano di gran lunga sulle linee

orizzontali, le linee di coordinamento e di comunica–

ZIOne.

Quindi vi è una specie di compartimentazione dall'alto

in basso. Uno dei problemi fondamentali nell'industria

moderna non è tanto la formazione dei dirigenti,

quanto la informazione dei dirigenti che già operano

nelle nostre industrie. Ci sono dirigenti magnifici ma

che non hanno nell'azienda strumenti per poter cono–

scere meglio e esercitare meglio il loro mestiere.

Se si tiene conto di tutti questi fattori, è chiaro che

nella città industriale la cultura deve superare degli

ostacoli continui per diffondersi; ha bisogno che vi sia

una maggiore integrazione della città industriale in se

stessa.

Due fenomeni

In

corso

La nostra stessa formazione - che caratteriz'za 'unpQt

tutto il secolo, da quando lo sviluppo

inciustriale;~ha

preso l'aire nel primo dopoguerra - è una iòrmàtiorie

che è più analitica che non sintetica; studìamo

j"'pro- ...'

blemi in via diacronica , non li

sincronizziamo~ fra

dt.

loro. Tant'è vero che in Francia, dove meglio

SI

scòr~

gono gli elementi chiave della civiltà attuale, è sorta

una nuova professione, i «conseillers de synthèse

»,

che devono essere capaci di avere una veduta più vasta

di questa nostra società che è tutta frazionata, perchè

la cultura di una città frazionata incontra molte dif–

ficoltà per circolare.

Negli Stati Uniti una delle specializzazioni e delle qua–

lificazioni scientifiche maggiormente ricercate è il

« concerter

»,

cioè lo scienziato che riesce a mettere

insieme, anche nella sua stessa disciplina, i vari ele–

menti.

Vi sono nella città industriale due fenomeni in corso,

fenomeni travolgenti e di grandissima portata: uno

che faciliterà e uno che renderà più difficile la diffu–

sione della cultura. Quello che la rende più difficile è

il

gigantismo che anche nella città è una caratteristica

dell'era moderna.

Gli inurbamenti portano in tutte le città del mondo

a un fenomeno che in America chiamano ghetti, a

Parigi bidonvilles, qui casermette e baraccamenti: cioè

a delle zone che sono impermeabili alla cultura e creano

dei problemi molto difficili da risolvere, specialmente

dove vi sono altre minoranze che sono anch'esse im–

permeabili alla circolazione della cultura .

Più ancora che questi inurbamenti credo che la satel–

lizzazione, la creazione delle megalopoli richiede uno

studio importantissimo e urgente di come si può dif–

fondere la cultura in questi enormi agglomerati che

hanno vari centri.

10

Si prevede che fra una ventina di anni ci sia un'unica

grande megalopoli che andrà da Boston a Washington,

e altre che uniranno una città all'altra; in questi

enormi alveari umani come può circolare la cultura se

non vi sono dei sistemi moderni per la comunicazione

delle informazioni?

Il secondo fenomeno, che è invece favorevole, è quello

cui ha accennato

il

signor sindaco: dalla città indu–

striale, anche in Italia, stiamo passando alla civiltà

post-industriale, gradatamente, il che significa una città

dove c'è del tempo libero; e il tempo libero può anche

essere utilizzato per scopi culturali. Però la cosa ri–

chiede una fortissima organizzazione, perchè le voca–

zioni umane non sono volte verso la cultura, ma verso

altre diversioni .

Quindi due problemi, secondo me, devono essere stu–

diati: trasmissione delle informazioni e decentramenti

dei centri di cultura. Su questo secondo punto parlerò

dopo.

« L'impegno dell'arte in forme espressive

assolutamente diverse da quelle tradizionali

è

condizionato

da quello stesso spirito di ricerca

e di innovazione che anima questa civiltà

e viene incontro alla molteplicità delle tendenze

e delle esigenze che essa suscita e mantiene»