

M.
S
a v i
-L
o p e z
,
La Leggenda di Gudruna.
G. B. Paravia
e
C.
Torino. L. 8,50.
Il
volume fa parte della collana «Miti - Storie - Leg
gende » che Carlo Micco ha adomato di indovinate tavole
e di fregi ispirati ai costumi dell'epoca in cui i Germani
settentrionali dovettero sostenere cruente lotte contro la
bellicosa schiatta dei Vichinghi.
La Leggenda di Gudruna
è un insieme di canzoni eroiche
sorte nella Germania del Nord e passate nelle terre tedesche
del Mezzogiorno, ove furono elaborate diventando poema
per mento di un ignoto trovatore del secolo X III. Nel
poema impera una bella e dolce fanciulla, la quale sopporta
con rassegnazione e con dignità la sventura che su lei si
abbatte quando i Normanni la rapiscono alla patria ed
all’onore.
Nelle presenti pagine è raccolta col solito garbo e colla
freschezza che distinguono la valorosa autrice la parte più
bella e interessante della canzone di Gudruna.
C
a r l o
A
n t o n io
A
v e n a t i
,
La rivoluzione italiana da Vit
torio Alfieri a Mussolini.
G. B. Paravia e
C . f
Torino.
L. 18.
Questo poderoso volume ha vinto il concorso bandito
dalla Società Storica Subalpina, per iniziativa del Podestà
di Vercelli, intorno ad un<* monografia sui vincoli ideali
che legano il Fascismo alla tradizione storica del Risorgi
mento e ne fanno, attraverso all'azione del Duce, il creatore
della perfetta unità nazionale.
Il
libro dovuto ad un giovane mostra chiaramente i
segni della cultura, dell'acutezza, dell’equilibrio nel giudi
care e del garbo neH’esporre, e va letto e meditato da ogni
Italiano.
L ’Avenati ha tentato di spiegare, attraverso la storia e
l’interpretazione dei fatti e soprattutto delle idee, la genesi,
la dialettica e la funzione della Rivoluzione italiana. Egli
si rifà, perciò, a Vittorio Alfieri, educatore della generazione
che compirà la Rivoluzione. Dopo esser risalito a Dante
che primo ebbe il disegno d ’unificar l’Italia, l’Autore ridi
scende al Petrarca, al Machiavelli e al Vico, e dopo esser
risalito all’Alfieri, entra in pieno nella storia del Risorgi
mento, insistendo sull’azione del Piemonte di sollecitatore
nascosto e infrenatore apparente delle impazienze rivoluzio
narie del paese.
Sull’opera di Carlo Alberto l’Avenati indugia, perchè
con essa • comincia la nuova storia del Piemonte », e giu
stamente nello stesso capitolo vien dato rilievo al Gioberti
e al Balbo, esempi viventi e ammirevoli di questa «virtù »
alfieriana che doveva trovar in Mazzini e in Garibaldi
gl’interpreti più integri. Nè meno importante è il capitolo
successivo, che illustra il contributo dato alla causa italiana
da Re Vittorio, dal Cavour e dal Garibaldi. Notevole per
acutezza è un giudizio intorno alla politica cavouriana che,
lungi dall'essere antireligiosa, non è neppure areligiosa.
Dopo aver esposto lungamente lo stato di crisi del
l’Italia dal 1870 al 1915, l’Avenati illustra la »politica
dei compromessi » di Giolitti che, «chiusi gli occhi agli
ideali di grandezza, non rimane sordo alle richieste di
benessere che da ogni parte si affollano al suo tavolo presi
denziale » e la decadenza del regime parlamentare che alla
vigilia della guerra «non ha più espedienti da far valere ».
Ma la volontà popolare trova il proprio interprete in Benito
Mussolini, l’interventismo del quale non i soltanto l’antitesi
del neutralismo di Giolitti, ma l’interpretazione delle forze
vive e nuove della Nazione contro le forze declinanti. Egli
è • la Rivoluzione in atto ». Dalla guerra nasce l’idea fa
scista, a illustrar la quale e il compimento ch’essa hi del
l’opera del Risorgimento l’Avenati dedica la seconda parte
del suo grosso volume, la quale è presentata al pari della
precedente con vivacità e spigliatezza, con giudizi spesso
audaci e brillanti.
P
aolo
Z
a p p a
,
I cercatori di diamanti.
Ed. Corbaccio. Mi
lano. L. 10.
Un altro volume di Zappa, che tratta un argomento da
lui preferito: i viaggi nelle più inospitali regioni del mondo.
L'A. ha affrontato le impervie contrade del Matto Grosso
in Brasile per visitare le case ed i cercatori di diamanti.
Viaggiu avventuroso attraverso foreste sconfinate ed im
praticabili, soltanto in piccolissima parte abitate da
indios
non sempre benevoli e superando pericoli non indifferenti
per la svariatissima fauna in agguato e per i miasmi che
abbondantemente emanano dalla foresta e che sono causa
di gravi contagi.
L'A., con alcuni compagni di ventura, non ha indugiato
ad affrontare con giovanile entusiasmo le calamità che si
profilavano nell'effettuazione del suo viaggio, pur di trovare
questi cercatori di diamanti, chiamati
garimpeiros,
che
vivono ai margini della foresta vicino ai corsi d ’acqua,
dove cercano con sistemi empirici le bianche preziose pietre.
Essi rappresentano tutti gli strati sociali della popolazione
del mondo. Oltre ad avventurieri, canaglie e fuori legge vi
sono tra di loro uomini che furono normali, che vissero un
po' bene ed un po’ male, lottando contro la sorte avversa,
e che hanno abbandonato i loro paesi, spinti dalla fantasia
e dalla speranza di essere un giorno favoriti dalla fortuna,
la quale, purtroppo, non è facilmente afferrabile ed il più
delle volte essi scontano con la vita i duri sacrifici sopportati.
C
a r l o
M
e r l in i
,
Palazzi e Curiosità storiche torinesi.
Editore
Lorenzo Kattero. Torino. L. <15.
È un bel volume in-40 riccamente illustrato da più di
200 illustrazioni, che il nostro collaboratoi
il lettore
appassionato di ricordi della nostra città e che in parte
videro la luce nelle colonne della nostra Rassegna. Risorge
in queste pagine il passato della piccola ma forte Torino,
di cui è rievocata la storia intessuta di guerre, di assedi, di
vicende tristi e bete. Sono capitoli di piacevole esposizione
tutta intessuta di aneddoti e di notizie rare o poco note.
Sono ricordati i castelli e le dimore della città e dei dintorni,
dal Castello del Valentino alla «Vigna » di Madama Reale,
i palazzi più insigni, le vie e le piazze più degne di nota,
e i personaggi più illustri. Molte stampe antiche accrescono
pregio al testo. Merlini ci ha dato un’opera importante
che si legge con diletto e con profitto e che volentieri rac
comandiamo ai nostri lettori.
A
lfonso
A
roca
,
I doveri dell'interprete nello Stato nuovo.
Il
discorso inaugurale che l'insigne Avvocato Generale
della Corte di Torino ha pronunziato per l'apertura del
l’anno giudiziario era ben degno di essere liberato alle
stampe, sia per la originalità del tema, sia perchè esso ha
tutti i pregi di una densa monografia, che potrebbe anche
meritare il titolo di
Sintesi i i lezioni sul nuovo diritto italiano.
Nel simpatico suo stile, conciso ed incisivo, dimostrando
una piena ed esatta vistone di quel grande fatto storico che
è la Rivoluzione Fascista, «sorta dal profondo senso di
equilibrio e di giustizia del popolo italiano » l’A. illustra
il lavorio legislativo che si è formato sui nuovi principi
etico-politici di questo vitalissimo Stato moderno, «Stato
di popolo », al quale è stata data una nuova coscienza
giuridica.
■
Nel sistema fascista — afferma l’A; — i diritti sogget
tivi dei singoli non derivano da astrazioni filosofiche, come
quella della sovranità popolare, o da ragioni contrattuali,
ma bensì dalla organizzazione che lo Stato dà a se stesso
nella sua qualità di entità sociale giuridica, sovrastante i
diritti e gli interessi degli individui ». E su qnesto concetto
fondamentale, a coi
egh
vede inspirata tutta la nuova
legislazione, vengono da Ini delineati ed illustrati i doveri
dell’interprete, vale a dire del magistrato fascista.
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