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IL SANTO COTTOLENGO

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L a p a r l a d l a g r M M • (L'Iaacgaa

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Il S u l* la c o a r r i c v i fece scrivere «opra le

grandi parole

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d eaifn an o il sao is tillilo )

tanta ripercussione nel mondo e più ancora nel vicino

Piemonte, non sappiamo: l ’animo dei fanciulli è

sommamente ricettivo. Conosciamo ch’egli, prete

novello a Bra, s’occupò con zelo assiduo dei poveri

soldati che tornavano dalle guerre napoleoniche: e

che infine, esplosa la sua vera vocazione, egli oppose

ai deliramenti ideologici d’un secolo ch'era Aglio

spirituale di Voltaire, l’arma gloriosa e invincibile

della carità di Cristo.

* * •

Il Cottolengo, a 25 anni d’età, fu ordinato sacer­

dote (8 giugno 18 11) nella cappella del seminario

metropolitano di Torino da Mons. Paolo Giuseppe

Solaro, già vescovo d’Aosta e futuro Cardinale di

S. R. C.

Nel 1814 egli era di nuovo a Torino, reduce dai

ministeri santamente esercitati a Bra e a Come-

liano. Un motivo di studio ve lo riconduceva, quello

di prepararsi alla laurea dì dottore in teologia.

E codesto perìodo di preparazione egli lo trascorse

nel

Collegio delle Provincie,

istituto destinato agli

studi universitari di giovani ecclesiastici scelti da

tutte le provincie del Piemonte. Ivi gli fu maestro

il preside Teologo Ferrerò, che già lo aveva avuto

suo discepolo a Bra: il nostro laureando ebbe allora,

come suoi condiscepoli, quel Pietro Scavini che fu

poi autore del notissimo trattato di morale,

e

il

savoiardo Andrea Charvaz, futuro precettore dei

principini Vittorio Emanuele e Ferdinando, figli di

Carlo Alberto, poi Vescovo di Pinerolo ed onore del­

l’episcopato subalpino.

Torino usciva in quell’anno stesso dalle convul­

sioni rivoluzionarie che l’avevano agitata: la sera

dell’8 maggio gli austriaci del conte Bubna erano

entrati nella capitale piemontese e lo stesso giorno

Vittorio Emanuele I, reduce dalla fedelissima Sar­

degna, era sbarcato a Genova.

Mentre i nuovi concetti di giustizia e d’egua­

glianza sociale, germogliati dai principi dell’89, fer­

mentavano nelle coscienze, si intraprendeva vigoro­

samente la restaurazione, che purtroppo era un puro

ritorno all’antico senza alcun conto delle nuove aspi­

razioni: e s’intraprese anche il riordinamento degli

ordini e degli studi ecclesiastici.

Torino, che aveva nel 18 13 appena 68.900 abi­

tanti, tre anni dopo ne contavamo.000 di più, fra cui

516 preti e appena 86 tra frati e monache: però

incominciava il ritorno dei religiosi sbanditi dalla

rivoluzione, benché alcuni ordini fossero destinati

a non ritornarvi più.

Di un grande avvenimento religioso fu testimone

il Cottolengo in quei giorni. Il 19 maggio 1815, alle

ora 10,30 di sera, Papa Pio VII entrava in Torino

con accanto il re Vittorio Emanuele I ch’erasi recato

a incontrarlo a Moncalieri. Accompagnato dal Car­

dinale Pacca (l’ex-recluso del forte di Fenestrelle)

e da alcuni vescovi, egli declinava l ’invito di recarsi

al Duomo dove lo attendeva il Capitolo con immensa

moltitudine di popolo, e subito si recava — data

l’ora tarda — al Palazzo Reale. Il 21 esponeva la

Santa Sindone dal loggiato del Palazzo Madama e il

22 sera ripartiva per Roma, dopo aver orato nelle

chiese della Consolata e della Trinità. Era il settimo

viaggio che quel Pontefice, per causa del dispotismo

napoleonico, intraprendeva attraverso al nostro paese:

e il Cottolengo spesse volte ne’ suoi fervorini alla

Piccola Casa

ricordava con gioia il lungo cammino

ch’egli aveva fatto, quand’era giovane vicecurato a

Comeliano, per riuscire almeno a vedere il Ponte­

fice nel suo ritorno da Savona.

* * *

L ’esame di laurea fu dal nostro Santo sostenuto

con esito brillante il 14 marzo del 1816

d in n a n ri

ai

membri della Facoltà teologica della R. Università,

ch’era stata ricostituita dopo la caduta di Napoleone.

Alla suddetta ricostituzione facevan parte del Col­

legio teologico

i

dottori Contento, Stuardi, Regis,

Sineo, Pellegrino, Agodino, Bardi, Bricco, Botta,

Guala, Casalis, Melano, Pasio: e nera preside Amedeo

Brano di Samone, eletto l’anno seguente Vescovo di

Cuneo. Erano professori nella stessa Facoltà i dome­

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