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attesa di divenire il più grande maestro di
giovani del suo secolo e dei tempi moderni.
Giuseppe Benedetto Cottolengo splende in
mezzo — successore, coetaneo, antesignano —
ad una costellazione d’uomini di Dio, che oggi
gli fanno corona nel paradiso dei Santi, dopo
aver seminato nei solchi della nostra vecchia
terra piemontese i germi d’una carità produt
trice, fino ai giorni nostri, d’un’immensa frut
tificazione di bene.
Abbiamo nominato i precursori e coetanei,
ed ora ecco il magnifico drappello dei succes
sori ed imitatori del nostro Santo: Murialdo,
Cocchi, Bracco, Prinotti, Saccarelli, Merlo,
Vola, Borei, Giriodi, un prete Borletti, un
abate Faà di Bruno, un padre Carpignano...
per dire solo di quelli, le cui opere durano
tuttora.
Quando accanto a cotesti ministri della ca
rio. si pongano i cultori della scienza e degli apostoli
dell’istruzione popolare (carità anche questa, carità
spirituale)
— come un Rosmini, un Rayneri, un
Aporti, un Amedeo Peyron, un Goffredo Casalis,
un Antonio Bosio, il cardinale domenicano Gaude,
il cardinale Barnabita Billio, i gesuiti Perrone, Tap-
parelli, Paria, i Fratelli delle Scuole cristiane, i nobili
ingegni che fiorirono nell'Accademia di Superga e
nell’accademia Solaro — fucine di grandi ed emi
nenti prelati — allora c’è da essere sbalorditi in leg
gere certe insinuazioni moderne sul clero torinese di
quel tempo, che ci lasciò un patrimonio inestimabile
di pietà, coltura, carità: un clero sì dotto e si santo,
quale Torino non ebbe mai e forse non avrà mai più.
Quanto all’opera del nostro Santo, essa '*"*** im
ponente, in un’atmosfera di miracolo, sovrasu ,.^ a
tutte le incomprensioni del laicismo, come la più
bella, convincente e commovente apologia della Fede.
Prof. Don SILVIO SOLERO
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