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Duca di Savoia Vittorio Emanuele, il futuro primo
Re d’Italia, con un’illustre deputazione della Corte gli
recava in Yaldocco la grande medaglia d’oro della
società francese Montyon e Franklin, decretata ai più
insigni benefattori dell’umanità. La sua fama si span
deva in Italia, valicava i monti e i mari, commoveva
i cuori, onorava Torino, era celebrata da uomini di
Stato, filantropi, pubblicisti d’ogni fede e opinione.
Il Cottolengo, umile in tanta gloria, anzi affatto
ignaro degli onori che si facevano, trattava con la
consueta semplicità e bonomia con Carlo Alberto,
coi Principini, con l’Arcivescovo Fransoni, col barone
La Tour governatore di Torino, col conte di Cavour
vicario della città, con vescovi, ministri, grandi di
gnitari... Il suo sistema è tutto in quest’episodio:
egli conservava un’antica moneta bernese, racchiusa
in un quadro: la moneta recava da un lato il motto
—
Deus providebit
— e dall'altro la figura d’un orso.
E il Santo, agli amici, spiegava ridendo la cosa in
questi termini:
I l motto significa che lidio provvederà:
l'orso poi significa che, per provvedere, Iiiio ... si
serve i i me!
Sempre fu Torino terra fertile di pietà
e carità. Noi non seguiamo il metodo di
coloro che non possono glorificare un Santo,
se non a spese dei predecessori e dei con
temporanei.
La nostra città, già illustrata dalla ca
rità di Sebastiano Valfrè, rigurgitava di pie
istituzioni votate al sollievo di tutte le mi
serie umane.
Segnaliamo le Confraternite della Miseri
cordia per l ’assistenza dei carcerati e con
dannati a morte (1578), di Santa Croce per
il riscatto degli schiavi ed altre beneficenze,
della Trinità per l’ospizio di pellegrini e
convalescenti, di San Rocco per il soccorso
degli appestati, ecc... Segnaliamo il collegio
delle orfane (1583): l’Ospedale Maggiore di
San Giovanni, campo della beneficenza del
Capitolo Metropolitano e della munificenza
cittadina: gli Ospedali ed Ospizi dell’Ordine
Mauriziano, ecc...
Fin dal 1589 padre Magnano fondava
l ’istituto del Soccorso; nel 1766 Don Giu
seppe Contini il ritiro per le figlie dei mili
tari; nel 1780 il prete Baracchi istituiva
l’ospedale di San Luigi, a cui dava tutto
il suo, andando a morire povero in un
ricovero. Questi caritatevoli precursori del
nostro Santo meritano bene di essere ricor
dati dalla gratitudine cittadina, nel giorno
della sua glorificazione.
In tempi più vicini, Carlo Alberto affi
dava alle Figlie della Carità il convento di
San Salvano, dove poi sorgeva l ’Ospedale
omonimo, nel 1833 l ’Ospedale Militare, e
nel 1841 l’Opera della Maternità.
Dunque Torino era terra ferace di bene.
Ma ormai, a nuovi tempi, nuovi bisogni...
Torino, nel 1830, era vertiginosamente salita a
122.424 abitanti, e sol l’occhio acuto e il cuore
ardente d’un Santo potevano scandagliare tutte le
miserie che si celavano al fondo.
Mentre negli orti di Valdocco il Cottolengo edi
ficava la città della carità dedicandola alla Divina
Provvidenza, la Torino
benefica
s’accresceva di nobili
istituzioni ed era illustrata da una pleiade d’uomini
di Dio.
Già il piissimo e santo abate Brunone Lanteri
aveva fondata la sua istituzione degli Oblati di Maria:
già fioriva in Torino il padre Marcantonio Durando,
potens in opere et sermone,
il quale nel 1831 comin
ciava a governare la comunità dei Preti della Missione:
nel convitto ecclesiastico di San Francesco il Teo
logo Giiala era luce di dottrina e di beneficenza, e
vicino a lui cominciava a splendere sul candelabro
la santità di don Cafasso, che nel 1833 saliva all’al
tare e nel 1837 sulla cattedra come ripetitore di
morale.
E nel 1841 Don Bosco dava inizio a’ suoi oratori
festivi nella sacrestia di San Francesco d’Assisi, in
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