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guerra? Sono questi, o signori, ridotti pra­

ticamente, e tutti coloro che hanno avuto

il comando di un reggimento lo sanno :

sempre che vi siano lavori di speciale im­

portanza da eseguire, sempre che vi siano

occupazioni le quali escano dal comune, è

mestieri ricorrere agli Ufficiali che hanno

seguito i corsi della Scuola di guerra. In

quest'aula vi sono Ufficiali generali, che

hanno esercitato ed altri che esercitano alti

comandi : essi possono rendere testimo­

nianza, che negli Ufficiali provenienti dalla

Scuola di guerra vi sono preziosi collabo­

ratori. Gin quella Scuola e col Corpo di

Stato maggiore, noi, dopo l'insuccesso del

1866, siamo riusciti ad elevare la coltura

dell’ esercito ed a provvedere degnamente

agli alti comandi ».

A meglio dimostrare la tesi converrebbe

scendere a indicazioni particolari. Potran­

no bastai^ alcune considerazioni concrete :

1) Anzitutto la Scuola ha rifornito di

uomini insigni gli alti gradi e Comandi del-

l ’ Esercito. Basterà avvertire che furono al­

lievi della Scuola di guerra il Maresciallo

d ’ Italia Badoglio, Capo di Stato Maggiore

generale e governatore della Libia, e il Ge­

nerale Gazzera, Sottosegretario di Stato al

Ministero della guerra ;

2) 11 numero egregio di ottimi Uffi­

ciali, passati per tante depurazioni di esa­

mi e di specchi caratteristici, assicura al

Corpo di Stato maggiore un valore sicuro,

degno della fiducia del paese;

3) Fu ed è vantaggio innegabile per

la coltura professionale dell’Esercito, che

parecchi Ufficiali superion siano stati e sia­

no tuttora dall’ ufficio stesso dell’ insegna­

mento spinti a coltivare più profondamente

i vari rami dello scibile militare, come di­

mostrano lo sviluppo maraviglioso delle Ri­

viste militari, la ricca bibliografia militare

dell’ ultimo cinquantennio, le nuove attivi­

tà esplicate nella pubblicazione dell’ Uffìcio

storico dello Stato maggiore, la feconda

produzione diretta dalla Scuola di guerra.

4)

L essersi la Scuola, oltre al suo sco­

po essenziale, fatta centro di ogni altre ma­

nifestazione di coltura, come attestano il

Gabinetto di cultura e ritrovo, fondato dal­

l'insigne Comandante della Scuola, Gene­

rale Guido Liuzzi, e le numerose e svariate

Conferenze ivi tenute da uomini illustri.

E chi scrive ricorda con sentimento di

riconoscenza i cinquecento Ufficiali (allievi

della Scuola di guerra e della Scuola d’ap­

plicazione d’artiglieria e genio, e Ufficiali

del presidio) d ’ogni arma e d’ogni grado

fino al Comandante del Corpo d ’ armata,

che assistettero per tre anni consecutivi

(1907-908-909) con

a attenzione e

particolare simpatia alle sue Conferenze sui

Risorgimento italiano.

Nessuna grande guerra prima del 1915

aveva ancora fornito opportunità agli Uffi­

ciali usciti con onore da questo supremo

Istituto di rivelare nella feconda applica­

zione tutte le doti intellettuali e morali. Però

nelle campagne dell’Eritrea molti allievi

della Scuola esplicarono, per quanto dalla

natura di quella guerra poteva essere con­

sentito, non solo elevate attitudini al Co­

mando, ma energie singolari di carattere

fino all’eroico sacrificio della vita.

Nuovo campo di attività gloriosa s’aperse

nell’ impresa libica, che si iniziava con l’olo­

causto di Pietro Verri, capitano di Stato

maggiore, e proseguiva con la partecipazio­

ne non solo di antichi Ufficiali, che da pa­

recchi anni erano usciti dalla Scuola, ma

di molti insegnanti e giovani allievi, che,

lasciati i quieti studi, accorsero ai reggi­

menti, nei Comandi, nei servizi di Stato

maggiore; e nell’olocausto della vita la

Scuola si affermò gloriosamente.