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Nel Bicentenario dell'Orto Botanico

di Torino. 1729-1929

Lo studio della botanica non poteva essere

molto in favore all’inizio del Rinascimento,

perchè era considerata come una semplice an­

cella della medicina e dell'agricoltura ; ma sul­

l’inizio del 500 si nota un sintomatico fervore

rivolto allo studio dei fenomeni fìsici e degli

esseri naturali ; i viaggi in lontane regioni, l'eco

non ancora spenta delle mirabili esplorazioni di

Marco Polo nell'estremo oriente, la scoperta

dell’America, la coorte di arditi navigatori mer­

canti della^ Repubblica di Venezia, tutto ciò

aveva contribuito a fare conoscere una grande

quantità di nuovi prodotti della natura e quindi

invogliato gli spiriti, sia pure a traverso il mi­

raggio di pratiche utilizzazioni, a conoscere un

po’ più a fondo il mondo dei vegetali, ia loro

essenza ed il posto che essi, nell'economia natu­

rale ed in quella della società, dovevano occu­

pare.

Si comprende quindi che il multiforme inge­

gno di Emanuele Filiberto, reduce da quelle

imprese militari e diplomatiche che gli avevano

procurato una fama inconcussa nel mondo poli­

tico, rivolgendo le sue cure alla ricostituzione

dei suoi Stati ridotti in miserrime condizioni

dalle lunghe guerre e più ancora dalle dilapi­

dazioni delle milizie mercenarie di varie razze —

ma tutte cattive — ravvisasse necessario dare

nuova vita agli studi superiori universitari e fra

questi anche alla botanica, creando in servigio

della medicina presso ('Università I ufficio di

Lector et Ostensor simplicium,

cioè delle piante

di cui allora si ritenevano efficaci le varie virtù

terapeutiche. Era un gran passo: non si poteva

certo pretendere che di colpo la botanica assur­

gesse alla dignità di vera cattedra di pari

importanza di quelle delle facoltà di Giuri­

sprudenza e di Teologia, ma intanto essa entrava

ufficialmente negli insegnamenti superiori e si

andava creando una corrente più favorevole al

suo studio e sopratutto si formava la convin­

zione che lo studio delle scienze della natura

fosse degno della estimazione che godevano

altre discipline ed arti liberali.

Intanto la botanica - 1 - facendo rapidi

progressi e l’Italia vi faceva ottima figura coi

nomi di Aldrovandi, di Cesalpino, di Malpi-

ghi, ecc. Toccava ad un altro Principe di

Casa Savoia il dare nuovo impulso alla scienza

dei vegetali, perchè colle costituzioni di Re

Vittorio Amedeo 11 del 1729 venne creata una

vera cattedra, non più semplice

Ostensio simpli­

cium

e venne istituito l’Orto botanico della

nostra Università, il quale sorse in un terreno

attiguo al Castello del Valentino e ne venne

affidata la direzione a Bartolomeo Caccia 1*8

novembre di quell'anno.

Anno adunque memorabile nei fasti dell’Orto

botanico di Torino, che poi, nel successivo

secolo ed in armonia coi nuovi ordinamenti della

scienza nostra, doveva trasformarsi in un vero

Istituto botanico.

Ai tempi del Caccia circa 800 erano le

piante coltivate nell’Orto prevalentemente an­

cora medicinali, ma il seme gettato sapiente-

mente dal fondatore tosto germinava e dava

frutti insperati, che ingigantirono quapdo la

direzione venne data al celebre medico Carlo

Allioni, botanico di grido mondiale, molto sti­

mato dal grande Linneo, di cui piace ricordare

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