Table of Contents Table of Contents
Previous Page  969 / 1512 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 969 / 1512 Next Page
Page Background

M c n r o :

<(

E' la più vana delle illusioni

— sono

le sue parole —

quella di credere che Tren-

10 e Trieste si possano acquistare in virtù di

trattati. L ’Austria ha speso milioni per jor-

tificare i suoi confini. E ’ una belva che si

lascia mozzare gli artigli piuttosto che ab­

bandonare la preda. Trento e Trieste sono

stati spopolati e la loro gioventù è stata sa

criccata per una corona insanguinata : esse

invocano l'Italia liberatrice! ».

« Ed ancora una volta il Principe Sabau­

do, Sovrano d 'Italia, terzo del suo nome, ri­

spondeva, questa volta da Roma capitale

d ’Italia, al grido di dolore che gli giungeva

per bocca del nostro Eroe, invocante a nome

delle due Provincie ancora schiave ed irre­

dente.

« Da quei giorni sono trascorsi solo quat­

tordici anni e paion secoli tanta è la storia

che essi racchiudono ! Venne, per volontà

del Re Soldato, la grande guerra redentri­

ce; venne l ’atroce e santa passione che

ebbe nel martirio dell’Eroe una delle sue

ore più epiche, venne infine per l ’Italia gui­

data dal suo Re vittorioso la battaglia deci­

siva della vittoria alleata ; s’ebbe poi la stasi

infausta, in cui tutto pareva dovesse som­

mergersi e naufragare, e per ultimo la ma­

gnifica reazione della Giovinezza Italica, la

Marcia su Roma, la restaurazione di tutti i

valori nazionali, la mondiale affermazione

della nostra Vittoria e della nostra grandez­

za per opera di un Genio inviatoci da un

fausto destino.

« La semente gettata qui dal Martire non

poteva dare migliore e più rigogliosa messe.

11 suo spirito placato deve esultare poiché

1 Ideale per il quale egli immolò la sua vita

è stato luminosamente raggiunto. Ne sen­

tiamo qui tutti la presenza propiziatrice ed

ammonitrice a proseguire disciplinati, ope­

rosi e fidenti, verso quella meta che Gli il­

luminò lo sguardo nel supremo supplizio,

che gli strappò dalla gola, già stretta dal ca­

pestro, l ’estremo grido vittorioso di « Viva

l’Italia ! ».

Cessati i vivissimi applausi che accolsero

il commosso discorso del Podestà di Tori­

no, prese la parola il console Larcher, rap­

presentante la città di Trento e già compa­

gno del Battisti.

( Trento — egli disse — che nella rac­

colta anima sua senza tregua, diuturnamen­

te ricorda ed esalta il suo Grande e con gra­

titudine lo rievoca nelle liete come nelle tri­

sti circostanze, perchè con noi gioisca o per­

chè ci aiuti e ci consoli ; Trento, che in Ce­

sare Battisti vede non solo il Martire, ma so­

prattutto l ’assertore della contesa nostra ita­

lianità, il soldato, l ’alpino, Trento non po­

teva non sentire con orgoglio delle onoranze

che voi, alpini di Torino, stavate oggi per

tributargli. Non poteva non essere dove si

onora il suo Eroe, tanto più quando ciò suc­

cede a Torino, la città che ci fu maestra di

patriottismo sin dagli albori, che per un se­

colo fraternamente ci accolse, ci protesse, oi

educò e col suo nobile esempio tenne desta

in noi quella fiamma, che fra tutti più pura

e radiosa rifulse in Colui che la forca degli

Absburgo rese immortale.

« E Trento volle, o amici, o fratelli alpini,

che io, più umile, ma il più costante, ve­

nissi oggi a voi per dirvi con quale palpito

di gratitudine tutti i trenti™, nessuno esclu­

so, veda sorgere in mezzo a voi, in mezzo a

questa forte, leale e patriottica popolazione,

l'effigie del Martire, che riassume in sè tutte

le virtù della nostra razza montanara e, rie­

vocando un passato di gloria, manterrà vivo

in voi il nome della mia città, che altera e

serena vi ringrazia e qui promette (e quel

che promette mantiene), che come per lun­

ghi sessant’anni da tutti osteggiata, senza

mezzi, povera e sola, combattendo ogni