

10 guardò meravigliata di trovare in lui quella
stessa allegria ehe aveva lasciato fuori. Far
cresimare Nino da Antonio! Per quanto strana
paresse, la proposta non era poi assurda: la
donna ripensò alle parole di pace udite poco
prima, rivide la mano bianca del vescovo nel
l'ombra dell'arcata.
Così fu deciso.
Giuliano si mise a fumare appoggiati» al
muro fuori del cancelletto. dopo cena. An
tonio. come al solito, seduto su un paracarro
prendeva il fresco tutto solo. Quante ore ave
vano passato così, quante sere, quante estati,
senza scambiarsi parola! Fu Giuliano che gli
parlò per primo, come
se
riprendesse un di
scorso interrotto: gli chiese s'era vero che
Giovanni aveva intenzione di prendere in af
fitto il poderetto di Battista. Antonio si mera
vigliò. ina non lasciò vedere la sua meraviglia,
non battè ciglio, cercò di spiegarsi quel fatto
inaspettato: sputò, si passò lentamente una
mano »ulla bocca, poi disse di sì. che era vero.
Parlarono per un poco del podere di Battista,
poi *i ritirarono ognuno nella propria casa.
11 giorno dopo la moglie di Giuliano mandò
una focaccia appena sfornata alla moglie di
Antonio, la moglie di Antonio mandò un ce
stini» pieno d'uva moscatella e di pampini.
Antonio chiese a Giuliano
se
volesse far da
padrino a Demetrio, che era coetaneo di Nino.
I ragazzi si chiamavano di qua e di là della
s iepe .
*i affacciavano tra i rami.
Anche per gli uomini semplici la vita, a una
certa età. diventa uniforme e monotona, forse
per gli uomini semplici più uniforme che per
gli altri: ma non cessa del tutto mai il desiderio
di novità, anzi con la monotonia si fa più vivo,
perchè la novità dà l'illusione del tempo in
cui tutto era nuovo, tutto ancora da speri
mentare. Per questo i due vicini si sentivano,
in quei giorni, pieni di baldanza giovanile.
La novità era la loro amicizia. L'inimicizia,
il non parlarsi, non salutarsi e far finta di non
vedersi 1avevano conservata fresca e intatta.
Dopo dodici anni le loro mani tornavano a
stringersi calde e amiche. Questo fatto così
semplice e naturale era meraviglioso per essi
che fino a qualche giorno prima erano vissuti
separati dalla »iepe di sambuco e avevano pre«o
I abitudine di ascoltare le loro voci come si
ripensa la voce di un morto col quale non è
più dato parlare e che tuttavia perdura nella
memoria coi suoi accenti e par viva. Ora con
versavano «eduti fuori del cancello, parlavano
della moglie, dei figli, di tutte le loro cose,
b e n c h é
ognuno sapesse tutto dell'altro, e si
ascoltavano con grande piacere, come se ap
prendessero cose nuove, rallegrandosi since
ramente uno della fortuna dell'altro. E anche
questo conversare era meraviglioso, come sono
nella giovinezza i fatti più semplici.
La domenica i ragazzi furono cresimati.
Furono scambiati doni e inviti.
11
vescovo partì, il paese tornò silenzios
1 lavori furono ripresi. Fu scelto misurato e
mondato il grano per la semina. Ognuno pen
sava ai pericoli che quel grano correva affi
dato alla terra. S'avvicinava l’ inverno. Piogge
incessanti allagavano i campi.
I na sera di sabato, tornando dal lavoro
Antonio e Giuliano trovarono la siepe di sam
buco tagliata all'altezza della cintola per un
buon tratto. S’erano salutati nel viottolo prima
di varcare ognuno il proprio cancello, ed ora
si trovavano di nuovo faccia a faccia. Si guar
darono meravigliati, interdetti attraverso quel-
l'ampia finestra. Ognuno guardò il cortile del
l'altro, così simile al suo, fangoso, pieno di
sterco di polli. Si sorrisero, o meglio alzarono
i grossi baffi sui denti. Ognuno credette che
fosse stato l'altro a far tagliare la siepe. Si
voltarono le spalle, rientrarono in casa acco
stando piano la porta.
Quando seppe che era stato Nino a tagliar
la siepe d ’ accordo con Demetrio, durante l’as
senza di sua madre. Giuliano piegò in quattro
un cordino sottile e sfogò la sua ira.
In casa di Antonio, poco dopo, si udì il
pianto di Demetrio.
Attraverso la finestra di foglie le due case
si guardavano con gli usci socchiusi, con i
muri scrostati e le pergole nude.
Le galline, pian piano, si ritirarono nel
pollaio.
GIUSEPPE DESSI
S P I C C I O L I
Ah. Hetastasio!
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Ah. Hetastasio!
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