

Era contento, benché non lo lasciasse ve
dere. Tutti erano contenti, in casa sua. quel
l'anno. I na contentezza ancor poco chiara,
che aspettava un pretesto per manifestarsi.
Ba^ta un nonnulla, a volte, perché la gioia
di un uomo prorompa: ma Giuliano era so
spettoso della sua stessa allegria, temeva la
sua allegria solitaria.
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pretesto finalmente venne. Una sera,
dopo che il trenino delie Complementari ebbe
finito di fischiare dietro gli eucalipti, le cam
pane di S. Demetrio cominciarono a suonare.
11 cielo di Pontario si fece intento sulle strade
giuncate di mirto e di palma, s’ atteggiò a
quella pace che accompagna le processioni
paesane. Ma non si trattava di una festa, ve
ramente, né di una processione: mi dissero
che il vescovo era arrivato per le cresime.
Le donne e i ragazzi erano andati in piazza,
e Giuliano fumava seduto in cortile, guardando
i mortaretti che scoppiavano intorno alla cu
pola verde del campanile di S. Demetrio e le
nuvolette di fumo che s’ aprivano nel cielo. Sul
cortile passavano radendo i tetti piccioni messi
in fuga dagli scoppi. A un tratto la gioia gli si
accese nel cuore, intensa. Era la stessa gioia
che da qualche tempo gli saliva ogni tanto alla
testa come una leggera ebbrezza e che egli,
per una abitudine di uomo povero e provato,
scacciava. Ma ora non pensava di indulgere
alla sua stessa gioia; gli pareva di accettare
una gioia che gli venisse di fuori, e ascoltava
lo scampanio confuso al vociare della folla, e
gli scoppi dei mortaretti, uno dopo l’altro.
Ma non pensava al vescovo che in quel mentre
incedeva tra la folla inginocchiata col pasto
rale d'argento e la mitra ingemmata: pensava
al buon raccolto di quell’ anno. Questo era
I argomento del festoso colloquio delle cam
pane. Era tutto là, nel granaio, dietro le
vecchie finestre tarlate.
Per quanto fosse stato buono, il raccolto,
quell'anno, anche i figli e la moglie non ave
vano osato affermarlo, e scrutavano la sua
(accia dura e chiusa. 11 raccolto non era stato.
|»er loro, la festa di chi, messo al sicuro il suo
girano, esce alfine da un lungo periodo di fa
tiche e di speranza non priva di timori. 1 ti
mori ancora duravano: sapevano sì quanti
>acchi di grano c ’ erano nel granaio, ma la
faccia di Giuliano era cupa, e poteva esserci
qualche ragione misteriosa per cui il raccolto
forse era buono solo in apparenza. Tuttavia
una gioia ancora confusa, simile alla speranza
che avevano fatto nascere le prime spighe sgra
nate nelle loro mani, li abbelliva come un’ onda
di salute. E aspettando di prorompere, durava.
Solo lui era sicuro che il raccolto era stato
proprio buono, ma non voleva pensarci, tanto
era il timore che la buona fortuna si allonta
nasse da lui. Credeva sinceramente che la
fortuna gli arridesse solo perché lui faceva
fìnta di non accorgersene. Da anni gli arri
deva, modesta e costante, ma siccome il suo
benessere era cresciuto col crescere della sua
famiglia, gli era stato facile nasconderlo a sé
e agli altri. La sua prosperità era cresciuta
invisibilmente, come cresce un albero, che
nessuno ci bada.
Ora però a ogni scoppio intorno alla cupola
verde sussultava di gioia, e per non piangere
cercava intorno un oggetto che manifestasse
questa gioia. E i suoi occhi, cercando, si fer
marono sulla siepe di sambuco che separava
il suo cortile da quello di Antonio Sapìa, non
perché la siepe esprimesse la sua gioia col suo
verde r igog li
ma
perchè, in certo senso, la
limitava e la velava. Ecco, si diceva pensando
al vicino, la mia prosperità e la sua sono cre
sciute assieme come due polloni crescono sulla
stessa radice, la mia di qua. la sua di là della
siepe. Così sono cresciuti i nostri figli.
Dodici anni erano passati dall’alterco che li
aveva divisi, ma da quel tempo, senza salu
tarsi, evitando di guardarsi in faccia quando
si incontravano, erano vissuti in pace, Giu
liano e Antonio e le loro famiglie. Giuliano
non aveva mai detto male di Antonio, nè
Antonio di Giuliano, e così le loro donne;
anzi, senza darlo a vedere, se qualcuno par
lava male di Giuliano ad Antonio, Antonio
difendeva il vicino; e così Giuliano. La gente,
che li sapeva nemici, vedeva la verità delle
loro parole, e la fama della loro onestà e della
loro saggezza cresceva. Cresceva con la loro
prosperità. Come ognuno di essi proteggeva la
sua modesta fortuna, così proteggeva anche la
tacita amicizia per il presunto nemico. Ora,
per la prima volta, dopo tanti anni. Giuliano
avrebbe voluto dire a tutti come la fortuna
l ’ avesse accompagnato e come l’ amicizia la
avesse confortata.
Quando Lucia tornò a casa con lo scialle
che sapeva d ’incenso e il viso rosso come una
ragazza per il caldo della chiesa. Giuliano le
disse il pensiero che aveva fatto durante la
sua assenza. La donna, che cominciava a
essere stanca dell’ allegria chiassosa della gente
ed era tornata a
casa
per Carsi in
pace
il
caffè,