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Fig. M. - VERCCLLI ■CMm

éi

*. Chiara (B Vitto»)

Fig. ) f

di Tarino (• Vitto*»»)

rito in Sassia e di S. Marcello, si modifica. La

chiesa appare come un vasto ambiente rettango­

lare nelle cui pareti maggiori si apre un’unica

vasta cappella molto larga e relativamente poco

profonda, dando così alla pianta un accenno di

schema a croce, non sentito peraltro volumetri­

camente, se non nel caso in cui la copertura, in

corrispondenza delle predette cappelle maggiori,

perda la sua abituale conformazione a botte o ad

archi e crocere, per assumere quella di cupola,

o, più spesso, di calotta sferica. Frequentemente

alle due cappelle maggiori, collocate a metà navata,

si affiancano simmetricamente cappellette minori,

di solito due per ciascuna parete. Appartengono

a questo tipo, a Mondovì la chiesa del Gesù o

della Missione, del Boetto (1664) (fig. 6) e la chiesa

di S. Filippo, del Gallo (1737); a Cavallermaggiore

la chiesa della Misericordia, del Castelli (1654)

(fig. 7); a Bra la chiesa di Sant'Andrea, il cui

disegno è attribuito al Bernini (fig. 8); a Racconigi

la chiesa di S. Giovanni, del Gallo (17 19 ) (fig. 9).

Altre volte infine l’unica cappella non si trova

a metà navata, ma è spostata verso l’altare; così

a Torino nella chiesa di S. Cristina, attribuita

a Carlo di Castellamonte (1635?); a Bra nella

chiesa di S. Giovanni Decollato (fig. 10) ed in

quella della SS. Trinità, entrambe della prima

metà del seicento. Disposizione questa estrema­

mente semplice, diremmo quasi primitiva, nono­

stante l’epoca in cui viene attuata.

Lo schema completo della chiesa del tipo Con­

troriforma, già apparsa a Roma nel Gesù fin dal

1584, è invece assai poco frequente in Piemonte

e non raggiunge mai la grandiosità della chiesa

romana e delle altre più famose dello stesso tipo

quali S. Andrea della Valle a Roma (fig. 13).

chiesa del Redentore a Venezia, ecc.

Questa forma era invero comparsa in Piemonte,

sia pure incompleta, nella chiesa di S. Croce a

Bosco Marengo, di Padre Ignazio Danti (fig. «

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>-

Nei due secoli successivi un esempio importante

si trova in un’opera del Juvarra, la chiesa di San

Filippo a Torino (1714), nella quale però il tran­

setto è appena accennato e la cupola sovrasta

l’altare (fig. 15).

Similmente la chiesa di S. Teresa a Torino,

attribuita al Costaguta (1642), segue la pianta

delle chiese tipo Controriforma, tuttavia la cupola

all’incrocio della navata con il transetto è qui di

modesta importanza (fig. 16). Nella provincia ap­

partengono a questo tipo la parrocchia di S. Beni­

gno (1750), grandiosa costruzione il cui progetto,

secondo taluni, è da attribuirsi ad un ignoto archi­

tetto romano, e la chiesa di S. Nicolao a Monta­

naro, iniziata da Carlo Morello nel 1644 ed am­

pliata dal Vittone nel 1758. Al Vittone appartiene

anche un progetto, per un grandioso tempio a

croce latina con importante cupola, secondo lo

schema definitivo di S. Pietro a Roma.

Similmente a quanto si rileva per gli schemi

basilicali, anche le piante centrali difficilmente

hanno mantenuto le semplici espressioni, sorte

in tempi lontani e che nel Rinascimento ritornano

in numerosi edifici religiosi fra i quali ricordiamo

a Prato, S. Maria delle Carceri (fig. 17); a Monte­

pulciano, S. Biagio (fig. 18); a Firenze, la Rotonda

degli Angioli, del Brunelleschi (fig. 19); a Mantova,

S. Sebastiano, _ dell’Alberti; a Montefiascone il

Duomo del Sammicheli, ed infine nei progetti

e nelle opere del Bramante.

In Piemonte esempio tipico è la chiesa dei Cap­

puccini a Torino, di Ascanio Vittozzi (1583)

(fig. 21). Altri esempi si notano sopratutto nelle

architetture del Lanfranchi e precisamente nelle

chiese torinesi della Visitazione (1661) (fig. 22)

e di S. Rocco (1667) (fig. 23). Queste chiese, plani­

metricamente a*-«a« semplici, seguono in massima

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