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Rivista MuseoTorino / n.8

La Sindone

/

The Shroud

Il "segno" che

attraversa la storia

di

Marco Bonatti

L'ostensione della Sindone,

un evento che implica

il coinvolgimento

della città intera

essun’altra città ha un “segno” religioso simile.

Da Guadalupe a Mariazell, da Lourdes a

Santiago l’Europa e gli altri continenti sono

costellati di luoghi del pellegrinaggio e della

devozione, ma si va a visitare reliquie dei

“corpi santi”, o a pregare sui luoghi delle

apparizioni mariane. Qui si viene per venerare

un’immagine che non è una reliquia; non c’è

memoria di quei miracoli che si registrano

altrove, e che vengono riconosciuti dalla Chiesa e/o dalla

Scienza. Certo, nessuno può dire quali miracoli accadono

nel cuore dei visitatori, che affrontano un viaggio lungo, e

magari qualche ora di coda, per rimanere solo pochi minuti

a guardare quel Lenzuolo. Quello verso la Sindone è davvero

un pellegrinaggio unico nel suo genere. Come unico è anche

il coinvolgimento della città in cui il Telo è ospitato, con brevi

intervalli, da oltre 400 anni. Perché l’ostensione pubblica non

ha scadenze precise o obbligate: viene decisa dal Papa, in

genere su richiesta del Custode, in occasione di ricorrenze o

eventi particolari. Difficilmente il pellegrinaggio alla Sindone

può diventare “abitudine”, come invece accade – ed è un rischio

– per altri luoghi. Ma proprio la cadenza sporadica e il grande

impegno organizzativo che l’ostensione richiede ne fanno un

evento che implica necessariamente il concorso della città

intera. Senza i volontari, l’ostensione non sarebbe possibile,

non solo per un problema economico, ma perché essi sono

l’immagine stessa dell’ostensione e della città: sono loro ad

accogliere i pellegrini, accompagnandoli in tutti i momenti

del loro viaggio. Se c’è una spiritualità tipica della Sindone,

sicuramente comincia da questo coinvolgimento spontaneo

della gente. Perché si tratta, per chi fa il volontario, di mettere

a disposizione tempo e intelligenza, ma anche di maturare una

motivazione di servizio che riguarda evidentemente prima

di tutto la devozione per la Sindone, senza escludere però la

partecipazione alla vita della Chiesa diocesana torinese e il

servizio alla città che l’ostensione porta con sé.

Questo “amore alla Sindone” è, come molti altri amori torinesi,

discreto, riservato e molto profondo. Si manifesta durante

le ostensioni o in momenti drammatici e – si spera – molto

rari: come accadde nella notte dell’11 aprile 1997, quando il

fuoco partito da Palazzo Reale devastò la cappella del Guarini

e raggiunse il Duomo. La Sindone si trovava in una teca di

cristallo dietro l’altar maggiore e, spaccato a mazzate il vetro,

venne portata in salvo dai Vigili del Fuoco. Intanto sulla

piazza, per tutta la notte, la gente si affollava dietro le transenne

Folla all’ostensione

,

27 agosto 1978. Archivio

Storico della Città di Torino.

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