

Rivista MuseoTorino / n.8
Uno scrigno
per la Sindone
di
Gianfranco Gritella
Un'opera spettacolare
e staticamente unica
nel suo genere
intenzione dei duchi sabaudi di realizzare,
presso il Duomo torinese, una cappella
destinata a custodire il Sudario che avvolse il
corpo di Cristo nel sepolcro risale agli anni
del regno di Emanuele Filiberto, quando il
sovrano nel 1579 fece trasferire il lino dalla
Sainte-Chapelle del castello di Chambéry
a Torino per consentire al cardinale
Carlo Borromeo, che aveva intrapreso un
pellegrinaggio a piedi da Milano, di poterla venerare nella
città capitale. Nell’ambito del cantiere del nuovo Palazzo
ducale avviato tra il 1562 e il 1574 da Emanuele Filiberto,
poi proseguito con alterne vicende durante il principato
del figlio Carlo Emanuele I non oltre il 1584, fu avviata
la costruzione di una cappella a pianta circolare con un
giro interno di otto colonne in marmi policromi che
sostenevano una balconata oltre la quale avrebbe dovuto
innalzarsi una cupola semisferica. Alcune fonti antiche
attribuiscono il progetto al Palladio e la costruzione che
ne seguì, rimasta incompiuta, fu probabilmente proseguita
dall’architetto ducale Ascanio Vitozzi. L’edificio ospitò la
Sindone sino al termine del cantiere dell’attuale cappella
guariniana e i suoi resti scomparvero alla fine dell’Ottocento
quando il complesso del vecchio Palazzo ducale fu demolito
per far luogo alla manica nuova di Palazzo Reale. Con
l’abbandono del cantiere del primo Palazzo ducale e l’avvio
dei lavori per la nuova fastosa residenza voluta da Carlo
Emanuele II, l’attuale Palazzo Reale, la cappella della
Sindone divenne uno dei fulcri compositivi del progetto. Il
nuovo piano concepito da Carlo di Castellamonte e Ascanio
Vitozzi prevedeva la realizzazione di un monumentale
tempio a pianta ellittica con profonde cappelle perimetrali,
collocato in asse con la navata del Duomo. Nel 1658
Carlo Emanuele II affida un nuovo progetto all’architetto
luganese Bernardino Quadri; il cantiere avviato sotto la
direzione del Vitozzi era fermo dal 1624. Quadri elabora un
nuovo progetto abbandonando il piano castellamontiano
e concepisce un edificio a pianta circolare con due
monumentali scale laterali che, introdotte da vestiboli
circolari, discendono verso il presbiterio del Duomo,
gettando così le basi vincolanti per il successivo, definitivo
progetto guariniano. Il cantiere prosegue sino al 1666 sotto
la direzione del Quadri e di Amedeo di Castellamonte.
Il progetto definitivo per la cappella della Sindone fu
affidato all’architetto teatino Guarino Guarini nel 1668 dopo
il successo del cantiere della chiesa di San Lorenzo. Guarini,
intriso di una cultura architettonica che coniugava l’enfasi
estrosa delle opere romane di Borromini a un’assoluta
padronanza della tecnica costruttiva, concepisce un
progetto esuberante e caleidoscopico, avviando i lavori
L'
Da Ascanio Vitozzi
a Guarino Guarini:
progetti, disastri, restauri
Uno scrigno per la Sindone
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A “treasure chest” for the Shroud
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