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entravano con lui in «una specie di religiosa e militare fraternità», un legame iniziatico

continuamente sottolineato in tutte le cerimonie pubbliche che coinvolgevano la

monarchia, dalle esposizioni della Sindone ai battesimi e ai funerali dei sovrani, i cui

rituali assegnavano ai quindici cavalieri uno spazio circoscritto, a stretto contatto con

il trono e quindi preminente rispetto a qualsiasi carica del regno, per ricordare ai sud–

diti la ferrea catena che univa tutti, anche i più potenti ministri, in una gerarchia prov–

videnziale dominata dal re, e per simboleggiare l'appartenenza del sovrano stesso alla

nobiltà del regno, di cui il collare era la maggior gloria

3 •

La funzione di rappresentare

la distanza sociale come valore in sé poté essere pienamente esercitata dall'Ordine solo

finché rispettò la norma dell'assoluta esclusività; fino al

1848,

appunto, perché con il

nuovo assetto costituzionale si aprì una stagione che avrebbe visto persino un ex-car–

bonaro come Crispi fregiarsi del titolo di «cugino» del re.

Ben diversa la situazione in cui versava a fine Settecento l'altro ordine piemontese,

quello cinquecentesco della Sacra Religione e Ordine militare dei Santi Maurizio e

Lazzaro. Rispetto all'ente più antico quest'ultimo poteva dirsi relativamente di massa: i

cavalieri mauriziani erano circa 2000; 130 le commende patronate e 56 quelle di libera

collazione istituite sull'immenso patrimonio dell'Ordine, che era andato acquisendo

dimensioni sempre più vaste grazie a due fattori. Da un lato la pratica seguita dai

Savoia di secolarizzare i beni delle abbazie e altri benefici di patronato regio, ottenen–

do dalla Santa Sede il permesso ad aggregarli al patrimonio mauriziano per poterne

disporre come Gran Maestri dell'Ordine, espediente attraverso il quale «le più cospi–

cue abbazie e i più rilevanti benefizi ecclesiastici del regno, ridotti a commenda, addi–

venirono ai Reali di Savoia, possente modo di fare appannaggi a' Principi e di gratifi–

care i Sudditi con dignità, titoli e largizioni in sollievo del Regio Erario». Dall'altro

lato la Sacra Religione poté usufruire della brama di distinzione che spingeva i borghe–

si a cederle beni immobili - solitamente per un valore di almeno 1200 lire - da erigere

in commenda: il fondatore ne avrebbe mantenuto l'usufrutto trasmissibile ai discen–

denti maschi, consegnando loro, oltre ai vantaggi fiscali , anche il titolo di commenda–

tore allo scopo di innalzare la famiglia su un gradino di dignità che poteva consentire

in tempi più o meno brevi la conquista di un rango nobiliare vero e proprio. Dopo la

scomparsa dell'ultimo beneficiario la commenda vacante era a disposizione del Gran

Maestro e veniva inserita fra quelle di libera collazione, concesse dal sovrano a suo

piacimento a personaggi della corte o a servitori dello stato, ma non ereditarie. Oltre

ai commendatori esistevano la ristretta

élite

degli insigniti della Gran Croce maurizia–

na e la schiera molto più vasta dei semplici cavalieri. Ne erano premiati aristocratici e

non, che si erano distinti nel servizio dello stato, sia in campo civile che militare, o

della chiesa; ma vi erano anche i cavalieri di «giustizia», che pur non formando una

classe a sé erano entrati nella Milizia non per merito ma sottoponendosi alle prove di

nobiltà al fine di dimostrare l'integrità di un blasone che qualche insinuante sospetto

aveva offuscato; e infine coloro le cui virtù compensavano il difetto dei natali e veniva–

no insigniti dal sovrano «pour récompense et pour établir en leurs personnes le pré–

mier dégrè d'illustration et de noblesse pour leur famille».

La molteplicità dei canali di ingresso era la ragione per cui l'Ordine «n'est pas

encore dans tout l'éclat de splendeur dont il serait susceptible». Mentrei simboli del–

l'Annunziata rivelavano inequivocabilmente le eccelse virtù e gli alti natali del loro

possessore, «les marques» mauriziane lasciavano un dubbio sulle qualità di chi ne era

fregiato . La conseguenza di questa incertezza era una pericolosa dissociazione all'in–

terno dell'Ordine: mentre i funzionari pubblici - i magistrati in primo luogo - conti–

nuavano ad ambire tali onorificenze, soprattutto le Gran Croci, perché distribuite con

gran parsimonia fra coloro le cui qualità personali permettevano di godere senza scan-

3 N ORBERT ELIAS ,

La società di corte,

Bologna, Il

Mulino, 1980.

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