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territorio in modo da prevenire una possibile minaccia francese, e fu solo nel mese di

febbraio che alcuni reparti cominciarono ad essere trasferiti verso Alessandria e verso

la linea del Ticino.

1110

marzo giunse l'ordine di chiamata per quattro classi di riservi–

sti, e la mobilitazione si prolungò per tutto il mese, tanto che i primi reparti varcarono

il confine lombardo solo il 29 marzo, sei giorni dopo la dichiarazione di guerra all'Au–

stria e la definitiva cacciata delle truppe di Radetzsky da Milano. Nel frattempo si stava

mobilitando anche la riserva: l'ordinamento piemontese prevedeva che ciascun reggi-

mento di fanteria, all'epoca organizzato su tre battaglioni, provvedesse all'inquadra-

' " .

mento di due nuove unità, i cosiddetti quarti e quinti battaglioni, ponendo in linea 36

nuovi reparti, cui si aggiungevano altri due battaglioni creati dai due reggimenti della

brigata Guardie. Gli elementi di queste nuove formazioni erano in parte di origine pie–

montese e in parte lombarda. Si trattava di unità destinate essenzialmente a compiti di

presidio: il loro impiego effettivo in combattimento era poco consigliato, sia per lo

scarso addestramento, sia perché, fin dalla loro costituzione, si erano presentati pro-

blemi pressoché insormontabili per quanto riguardava il reperimento dei quadri. Il

sistema carloalbertino evidenziava in questo momento cruciale tutte le sue pecche

9 •

Non pare che la mobilitazione ponesse particolari problemi al sistema degli acquar–

tieramenti militari, e ciò si spiega con il fatto che i reparti già attivi avevano lasciato le

proprie residenze abituali. L'Amministrazione militare ottenne già prima dell'inizio

della guerra l'uso di parte dei locali del Collegio del Carmine, dove vennero ospitate le

famiglie degli elementi del Treno di Provianda, e accelerò i lavori di sistemazione dei

quartieri che necessitavano di urgenti restauri, come quello di Sant'Isidoro

1o •

Ma con il protrarsi delle operazioni la situazione divenne via via sempre più pesante.

La nostra indagine si è limitata alla realtà torinese, ma considerazioni analoghe valgono

anche per le altre piazze del Regno. La prima emergenza da affrontare fu quella dei pri–

gionieri di guerra austriaci: già verso la fine di maggio più di 3000 di essi, scortati da

distaccamenti della Guardia nazionale, venivano trasferiti nelle varie piazze del Regno

sardo: parecchi di essi presero la via dei forti alpini - Fenestrelle, Exilles, Bard - ma

ben 1250 vennero alloggiati nella Cittadella di Torino, dove vennero predisposti appo–

siti alloggi e scorte di effetti di casermaggio. In un momento successivo si pensò anche

di avviare alcuni prigionieri, soprattutto quelli che esercitavano nei propri corpi la pro–

fessione di sarti e calzolai, al lavoro retribuito sotto la guida di alcuni capi operai pie–

montesi, ma il progetto non ebbe realizzazione per effetto del sopraggiunto armistizio

ll .

Dopo l'infausta giornata di Custoza l'esercito sardo si era ritirato rapidamente

all'interno dei propri confini. Il 12 agosto il capo di stato maggiore Salasco rendeva

note le disposizioni sul nuovo dispiegamento dell' armata. A Torino era destinata tutta

la 3

a

divisione, e cioè le brigate Casale e Acqui, con

il

rispettivo contingente di bersa–

glieri, il reggimento Novara cavalleria, alcune batterie di artiglieria, gli equipaggi da

ponti. Com'è noto la durata dell' armistizio era di sole sei settimane, dopo le quàli il

conflitto avrebbe potuto riprendere. Fu in questa situazione di emergenza che Giu–

seppe Dabormida, nominato ministro della Guerra il 21 agosto 1848, dovette impe–

gnarsi in una sollecita riorganizzazione delle forze armate: ricompattare i reparti,

mandando a casa gli individui più anziani e aumentando i nuovi contingenti di leva,

migliorare l'istruzione della truppa e soprattutto dei quadri, ricostituire le scorte,

ordinare su nuove basi

il

servizio sanitario e quello delle sussistenze, che nel corso

9

PIERO PIERI,

Storia militare del Risorgimento. Guer–

re e insurrezioni,

Torino, Einaudi, 1962, pp. 203 e 264-

272.

10

AST, Ministero della Guerra, Azienda generale di

Guerra, Ordini generali personale dell'Intendenza Gene–

rale di Guerra (d'ora in poi AGG). Caserme e

fitti

di case,

voI. 29 (1848) . Doc. n. 86:

Regia segreteria di guerra e

Marina a Intendente generale di Guerra (10 marzo 1848).

Occupazione del Convento del Carmine per uso militare.

166

Doc. n. 112:

Id.

(21

marzo

1848).

Ristauri al Quartiere

S.

Isidoro.

Doc. n. 171:

Id.

(28

aprile

1848).

Alloggio per le

famiglie degli ammogliati del Corpo del Treno.

11

Ibid. ,

Doc. n. 194:

Regia segreteria di guerra e Mari–

na a Intendente generale di Guerra

(16

maggio

1848).

Pri–

gionieri austriaci provenienti dalla Lombardia.

Doc. n. 206:

Id.

(2 7

maggio

1848).

Prigionieri di guerra. Sussistenza

loro.

VoI. 30 (1848), n. 285:

Id.

(26

luglio

1848).

Prigionie–

ri austriaci da utilizzarsi come sarti e calzolai.