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La giornata iniziava con la sveglia, suonata a ore diverse nel corso dell' anno: nei

mesi invernali (da novembre a febbraio) essa era fissata per le 6.45, a marzo e aprile e a

settembre e ottobre alle cinque e mezzo e infine, nei mesi estivi (da maggio ad agosto)

alle quattro e mezzo. Un quarto d'ora più tardi la truppa veniva riunita nelle camerate

per recitare la preghiera dopodiché, fino alle 7.45 del mattino (e questo avveniva per

tutto l'anno), i soldati dovevano riassestare il letto, ripiegarlo, provvedere all'accurata

pulizia della persona e a quella dell'equipaggiamento -le armi, le buffetterie, il vestia–

rio -, poi si preparava lo zaino e si riordinavano gli altri effetti. Terminate queste ope–

razioni veniva fatto un primo rapporto agli ufficiali addetti all'ispezione, per raggua–

gliarli sulla situazione delle varie compagnie, e alle 8.30 la truppa consumava il proprio

rancio. NelIo stesso momento gli ufficiali addetti al servizio di ispezione facevano il

primo rapporto al colonnello comandante del reggimento (piccolo rapporto).

Dopo il rancio la truppa veniva nuovamente riunita, stavolta in un luogo aperto (o

nelle camerate, in caso di cattivo tempo) per una nuova ispezione di pulizia e per la

comunicazione degli ordini, e gli uomini iniziavano a sbrigare i vari servizi cui erano

assegnati nella giornata. Il secondo rancio veniva consumato fra le quattro e le quattro

e mezzo del pomeriggio, dopodiché veniva effettuata la chiamata serale, con la comu–

nicazione dei servizi assegnati a ciascuno per il giorno successivo. Dopo la preghiera,

si dava il «rompete le righe» e gli uomini rimanevano in libertà fino al silenzio, che in

inverno veniva battuto alle nove di sera, e in estate alle nove e mezzo. Un quarto d'ora

dopo l'ufficiale di picchetto visitava le camerate e, spenti i lumi, la quiete regnava fino

al mattino successivo, tranne il verificarsi di controchiamate, durante le quali l'ufficiale

visitava nuovamente i soldati coricati per riconoscerli, ma se possibile senza svegliarli

6 •

La giornata del soldato sardo si svolgeva dunque in modo abbastanza tranquillo,

con tempi che, soprattutto d'estate, erano particolarmente dilatati, e in cui solo le ore

centrali della giornata erano destinate al servizio attivo. Naturalmente, nel valutare

l'organizzazione del servizio, non si debbono dimenticare le caratteristiche dell'eserci–

to sabaudo: le riforme carloalbertine, nonostante pretendessero di richiamarsi al

modello dell'armata prussiana - «modello prussiano perfezionato»: cosÌ si esprimeva il

sovrano - avevano rafforzato il peso degli elementi «di ordinanza», cioè dei soldati

professionisti. La vita militare nella Torino del 1848 era insomma assai più vicina a

quella dei civili di quanto potremmo aspettarci oggi, con le nostre caserme popolate

dai ragazzi di leva.

CosÌ i soldati piemontesi dovevano certamente montare di guardia, effettuare scorte,

recarsi agli esercizi di piazza oppure, più raramente, impegnarsi in marce di addestra–

mento (che allora si chiamavano passeggiate militari) o in esercizi di tiro, ma, più fre–

quentemente, svolgere servizi certamente meno marziali. All'interno di ogni compagnia

veniva comandato giornalmente un certo numero di uomini, i cosiddetti «quartilieri»,

incaricati di mantenere pulite e in ordine le camerate, spazzando e lavando i pavimenti,

spolverando i mobili, cambiando l'acqua nei vari recipienti disposti nelle camerate.

Particolarmente delicato - come mostrano i numerosi riferimenti che compaiono.a più

riprese nel regolamento - era poi il servizio degli approvvigionamenti: gli ufficiali, si

prescriveva, dovevano recarsi ai magazzini per esaminare la qualità del pane ogni volta

che si effettuava una distribuzione; inoltre gli ufficiali incaricati del servizio d'ispezione

dovevano assicurarsi dell'esattezza dei pesi e delle misure adoperate dai vivandieri e da

altri venditori ammessi all'interno dei quartieri, controllando anche la buona qualità

dei prodotti da essi venduti. Diversi articoli erano poi dedicati al servizio giornaliero di

cucina, in cui erano impegnati alcuni soldati e graduati di ciascuna compagnia: esso

comprendeva sia l'acquisto dei viveri al di fuori della caserma, sia la preparazione del

rancio e la distribuzione delle razioni e, infine, la rigovernatura delle stoviglie.

1840),

pp.

1231-1530, in «Raccolta di

R.

Determinazioni...

nato nello stesso giorno per le armi

di

cavalleria e artiglieria.

cit.», 1840, Parte III. Un analogo regolamento venne ema-

6

Ibid.,

pp.

1341-1350.

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