

Il Cimitero monumentale.
Incisione in legno, anonima, in GUGLIELMO STEFANI e DOMENICO MONDO,
Torino e suoi dintorni,
Torino, Schiepatti, 1852, p. 255 (ASCT,
Collezione Simeom,
G 14).
in una pubblica sottoscrizione, avevano voluto dedicare alla memoria di quel «principe
della latina eloquenza».
Lungo i portici dell' ampliazione
ci
si poteva sedere «a prendere il fresco», oppure
commuoversi nel leggere le iscrizioni, «ché, se ve ne hanno di fredde, scipite ed anche
assurde, se ne [trovano] pure delle belle e vere e soavi e tenere» 17. Era difficile, arrivati
all' arcata numero 66, non lasciarsi impressionare dal monumento con cui il Ricovero
di Mendicità aveva voluto rendere grazie a un suo benefattore scomparso nel 1843, il
calzolaio Giovanni Battista Marchino. Il monumento, opera dello scultore Stefano
Butti, rappresentava infatti
1'Angelo della morte che chiama a sé
il
Marchino agonizzante:
il
Butti nel riprodurre le sembianze
del defunto diede prova di somma abilità artistica e profondi studi d'anatomia, tanto sono vere le
contrazioni muscolari del volto scarnissimo, l'accasciarsi della persona,
il
convulso stringersi ed
aggrovigliarsi delle mani che tengono
il
crocifisso.
L.,]
Un vero prodigio di realismo
l8 .
E, se era ancor più difficile non ammirare la «schietta eleganza» del sepolcro di
Giuseppe Barbaroux, era quasi impossibile trattenere le lacrime di fronte al tempietto
gotico che ricordava le tristi vicende delle due «bionde, e bianche, e virtuose» sorelle
Stakelberg, «rapite anzitempo, l'una dagli amplessi dello sposo (marchese della Rove–
re), l'altra all'amore del fidanzato», o al mausoleo del marchese Felice di San Tomma–
so, raffigurante «l'angelo della morte che al giovane, tutto intento ai suoi studi, pone
una mano sulla spalla in atto di dir: vieni; e di mostrargli un 'altra non marcescibil
corona».
Nel piccolo cimitero dei protestanti, aperto nel 1845 a occidente dell'ampliazione,
era sepolta Emilie Hogquist, nativa di Stoccolma, che «un crudele destino balzò lungi
dalla patria, e che le pene del cuore e le fatiche del viaggio tolsero alla soave luce del
giorno, in uno dei principali alberghi di Torino»; sulla sua semplice tomba crescevano
un salice piangente e una pianta di rose che, assicurava il custode, era sempre in fiore.
Altre tombe e altre iscrizioni funebri ricordavano personaggi meno famosi ; anch'esse
17
G .
F.
BARUFFI,
op. cit.,
p.
65;
L.
CIBRARlO,
op. cit.,
18
L.
ARCOZZ I· M AS INO,
L e necropoli torin esi.
p.
75; ASCT,
Ragionerie,
1840,
voI.
50,
p.
153.
Guida storica
cit. , p .
68.
221